Quintavalle: “I soldi me li porto a San Marino”. (Aggiornamento operazione "Gibbanza")

Blitz Sentenze tributarie pilotate

di Ivan Cimmarusti – Barisera

Portare 200mila euro a San Marino e poi ‘rimpatriarli’ beneficiando dello ‘scudo fiscale (Dl 78/2009). Questa la manovra pensata dal commercialista-giudice tributario Oronzo Quintavalle, per riciclare il denaro ricevuto da commercialisti e contribuenti, finalizzato a pilotare le sentenze della Commissione tributaria regionale a sfavore dell’Amministrazione finanziaria.

Di questo ne parla col fratello Sesto Quintavalle, funzionario di banca in pensione e tra i 17 arrestati su mandato del gip Sergio Di Paola, per riciclaggio.
 
Io mo vado a San Marino…così come sto – dice Oronzo a Sesto – …giro la macchina…rientro…mi fermo…dico… ‘vedete sto entrando in Italia…ho questi’”.
Un progetto smontato subito da Sesto. Lui, ha un’idea più snella e lineare: ‘traghettare’ il denaro da un istituto di credito all’altro. Circa 200mila euro da trasferire dalla filiale del Banco di Napoli-Intesa San Paolo di viale Unità d’Italia, per metterli nelle mani di tale “Enzo” nella filiale della Banca Nazionale del Lavoro di via Dante Alighieri. Questo, secondo gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria, coordinati dal pm Isabella Ginefra, per far perdere le tracce del denaro e dunque riciclarlo.
 
L’imputazione di riciclaggio di denaro
Il reato di riciclaggio è imputato esclusivamente a Sesto Quintavalle. Secondo il gip Di Paola, avrebbe “ostacolato l’identificazione (…) dei proventi illeciti dell’attività del fratello”, trasferendo “la somma in contante di 200mila euro contenuta nella cassetta di sicurezza nella filiale del Banco di Napoli, intestata a Oronzo, nell’istituto di credito Banca Nazione del Lavoro, compiendo operazioni a suo nome”.
 
L’accertamento della Gdf
Le Fiamme gialle puntano alla giugulare e non mollano neanche per un istante gli indagati. Così, intercettando e pedinando, scoprono che i fratelli si incontro la mattina del 7 dicembre 2009. I due si danno appuntamento per “consegnare quelle scarpe” che, secondo la Gdf, altro non sono che “il denaro contante che (…) veniva trasferito da un istituto di credito all’altro”.
Alle 9.42 i fratelli Quintavalle giungono alla filiale del Banco di Napoli, dove prelevano un malloppo da 200mila euro e, successivamente, si dirigono alla filiale della Bnl. “Ah!…sono tutti da 500”, esclama Sesto, riferendosi, secondo anche il gip, al taglio delle banconote contenute nella busta. Ma a Oronzo, che segue i consigli del fratello, sembra non piacere il sistema del riciclaggio attraverso le banche. Dunque, vorrebbe trovare un altro mezzo per ‘lavare’ il denaro.
Oronzo: “(…) Io mo vado a San Marino…così come sto…rientro…mi fermo…dico ‘vedete sto entrando in Italia…ho questi’ (il Quintavalle si riferisce ad una delle modalità per scudare)”.
Sesto: “Non lo so…bisognerebbe parlare con chi conosce bene quella legge (Dl 78/2009, ndr)…la Guardia di finanza…non lo so…ma tu hai sentito…si dice che poi quelli che hanno portato i soldi adesso saranno perquisiti, indagati…si dice tu comunque…sì va bé, ha scudato i soldi…ma come te li sei fatti? (…) Tu sani da un punto di vista fiscale perché paghi, però da un punto di vista penale…(Sesto sconsiglia di ‘scudare’ perché non vi è la certezza di sanare anche fattispecie penalmente rilevanti diverse da quelle previste dalla normativa)”.
 
Alle 9.56 i fratelli Quintavalle giungono alla Bnl e depositano i soldi.
Sesto: “Mi hai fatto dire ad Enzo 200mila…”.
E Oronzo, che sembra temere di essere intercettato: “Mooooh…che cosa….che parli in continuazione…me hai fatto il fatto…basta…”.
 
Il gip
“Di particolare gravità – secondo il gip – (…) il quadro indiziario relativo alla condotta di riciclaggio messa in atto da Sesto Quintavalle (…) Nei dialoghi captati, sono evidente i riferimenti a operazioni di trasferimento di denaro contante; le considerazione che Oronzo Quintavalle formula (…) simulando il rientro di capitali dall’estero, confermano tale indicazione”. Per il gip, infine, è “accertata la piena consapevolezza di Sesto in ordine all’illecita provenienza delle somme accumulate dal fratello”.

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