“Quella data sporca di sangue” intervista a Matteo d’Ingeo – di Sergio Magarelli (terza parte)

Coincidenze. Strane, inquietanti, ma consideriamole per ora coincidenze. E così quel 7 luglio, dopo 27 anni, è tornato a sporcarsi di sangue. A quello del “martirio” di Gianni Carnicella si è aggiunto il sangue di un altro uomo, vittima di altri spari con arma da fuoco. Situazioni opposte, dinamiche diverse, ma con la città ancora una volta a fare i conti con il suo stesso “malessere”. La sera prima dell’omicidio, in una conferenza puntualmente organizzata, Matteo d’Ingeo ha voluto ricordare alla città che quel fucile a canne mozze è ancora fumante. Aveva ragione, ha avuto ragione nel brevissimo giro di una manciata di ore. E allora sarà stata pure una coincidenza, ma quello che è successo è frutto di una analisi attenta, documentata e perfino studiata di quei “impercettibili detriti di illegalità diffusa” e che d’Ingeo, con costanza e coerenza, ormai da decenni cerca di spiegare alla città, alle istituzioni, ai cittadini. Abbiamo pensato di intervistarlo partendo proprio da questo triste avvenimento, ma con la consapevolezza che questa nostra conversazione possa rendere ancora più chiara a tutti quella che è oggi la nostra Molfetta  (di S.Magarelli – l’altraMolfetta – Agosto 2019).

Prima parte QUI

Seconda Parte QUI

Terza e ultima parte

Non in questa intervista, perciò parliamone. A proposito del “Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali”, sta funzionando? Qual è il suo scopo e quali sono i risultati fin qui raggiunti?

Una grande delusione. Il “Comitato Comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali” rientra tra gli “organi collegiali ritenuti indispensabili, dal Consiglio Comunale, per la realizzazione dei fini istituzionali dell’Amministrazione”. Le finalità del Comitato sono ben delineate nell’art. 2 del suo Regolamento che così recita: «Il Comitato assiste il Consiglio Comunale e la Giunta Municipale nell’analisi e nel monitoraggio di fenomeni delinquenziali, in particolare microdelinquenza, criminalità organizzata, narcotraffico e usura»; pertanto quest’organismo è una cosa seria e non può essere lasciato in balia dell’improvvisazione e dell’inerzia. Sì, proprio l’inerzia è la caratteristica di questo organismo, non solo non lo si vuole far muovere ma non reagisce neanche davanti a fatti gravi che il sottoscritto ha denunciato, come ho detto in precedenza.

Eppure sei vice presidente dello stesso Comitato…

Mi hanno eletto all’unanimità vice presidente del Comitato, forse sperando che abbassassi i toni e il numero delle denunce, ma non è servito a nulla, anzi forse ha avuto l’effetto contrario. Nell’ultima riunione dell’11 giugno ho presentato un pacchetto di proposte operative per poter cominciare a fare prevenzione sul territorio, partendo da una nostra (Movimento Liberatorio c.d.) interpretazione del fenomeno dell’abusivismo per contrastare l’idea (che anche i nostri amministratori hanno) che nel termine “abusivismo” siano da raggruppare solo le “vendite di prodotti senza autorizzazione”, ma questo è solo un costrutto parziale che ha l’obiettivo di spostare la giusta attenzione dal problema.

Spiegaci meglio il concetto e il significato di abusivismo.

L’abusivismo è un fenomeno multidimensionale che non si ferma alle occupazioni messe in atto in difformità dei regolamenti comunali, fino a includere le cosiddette “invasioni” ai sensi dell’art.633 c.p., ma raggruppa anche tutte le occupazioni vietate dall’art. 20 del Codice della strada. In esso si prescrive che nelle strade, sui marciapiedi e in generale in qualunque luogo destinato ad uso e passaggio pubblico, è vietato occupare il suolo (con banchi, tavoli, sedie, pedane, espositori, attrezzature di servizio o qualsiasi struttura finalizzata alla esposizione della merce posta in vendita) se non previa autorizzazione del Comune, e sempre assicurando che sia lasciato lo spazio per il passaggio dei pedoni non inferiore a due metri. Se una Comunità tollera i piccoli abusi finirà successivamente per accettare comportamenti ben più gravi e allarmanti.

Quindi, secondo te, tolleranza zero?

Non si tratta di adottare la “tolleranza zero” che suona come una sorta di soluzione autoritaria e repressiva, ma il concetto principale è che si deve prevenire qualsiasi forma di abuso e di illegalità diffusa. Oltre questa impostazione teorica abbiamo presentato delle proposte pratiche anche se la situazione attuale è di stallo, nonostante i miei solleciti presso il Presidente Nicola Piergiovanni per avere riunioni almeno mensili e un organismo più dinamico e autonomo.

Quali sono queste proposte pratiche?

Le nostre proposte per il “Comitato” sono dieci e la decima proposta contiene un decalogo che noi abbiamo chiamato “10 consigli scomodi” che chiediamo all’amministrazione comunale di adottare, naturalmente con le necessarie modifiche se richieste, per promuoverle con vere e proprie campagne di educazione civica e promozione di cittadinanza attiva nelle scuole e in città. Queste le proposte presentate già nel marzo 2016 quando fu insediato il nuovo Comitato (di queste solo la proposta n. 3, primo comma, è diventata operativa):

1)– Prolungamento orario di servizio della Polizia Municipale fino alle ore 24; pattugliamento ore notturne di Carabinieri e Guardia di Finanza, in coordinamento con le società di vigilanza privata.

2)– Visto l’organico ridotto della Polizia Municipale e il crescente bisogno di sicurezza nella città, si propone di creare dei turni di prevenzione e controllo di quartiere, alternando e privilegiando ogni due giorni un diverso quadrante di città.

3)– Potenziamento della video-sorveglianza comunale con co-affidamento del controllo del sistema alle Forze dell’Ordine presenti in città oltre che alla Polizia Municipale; coordinamento della video-sorveglianza privata con incentivi a chi la installa.

4)– Creazione della “cassettina della legalità”, presso il palazzo di città, dove si possono imbucare messaggi o segnalazioni anonime riguardanti situazioni di pericolo e di illegalità diffusa, creazione di un indirizzo mail e/o applicazione per le segnalazioni.

5)– Creazione banche dati e statistiche: incendi, rapine, furti in appartamento, furti d’auto, omicidi, tentati omicidi, spaccio di stupefacenti, reati contro il patrimonio, reati ambientali, abusivismo edilizio, abusivismo amministrativo, vandalismo, ecc.

6)– Creazione e pubblicazione elenco di tutti i permessi e autorizzazioni per occupazione di suolo pubblico per un controllo civico delle stesse.

7)– Promozione del rispetto di tutte le norme e regole di civile convivenza, con campagne promozionali nelle scuole; promozione di progetti di prevenzione della devianza minorile, anti-dispersione scolastica, cittadinanza attiva e prevenzione bullismo in collaborazione con le scuole.

8)– Promozione di progetti di inclusione sociale per ex detenuti e non mero assistenzialismo.

9)– Coordinamento dei presidi sanitari esistenti sul territorio per prevenire l’uso di sostanze stupefacenti e dipendenze in genere.

10)– Creazione di un decalogo della legalità (10 consigli scomodi).

  1. Adottare nei luoghi di lavoro, e della quotidianità sociale, comportamenti ispirati a principi etici di legalità.
  2. Imparare a conoscere e rivendicare, nei rapporti con la pubblica amministrazione, i propri diritti e non mendicarli come favori.
  3. Evitare di frequentare quei politici che hanno amicizie coinvolte nel malaffare.
  4. Non votare quei politici che son o stati coinvolti in procedimenti giudiziari per voto di scambio, corruzione, evasione fiscale e/o altri gravi reati.
  5. Non comprare merce di dubbia provenienza, chiedere sempre fatture e ricevute fiscali, rifiutando l’arroganza dell’evasione.
  6. Se hai difficoltà economiche salva la tua dignità, chiedi aiuto a chi ti vuole bene per non cadere nella trappola degli usurai.
  7. Non comprare frutta e verdura da commercianti abusivi o che gestiscano strutture comunali senza aver partecipato a bandi pubblici per la loro concessione.
  8. Spiegare a chi fa uso di droghe che lui si rovina e la criminalità si arricchisce sulla sua pelle.
  9. Collaborare con gli inquirenti se assistiamo a fatti criminosi.
  10. Non chiedere mai agli altri cosa fanno per migliorare la tua città, ma chiedilo prima a te stesso.

Credi che possa bastare tutto questo per ripristinare in città decoro e legalità?

Oltre tutto questo, o forse prima ancora di tutto, da oltre dieci anni chiediamo alle amministrazioni di turno di farsi promotori, presso la Procura di Trani, o altre Autorità, dell’apertura di un fascicolo unico sugli incendi di auto nella nostra città (dall’ottobre 2007 ad oggi, 324 auto bruciate). Il movimento Liberatorio non ha mai accettato, e continueremo a non accettare, l’idea che gli incendi in città siano episodi incidentali e casuali oppure dovuti, solo e semplicemente, a corto circuiti, autocombustione o motivi “passionali”. Sarebbe auspicabile se, dopo oltre dieci anni di fuoco, fossero avviate indagini coordinate, pur contro ignoti, per accertare se si tratti di incendi dolosi provocati da piromani seriali, piromani d’occasione o di emulazione, atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se a Molfetta, e nelle città limitrofe, siamo di fronte ad operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse. Non dobbiamo dimenticare che, oltre alle automobili ci sono stati anche incendi di esercizi commerciali e atti dinamitardi, e il sottoscritto ne sa qualcosa.

Anche il Comune però deve assumersi in pieno le proprie responsabilità…

Naturalmente l’Amministrazione Comunale deve assumersi la responsabilità della gestione della città e il Sindaco deve intervenire per prevenire e contrastare:

▪ le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi.

▪ le situazioni in cui si verificano comportamenti quali il danneggiamento del patrimonio pubblico e privato o che ne impediscono la fruibilità e determinano lo scadimento della qualità urbana;

▪ le situazioni che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità o che alterano il decoro urbano, in particolare quelle di abusivismo commerciale e di illecita occupazione di suolo pubblico.

Non è certamente poco.

​Questo lo afferma la legge e precisamente il Decreto del Ministero dell’Interno del 5 agosto 2008, che offre ai sindaci la facoltà di mettere in atto qualsiasi attività amministrativa con la finalità di migliorare le condizioni di vivibilità nei centri urbani, la coesione sociale e il rispetto delle norme che regolano la civile convivenza.

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