Diciotto anni fa la morte del sindaco Gianni Carnicella. La cerimonia del comune
di Lorenzo Pisani (www.molfettalive.it/…)
Diciotto anni, una vita. Spesa a elaborare il lutto, metabolizzando il dolore e chiedendosi il perché.
E riuscendoci solo in parte. Molti sono ancora oggi i dubbi; le domande si inseguono, e più passa il tempo e più i ricordi si annebbiano.
Alle 14.30 un colpo di fucile rimbombò nel tranquillo pomeriggio molfettese. Cadde a terra il primo cittadino.
C’è chi quel colpo lo avvertì e non se lo scorda più. Ogni anno va in pellegrinaggio su quelle scale, alla casa del comune. Una scritta reca la data del 7 luglio 1992 sul gradino, una fioriera e la fascia tricolore completano il ricordo scolpito nel bronzo.
Alle 13.30 di oggi il rito si è ripetuto, insieme laico e religioso. C’era il parroco dell’epoca della chiesa di San Bernardino, che condivide con la sede del comune il sagrato. C’erano i rappresentanti delle forze dell’ordine e armate, i dirigenti e gli impiegati comunali, la giunta, i famigliari.
E c’era l’assessore Uva, a fare le veci del sindaco Azzollini, impegnato a Roma nella stesura della legge finanziaria, «anche lui un servitore dello stato», come dichiarato dal vice sindaco.
«L’assassinio Carnicella punto di svolta», segnale inequivocabile di un degrado che l’opera del primo cittadino stava cominciando a intaccare.
Un segno, ammonì don Tonino nell’omelia durante i funerali in cattedrale. La citazione è doppia, del comune e del presidio di Libera, che ha depositato alla base dei gradini un manifesto commemorativo con le parole del pastore di Alessano. Un anno dopo Molfetta avrebbe pianto anche lui.