Processo “palazzine Fontana”, udienza aggiornata al 29 settembre

Intanto salgono a sette le costituzioni di parte civile

 

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di La Readazione (www.molfettalive.it/…)

È stata aggiornata a martedì 29 settembre l’udienza del processo sulle palazzine di via Aldo Fontana, gli edifici sorti nell’estrema periferia della città costruiti con tecnologia sperimentale antisismica e abbattuti pochi anni dopo la loro realizzazione.

Nella mattina di ieri, nella sezione staccata di Molfetta del Tribunale di Trani, ha avuto luogo l’udienza dibattimentale per permettere alle parti, a seguito dell’acquisizione della consulenza del prof. Albi-Marini, di rinunciare a parte dei numerosi testimoni.

Nella seduta sono state rese note le costituzioni di parte civile, salite a sette. Saranno rappresentate dall’avv. Marcello Magarelli.

Dei due imputati, Giuseppe Calò (difeso dall’avv. Bepi Maralfa), inizialmente indicato come rappresentante legale dell’azienda costruttrice Ital.Co srl, è risultato invece essere il titolare della propria impresa individuale, alla quale furono affidati alcuni dei lavori in subappalto. Rappresentante legale dell’impresa edile, nel frattempo fallita, era suo fratello Corrado Calò.
Il giudice monocratico dott. Lorenzo Gadaleta ha pertanto invitato le parti a presentare formalmente al Pubblico Ministero dott. Antonio Savasta chiarimenti sulla qualifica dell’imputato.

Secondo il Pm, Giuseppe Calò e Leonardo De Gennaro (direttore dei lavori e incaricato del rilascio di collaudo finale), in concorso tra loro, avrebbero causato «dissesti statici di notevole entità causati dalla profonda ossidazione dei ferri strutturali delle solette dei balconi e dei solai intermedi e di copertura con corrosione delle strutture metalliche e conseguente disgregazione delle parti».

La causa dei danni che spinsero i tecnici a disporre l’abbattimento sarebbe da ricercare, secondo la Procura nell’impiego «di materiale inidoneo a creare calcestruzzo di buona qualità, oltre alla riduzione dolosa di spessori copri ferro al di sotto dei valori prescritti dalla legge senza procedere neppure al collaudo dei materiali».

A palazzine quasi ricostruite, l’aspetto giudiziario della vicenda che si trascina da dieci anni prende quindi il via.

 

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