Nell’udienza di ieri gli imputati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ha deposto solo l’ex dirigente De Michele
di La Redazione (www.molfettalive.it/…)
Tutti gli imputati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ad eccezione dell’ex dirigente comunale del settore Attività Produttive e Commercio Vincenzo De Michele.
Nell’udienza di ieri del processo “Amato + 5” ha prevalso la linea del silenzio, dietro la quale si sono trincerati Pino Amato, Pasquale Mezzina, Girolamo Scardigno, Gaetano Brattoli, Vito Pazienza e Giovanna Anna Guido. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di concussione, voto di scambio, abuso d’ufficio e falso ideologico.
Nel processo si sono costituiti parti civili Matteo d’Ingeo e il Comune di Molfetta, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Bartolo Morgese e Maurizio Masellis.
Secondo la Procura della Repubblica di Trani rappresentata dal Pubblico Ministero Giuseppe Maralfa, il principale imputato Pino Amato, all’epoca dei fatti Assessore alla Polizia Municipale, avrebbe abusato della sua funzione di pubblico ufficiale attivandosi per mettere in piedi, insieme agli altri imputati, una rete di contatti atta a creare un serbatoio di voti per sé e per altri.
Tale serbatoio di voti sarebbe stato utilizzato per sé durante le Elezioni Amministrative del 2006 (che l’hanno visto trionfare con il record di 999 suffragi) e nelle Elezioni Regionali 2005 in favore del candidato di Forza Italia Massimo Cassano (eletto con 10.835 voti, 1.707 dei quali ottenuti a Molfetta).
Proprio Cassano avrebbe dovuto testimoniare ieri in aula, ma è risultato assente per motivi di salute.
Ha prestato consenso all’audizione solo De Michele. In mancanza di una deposizione, il collegio giudicante composto da Cesaria Carone (presidente) e dai giudici Lorenzo Gadaleta e Francesco Messina (a latere) ha acquisito ai fini della decisione finale le dichiarazioni rese negli interrogatori con le forme e le garanzie previste dalla legge. Tra queste una dichiarazione a firma dello stesso Amato risalente all’epoca delle indagini preliminari.
L’ex dirigente comunale del settore Attività Produttive e Commercio De Michele ha quindi reso una deposizione fiume, prima sotto forma di dichiarazione spontanea e poi prestando consenso al proprio esame. È stato descritto l’iter per il rilascio delle autorizzazioni temporanee o definitive per l’occupazione di suolo pubblico.
Nell’esame è emerso che più volte il documento autorizzativo veniva rilasciato a sua firma anche in assenza del previsto parere di viabilità (ex art. 20 del Codice della Strada sull’occupazione della sede stradale da parte di chioschi, edicole o altre installazioni) richiesto dalla Polizia Municipale.
De Michele in aula, ricordando il prodigarsi di Amato a favore della gente l’ha definito un «animale politico», mentre ha bollato come «coniglio» un dipendente comunale per via delle annotazioni delle disposizioni sue e di Amato sui fascicoli dei richiedenti.
L’udienza è stata aggiornata al 3 dicembre. Saranno ascoltati i primi dieci testimoni della difesa.
Gentile redazione
Ti scrive ex Dirigente del Comune di Molfetta De Michele.
Ti leggo perché, pur in pensione,sono rimasto legato alla Città che ho servito per ben 27 anni.
Soltanto allo scopo di rendere la verità ai fatti, a proposito dell’articolo “Processo Amato +5, ti chiedo di aggiungere:
“il parere della P.M. non era chiesto quando: trattavasi di rinnovo, c’èra già un parere positivo per l’anno precedente per lo stesso spazio e non vi era stato nessun cambiamento dei luoghi.
Inoltre non è stato detto "coniglio", e ma"coniglietto".
Tanto per amor di verità, per la quale a riprova è possibile assumere notizia di qualsiasi altro presente all’udienza.
Grazie.
Vincenzo De Michele