
Nonostante la sua vita sia ormai in un’altra regioni, ha voluto partecipare di persona alla prima udienza preliminare nei confronti del padre di un’alunna che, nell’istituto Majorana di Bari, lo ha colpito davanti ai suoi alunni un anno e mezzo fa. La scuola non si è costituita parte civile – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
“Ho deciso di lasciare la Puglia e tornare a vivere a Bergamo, ora sono sereno perché insegno in una scuola degna di essere chiamata tale”: è amaro il racconto del professore Enzo Amorese, a un anno e mezzo dall’aggressione subita nell’istituto Majorana del quartiere San Paolo di Bari. Nonostante la sua vita sia ormai in un’altra regione, ha voluto partecipare di persona alla prima udienza preliminare nei confronti dell’uomo che lo ha preso a schiaffi davanti ai suoi alunni, per punirlo per aver messo una nota alla figlia quattordicenne, nipote del boss di Enziteto. Accompagnato dall’avvocato Renato Bucci si è presentato in Tribunale e si è costituito parte civile, mentre non lo ha fatto la scuola nonostante al 26enne (e all’amico 31enne che lo ha accompagnato) venga contestato, oltre al reato di lesioni aggravate, anche quello di interruzione di pubblico servizio.
Professore che ricordo ha di quei giorni?
“E’ stata una vicenda gestita in maniera pessima dalla dirigente scolastica, una montatura ordita a mio danno per suffragare la tesi improbabile sostenuta dall’alunna a cui avevo messo la nota”.
Si riferisce al fatto che la madre della ragazza ha presentato una denuncia nei suoi confronti, ipotizzando atteggiamenti poco consoni nei confronti delle studentesse? Ricordiamo che l’inchiesta a suo carico è stata poi archiviata.
“La cosa più grave è stato l’atteggiamento della preside, che mi ha diffamato pubblicamente con le dichiarazioni fatte sui media a livello nazionale in cui faceva intendere che io non mi comportassi bene con gli studenti”.
Ma con la preside Paola Petruzzelli ha mai avuto un chiarimento?
“Non ci siamo mai più visti né parlati. Dopo l’aggressione io ho avuto alcuni giorni di malattia, poi ho chiesto un congedo e ho lasciato quella scuola. Ho provato ad insegnare in un istituto del mio paese per poter restare in Puglia, dove vive tutta la mia famiglia e dove ho le mie radici ma c’era possibilità solo come insegnante di sostegno e, alla fine, ho chiesto di tornare al Nord portando con me mia moglie e mio figlio. Adesso sono sereno nonostante in Puglia abbia lasciato parenti e amici. La solitudine è il prezzo da pagare per avere una vita professionale dignitosa, a quanto pare”.
E ora dove insegna?
“In un istituto che, per una incredibile coincidenza, si chiama anch’esso Ettore Majorana. Ma di uguale a quello di Bari c’è solo il nome. Quella in cui insegnavo non è una scuola degna di essere definita tale”.
Gli studenti invece come si sono mostrati nei suoi confronti?
“Nessuno ha manifestato solidarietà ma devo dire che quando sono stati ascoltati dalla polizia sono stati corretti e hanno negato che avessi avuto atteggiamenti scorretti nei loro confronti”. Anche il resto del corpo docente, a quanto pare, non si è sbilanciato dopo che l’episodio degli schiaffi in classe ha conquistato le cronache nazionali. Viste le dichiarazioni fatte dalla preside, l’Ufficio scolastico ha valutato l’opportunità di aprire un procedimento disciplinare nei confronti del professore Amorese, ma le indagini della Squadra mobile hanno chiarito presto che nella vicenda lui era la vittima. Il docente ha, a sua volta, presentato un esposto all’Usr affinché si valutasse la legittimità dell’operato della dirigente ma non sa se ha avuto seguito. Nei confronti della preside era stata presentata anche una querela.