Ai ricchi della Bari bene la “perlata”, ai poveri della periferia la “gessata”. Anche la droga era una questione di classe. Le sostanze migliori venivano riservate e vendute ai clienti più facoltosi ed esigenti, lo stupefacente tagliato male e con l’aggiunta di additivi era smerciato ai consumatori più indigenti e con meno pretese.
Così le organizzazioni criminali cercavano di accontentare tutti. La droga, in grossi quantitativi, arrivava soprattutto dalla Spagna dove due autotrasportatori di frutta e corrieri del clan andavano spesso per fare rifornimento: tra le cassette di frutta nascondevano cocaina, hashish, eroina e marijuana. Dall’Olanda invece arrivavano le sostanze sintetiche, anfetamine ed ecstasy. Un pensionato era incaricato di consegnare le dosi ai numerosi spacciatori. I pusher allora rivendevano la droga sulle varie piazze baresi a centinaia di consumatori intercettati a loro volta dai carabinieri. È stato grazie alla testimonianza dei numerosi clienti fermati dai militari che gli investigatori della procura di Bari sono riusciti a dare un nome e un volto ai cinquanta componenti delle due organizzazioni criminali dello spaccio: una operativa a Grumo Appula, l’altra a Bari, Monopoli, Cerignola, Mesagne, Fasano, Martina Franca.
Ad aiutare gli inquirenti è stato anche un pentito- trafficante che, dopo essere stato minacciato dal clan per aver perso grosse partite di droga finite sotto sequestro, ha scelto di collaborare con la giustizia. Sono stati eseguiti ieri 47 provvedimenti di custodia cautelare su richiesta della Direzione distrettuale antimafia a carico di appartenenti a due organizzazioni criminali operanti principalmente a Sud e a Nord di Bari, ritenute satelliti dei clan Parisi e Diomede del capoluogo pugliese. I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione illecita di droga e detenzione e porto in luogo pubblico di armi. Ventisette persone sono finite in carcere, le altre sono ai domiciliari.
Secondo i carabinieri, il capo dell’organizzazione di Grumo era il 30enne barese Giuseppe Simeone, arrestato già per aver rapinato il presidente della Fiera del Levante Gianfranco Viesti e ritenuto rampollo dei Diomede. Le indagini a Grumo sono partite dopo l’omicidio del 24enne Francesco Toscano il 24 marzo 2010. Al vertice dell’altro gruppo, operativo a Japigia, c’era invece, stando agli investigatori, il 48enne Vincenzo Leoci vicino ai Palermiti-Parisi.