Potenza, giudizio immediato per l’ex procuratore Capristo

 

Le prove sono evidenti e la procura di Potenza ha ottenuto il giudizio immediato, senza udienza preliminare, per l’ex procuratore della Repubblica di Taranto Carlo Maria Capristo, finito agli arresti domiciliari il 19 maggio scorso per presunte pressioni su una pm in servizio a Trani, Silvia Curione, al fine di pilotare una inchiesta in favore degli amici imprenditori Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo, anche loro a processo.

Si va in aula il 12 ottobre. Per tutti l’accusa è di concorso in tentata concussione, cioè l’estorsione commessa dal pubblico ufficiale. Inizialmente era contestato il reato meno grave di tentata induzione, poi riqualificato dal tribunale del Riesame che, a luglio scorso, ha negato la revoca della misura cautelare a Capristo. Su istanza dell’avvocato Angela Pignatari, accolta dal gip Antonello Amodeo, proprio ieri l’ex capo della procura ionica, che a giugno ha fatto richiesta di pensionamento, è tornato in libertà.

Si chiude così quello che in una nota lo stesso procuratore di Potenza Francesco Curcio definisce il «primo filone investigativo» mentre restano ancora al vaglio dei pm altri aspetti dell’inchiesta, non ultimo il ruolo dell’ex procuratore Capristo nel dossier Ilva. Così come resta da chiarire la posizione di un altro indagato eccellente, l’ex procuratore di Trani, Antonino Di Maio, accusato di abuso d’ufficio e favoreggiamento per non aver indagato sul conto di Capristo dopo aver ricevuto relazione dalla Curione.

Al processo probabilmente non ci sarà l’ispettore di polizia Michele Scivittaro, autista e factotum del procuratore Capristo, che ha avanzato una richiesta di patteggiamento, già accolta dalla procura lucana, a un anno e dieci mesi per truffa e falso. Il patteggiamento passerà al vaglio del giudice nelle prossime settimane. Scivittaro è accusato, con la complicità di Capristo, di aver percepito stipendi e straordinari falsificando gli statini di presenza anche nei giorni in cui non si trovava in servizio, ma era altrove a svolgere incombenze personali o faccende estranee al suo incarico istituzionale. In pensione da qualche giorno, anche all’ex ispettore di polizia sono stati revocati gli arresti domiciliari, su istanza dell’avvocato Pino Giulitto. Restano per ora invece ancora ai domiciliari i tre imprenditori bitontini, difesi dagli avvocati Giulitto e Giovanni Capaldi.

Secondo quanto denunciato dalla pm Curione, ad aprile 2018 Scivittaro fu mandato da Capristo nel suo ufficio della procura di Trani, guidata fino al 2016 proprio da Capristo, chiedendo alla giovane pm di esercitare l’azione penale nei confronti di un uomo denunciato per usura dai fratelli Mancazzo così da far ottenere agli imprenditori i benefici di legge previsti per le vittime di quel reato. Secondo i ma- gistrati della procura lucana, il procuratore Capristo poteva esercitare pressioni sulla Curione facendo leva su amicizia e confidenza maturata negli anni insieme a Trani e su possibili ritorsioni sul marito, Lanfranco Marazia, in quel periodo sostituto procuratore proprio a Taranto, alle dirette dipendenze di Capristo. Ipotesi sempre negata da Capristo mentre Scivittaro ha ammesso l’incontro parlando di una iniziativa personale. Marazia, oggi in servizio a Bari, agli investigatori ha raccontato anche che dopo aver segnalato a Potenza una fuga di notizie su una sua indagine per traffico di rifiuti tra Ilva e Cementir, il suo capo improvvisamente divenne gelido nei suoi confronti, togliendogli perfino il saluto.

fonte: VITTORIO RICAPITO – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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