Politica, criminalità e omertà; Bari e Molfetta quante similitudini

Vendola: “Mafia, è l’ora di parlare Savinuccio qui è ancora il sovrano”

di GIULIANO FOSCHINI – bari.repubblica.it

“Dobbiamo smetterla di stare zitti. Il più grande alleato della cultura mafiosa è sempre stato il silenzio, il parlar d’altro, il minimizzare, il rimuovere. La mafia viene sempre preceduta dalla mafia delle parole. Quando si dice o non si dice. Quando si sminuisce, si calunnia. Oppure quando le parole latitano. Questo è il momento di parlare”. Il giorno dopo la denuncia di Repubblica sul silenzio della politica e della società civile dopo l’arresto degli ultrà del Bari, parla il presidente della Regione Nichi Vendola.


“E’ arrivato il nostro momento. Non si può soltanto parlare di lotta alla mafia mandando avanti il codice penale. E’ impensabile che gruppi organizzati a metà tra il teppismo e la malavita possano programmare di mettere il silenziatore a chi fa libera informazione. Questi signori sono finiti in carcere per questi motivo. La risposta a questo è trovare tutti insieme  –  impresa, politica, sindacato e Chiesa  –  in maniera coesa una posizione, è necessario ritrovare le parole. E’ troppo semplice delegare soltanto alle procure  –  grazie per il lavoro che fanno  –  una battaglia che è economica, morale, culturale. Noi dobbiamo contribuire a trovare i mandanti culturali dobbiamo costruire il mosaico del 416 bis”.

Presidente, in fondo sono solo tifosi…
“Con ragionamento di questo tipo si aiuta la cultura mafiosa, è un concorso esterno pericolosissimo.

Questa vicenda è la più sconcertante di tutte, non si può tacere quello che è accaduto. E’ la falsificazione di tutti i miti: il calcio, la tifoseria, gli ultrà, l’amore smodato per i protagonisti del calcio, l’agonismo talvolta esagerato, era tutto finto, era un gigantesco imbroglio. Una maschera retorica dietro la quale si nascondono dinamiche di affiliazione identitaria, a un modello culturale submafioso e talvolta a un’organizzazione di tipo mafioso. Non serve contestare un reato. Basta leggere le intercettazioni, accendere la tv. Ieri è successa una cosa gravissima e nessuno ha detto una parola”.

Cosa?
“Io trovo che la solidarietà espressa dalla curva nei confronti degli arrestati è veramente l’indice di un ventre molle, di un pezzo di società che è marcita. Nessuno può immaginare che questa roba abbia a che fare con il folclore: ci sono pezzi di consenso sociale a personaggi con una propria caratura criminale. Siamo di fronte alla realtà che supera ogni immaginazione, con un capo ultrà che minaccia affinché perdano i propri giocatori. Il tifo è la copertura che danno a noi allocchi tifosi mentre il Parigino e i suoi sodali organizzano traffici. Io penso che il calcioscommesse sia uno degli indicatori del male oscuro che sta divorando lo sport non solo in Italia. Il denaro è come una droga. C’è una decostruzione di tutta l’epica del calcio applicato a un microcosmo la cui dimensione mafiosa, lo dico sociologicamente, è evidente. La politica dov’è?”.

Appunto, dov’è?
“Mi chiedo, che fine ha fatto la commissione antimafia? Sembra non se la ricordi più nessuno. Io la conosco bene: ha sempre svolto un ruolo che è quello di trarre dal magma della cronaca nera quegli ingredienti che meritano di essere approfonditi anche dal punto di vista politicoistituzionale. Se ne sono accorti, come hanno denunciato i procuratori della Repubblica, che il calcio è solo uno strumento per riciclare il denaro sporco? E che la mafia lo ha scelto perché le pene sono risibili? Il legislatore si è accorto che la mafia sta approfittando della sottovalutazione della portata criminale di questi reati? Proprio perché abbiamo sempre detto che l’antimafia non può essere una delega in bianco, la società nel suo contesto e nel suo insieme deve illuminare le zone d’ombra per illuminare bruschi e amari risvegli. E’ come se ci sia stato un esodo della riflessione politica dai luoghi occupati dai clan. Il calcio è solo un punto”.

Gli altri?
“Noi abbiamo un’effervescenza di omicidi in diverse parti della Puglia. Una ripresa nell’attenzione malavitosa nel brindisino, penso alla bomba per il presidente dell’associazione anti racket. Bari ha fatto finta di niente quando la Procura ha svelato il fatto che Savinuccio Parisi non è il protagonista di una vicenda antica, ma il dominus di un impero economico che è qui e ora, è nei nostri piedi, sotto i nostri occhi con un circuito di attività commerciali in grande spolvero. Che rappresentano quella frontiera tra economia lecita e illecita, punto strategico per i capi mafia che hanno bisogno di acquisire un loro accreditamento e di lavatrici per pulire il denaro sporco. Ci troviamo di fronte a tutto questo e che fanno gli altri? Stanno zitti. Io ho visto solo i magistrati indignarsi per la vicenda di Savinuccio a Bari. E tutti gli altri dov’erano? Dobbiamo svegliarci. Altrimenti si torna indietro”.

La mafia però è un’altra cosa, presidente.
“No, la mafia è esattamente questa. Noi siamo riusciti a debellarla negli anni scorsi proprio quando abbiamo aperto gli occhi, abbiamo parlato, abbiamo dato un nome al male cominciando a esortare il bene. Ci siamo occupati di capire a cosa servissero determinate “patologie di reato”, penso al “cavallo di ritorno”, l’auto rubata rivenduta al suo proprietario: non era importante il peso economico ma quello culturale. La complicità tra vittima e carnefice prelude alla stagione dell’omertà. Il contrabbando è stato sconfitto perché si è rotto il meccanismo mentale per cui era un fenomeno più simile alle orecchiette e alla pizzica piuttosto che alla mafia, al sangue ai morti. Non abbiamo tagliato i rami ma le radici del fenomeno. Ora è tornato il tempo delle parole”.

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Una risposta a “Politica, criminalità e omertà; Bari e Molfetta quante similitudini”

  1. Benvenuto, comunque, al sofisticato “MEA CULPA VENDOLIANO “, oggi “spostato ” sul “Parigino Barese” ; ci si aspettava “più parole” anche sulle “sacche” di “mafiosità sanitaria pugliese”, liquidata solo con una “presa di distanza” dal suo stesso “governo regionale” e condita da tanti “pasticci procedurali concorsuali”…..
    Quanto a Molfetta, la “rete collusiva” e di ” collateralità mafiosa” appare molto resistente, radicata ed incastonata in un comodo sistema di ” asservimento familistico/padronale” che penetra vari livelli di ” Responsabilità Istituzionali “……

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