di MONICA RUBINO – www.repubblica.it
Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo si oppone allo slittamento della messa al bando dei sacchetti di plastica. Nella bozza del decreto Milleproroghe c'era infatti la proposta di rimandare di un anno il divieto di commercializzazione dei sacchetti in polietilene, prevista inizialmente il 1 gennaio 2011. Divieto che, introdotto dalla Finanziaria 2007, in verità doveva scattare già a partire dall’inizio del 2010, termine poi prorogato di un anno dal governo. Ma la Prestigiacomo non ci sta e garantisce il rispetto della scadenza del primo gennaio. "Lo slittamento era nella bozza e io mi sono opposta: sarebbe stato insopportabile – ha spiegato Prestigiacomo al termine del Consiglio dei ministri – che alla vigilia della scadenza della norma ci fosse stato nuovamente un motivo per non farla entrare in vigore. Mi sono molto battuta e tutto il governo si è dichiarato favorevole al fatto che si procedesse senza ulteriori proroghe. Per le scorte faremo accordi coi produttori e i consorzi che riciclano la plastica, non credo che ci saranno problemi". Poco dopo, l'annuncio: il ministro lascia il Pdl 1– lo annuncia fra le lacrime in Transatlantico – e aderisce al gruppo misto.
Le associazioni dei consumatori plaudono alla decisione del ministro dell'Ambiente. In attesa dello stop ufficiale, tuttavia, le buste di plastica stanno gradualmente diminuendo: molte catene della grande distribuzione cominciano a farne a meno. Spesso l'iniziativa parte dalle amministrazioni locali: 150 comuni, Torino in testa, ne hanno vietato l’impiego o hanno promosso campagne per scoraggiarne l’uso come “Porta la sporta”, lanciata nel 2009. Un sondaggio di Legambiente effettuato in 80 città rivela che gli italiani sono ben disposti a dire addio al vecchio sacchetto “a canottiera”: il 73% di loro sceglierà la sportina riutilizzabile. Mentre sono molto pochi (il 16,2%) quelli che opteranno per lo shopper in bioplastica o per il sacchetto di carta (10,4%), decisamente meno pratico.
Le buste tradizionali sono una minaccia per l'ecosistema. Secondo l'Unep (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) ogni anno uccidono 100mila mammiferi marini, come tartarughe, balene ma anche molti uccelli di mare, oltre a danneggiare l’agricoltura e la pesca. La plastica trasportata dalle onde in America ha formato un'isola di immondizia: il “Pacific Trash Vortex” è un’enorme massa di spazzatura composta soprattutto da plastica, estesa tra i 700mila e i 10 milioni di Km2, che galleggia nell'Oceano Pacifico a Nord delle Hawaii. I sacchetti usa e getta hanno una vita brevissima, ma per produrli occorrono grandi quantità di petrolio e possono rimanere nell’ambiente da 15 a 1000 anni prima di essere smaltiti del tutto, distrutti dai raggi ultravioletti e dal calore. Uno studio dell'Agenzia per l'Ambiente del governo australiano ha dimostrato che un chilo di sacchetti provoca emissioni di CO2 per circa 2.109 Kg. Riciclarli o recuperarli non conviene, poiché comporterebbe costi troppo alti. Le buste di plastica sono uno degli oggetti più consumati al mondo: solo in Italia si usano venti miliardi di sacchetti di plastica l’anno, circa 300 a testa. Farne a meno per dodici mesi, permetterebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 8 chili.
Se l’aspetto ambientale non basta, ci si può concentrare su quello economico: in molti supermarket i sacchetti si pagano circa 5 centesimi l’uno, un costo che moltiplicato per tutte le volte in cui si fanno compere può far superare i 20 euro annui a testa. Anche quando i sacchetti sono gratuiti c’è in realtà una spesa del distributore che viene indirettamente riversata sul consumatore attraverso i prezzi dei prodotti. Aggiungendo i costi dello smaltimento dei rifiuti, che gravano su ogni cittadino, si capisce bene come il passaggio alla sporta non porti che fattori positivi.
Ma quali sono le alternative alla busta di plastica? Secondo Legambiente il sacchetto in bioplastica riutilizzabile, che si degrada naturalmente nell’ambiente, è la soluzione più conveniente poiché si può usare per fare la spesa almeno dieci volte, senza rischio che si rompa. Altra possibilità sono i sacchetti di carta, che possono essere riciclati. Infine ci sono i sacchi di tessuto, che offrono un’ampia scelta: i più eleganti e robusti sono quelli in cotone, iuta o in canapa, prodotti di recente. Meno indicato il cotone da coltivazione non biologica: i pesticidi usati per produrlo, possono inquinare e in alcuni casi, comportano un elevato impiego d’energia. Ma c’è anche chi sceglie le reti in corda naturale o sintetica, le sacche chiuse da una lampo, o quelle pieghevoli.