Si è concluso con un formale nulla di fatto l’interrogatorio di Pino Amato, convocato sabato dalla magistratura tranese in seguito all’accusa di concussione, corruzione, falso ideologico e voto di scambio.
L’ormai ex consigliere, agli arresti domiciliari in seguito ad un’ordinanza del Gip presso il Tribunale di Trani, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Pino Amato, che ha esercitato, in tal modo, il legittimo diritto al silenzio, rimane così in custodia cautelare. Resta da capire come il Pm interpreterà il silenzio dell’ex Assessore all’Annona di fronte alle accuse che gli sono state mosse, in una situazione in continua evoluzione, che ogni giorno pare riservare nuovi retroscena.
Intanto Matteo D’Ingeo, leader del movimento Liberatorio Politico, dice la sua su tutta la vicenda.
«Io non so cosa intendesse dire realmente Tommaso Minervini con il suo invito, rivolto alla politica, a non infierire; ma posso comprendere il suo imbarazzo a commentare l’accaduto.
Infatti sia lui, il Sindaco Azzollini e Guglielmo Minervini sembrano quasi non riconoscere più l’ex assessore Amato e si lasciano andare in sterili e ipocriti commenti d’occasione; ancor peggio il consigliere regionale e responsabile de ”L’Italia di mezzo”, Ignazio Zullo, che dimostra di conoscerlo bene al tal punto da affermare che fra qualche giorno tutto sarà finito. Certo, da un politico che nel giro di pochi mesi è già passato da eletto al Consiglio Regionale della lista “La Puglia prima di tutto “ a ” L’Italia di mezzo”, possiamo immaginare quanto abbia in comune con Pino Amato.
Naturalmente non merita commenti lo striscione appeso sul ponte ferroviario all’entrata di Molfetta su cui era scritto “Amato: la città è con te; ti vogliamo bene”.
Direi invece che la città è molto indignata per lui e per quello che sta accadendo, e quella manifestazione di affetto dei suoi “ 999 elettori ” non è molto diversa dalle manifestazioni di oltraggio nei confronti delle forze dell’ordine da parte di interi quartieri di Napoli o Bari quando arrestano un camorrista o un mafioso. Su questi messaggi sottili bisogna riflettere di più, altro che invitare ad non infierire.
E’ giunto il momento di chiedere a gran voce di fare piena luce su fatti e misfatti che hanno accelerato il degrado della vita politica in questa città e che ha avuto il suo punto critico più alto nel 1992 con l’omicidio del sindaco Carnicella.
Mi piace ricordare a tal proposito le parole pronunciate dal nostro Vescovo don Tonino, quando nell’omelia per i funerali di Carnicella invitava tutti a vedere nell’assassino del Sindaco, non un “mostro” ma un “nostro”. Quelle parole sono state purtroppo dimenticate o ancor peggio, per molti è scomodo ricordarle. Molto spesso quando pronuncio la parola ”mafia” riferendomi a questa città sono in tanti a zittirmi quasi fosse sacrilegio o per il timore che l’immagine della città sia compromessa.
Invece bisogna convincersi che in questa città ”la mafia esiste” e da molto tempo. Già nel 1995 fu revocata dalla Camera di Commercio di Bari, la licenza ad un noto commerciante molfettese, per associazione a delinquere di stampo mafioso. La mafia non è più solo quella dei morti ammazzati per stragi o agguati, ma è fatta anche dei capi d’accusa mossi a P.Amato.
Oggi tutti gli obiettivi sono puntati sull’arresto del consigliere Amato, ma la notizia più clamorosa è quella che il Prefetto per la prima volta sospende un consigliere comunale per le accuse di voto di scambio, corruzione, concussione, truffa e falso ideologico, non era mai accaduto a Molfetta. Ancor più eclatante è la richiesta della Procura di interdire il Dirigente Vincenzo De Michele dagli uffici comunali.
Questo Dirigente è lo stesso a cui è stato permesso di tenere una conferenza stampa in cui, con tutta tranquillità, dichiarava di infischiarsene del rispetto delle leggi o del codice stradale, a favore dello sviluppo del commercio e dell’occupazione più o meno abusiva del suolo pubblico. E mi fermo qui giusto per non infierire più di tanto.
Per concludere inviterei voi, operatori dell’informazione, e tutti i cittadini a leggere il documento politico del Liberatorio che è stato inviato anche alla Procura di Trani e al Prefetto di Bari nel giugno 2006.
Più che un documento politico noi del Liberatorio pensiamo che sia una sorta di manifesto d’intenti da cui bisogna ripartire per rifondare la politica, ma senza avventurieri della politica, riciclati, ipocriti, corresponsabili del degrado, doppiogiochisti, ecc, ecc.
Dobbiamo azzerare tutto, fare la politica con la gente semplice e far tornare a votare i cittadini che da oltre dieci anni a Molfetta non lo fanno, e sono quasi 15.000, un vero partito di maggioranza e di governo; e voi di MolfettaLive.it dovreste contribuire a questo progetto continuando a dare notizie senza filtri e senza avere padroni, perché anche il modo e il contenuto dell’informazione forma le coscienze.
Osservando l’elenco degli indagati, oltre Parisi, si scopre che tipo di Rinnovamento avevano in mente.
il sostantivo esatto non era rinnovamento, ma riscatto