Ecco le dichiarazioni rilasciate da Pino Amato al microfono de "il Fatto" prima della conferenza stampa tenuta ieri sera e nel corso della quale ha dichiarato a gran voce la sua innocenza.
di Lucia Amato (www.laltramolfetta.it/…)
“È giusto che i cittadini sappiano come si sono realmente svolte le cose all’interno di questa vicenda che mi ha visto coinvolto per ben cinque anni e che mi ha provocato un dolore molto forte”.
Con queste parole ha avuto inizio ieri sera, alle ore 17 presso Palazzo Giovene, la conferenza stampa indetta dal consigliere comunale dell’Udc Pino Amato, a carico del quale è stata pronunciata qualche giorno fa una pesante sentenza di primo grado dal Tribunale di Trani.
Pino Amato, condannato a tre anni di reclusione (pena condonata per l’indulto) e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque, oltre alla sospensione dal diritto di voto attivo per tre anni, ha raccontato al pubblico presente in sala e ai vari organi di stampa la sua verità e le perplessità su alcuni aspetti di una vicenda dagli aspetti ancora non completamente chiariti.
“Dopo aver ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio dal 2001 al 2004 – ha raccontato Amato –, periodo durante il quale ho ricevuto lettere minatorie e anche una busta con all’interno un proiettile, senza che mai nessuno intervenisse, sono stato scelto dal partito di cui allora facevo parte (Forza Italia) per assumere il ruolo di assessore alla Polizia municipale, al commercio e alle risorse umane, andando a sostituire l’assessore all’Annona e Commercio allora in carica Antonio Ancona. In soli otto mesi di assessorato sono stato sottoposto ad intercettazioni ambientali e telefoniche richieste dal Pm Giuseppe Maralfa, dalle quali sono scaturite solo le lamentele dei cittadini. Sono stato l’unico assessore sul quale si è indagato, l’unico ad essere sottoposto alle varie intercettazioni durate mesi e mesi”.
“È inconcepibile – ha attaccato Amato – che il Pm, Dott. Giuseppe Maralfa, nel corso del processo, non abbia ritenuto di fare alcuna domanda ad Antonio Ancona (da me sostituito nel 2004 all’assessorato), pur sentito come teste, nonostante avesse ricoperto quell’incarico dal 2001 al 2004, mentre tutti gli altri testi venivano torchiati a dovere. È tutto agli atti”.
Il consigliere dell’Udc ha attribuito questo comportamento (considerato “anomalo” dallo stesso Amato) al rapporto di parentela esistente tra Ancona e il pm Maralfa.
E l’ex assessore Ancona è stato oggetto di numerosi “strali” da parte di Amato anche con riferimento ad alcune operazioni legate all’apertura di determinati esercizi commerciali all’interno del Fashion District.
Ad esporre la dinamica dei fatti è stato un Pino Amato visibilmente provato e commosso per il corso generale delle indagini e supportato dai sostenitori che non hanno mancato di dimostrargli la loro sincera vicinanza.
“Premetto che, così come confermato dal Pm Maralfa, nel mio processo dopo sei mesi di indagini, di intercettazioni telefoniche ed ambientali, non si è mai parlato di soldi, tangenti, sesso e prebende varie, forse sono l’unico amministratore in Italia condannato senza mai aver intascato soldi. Sono stato condannato in un processo dove non si evincono reati da arricchimento personale, anzi il mio unico reato è stato quello di aiutare i più deboli nell’ambito privato e non in quello pubblico. Senza appunto che abbia commesso nulla, intascando soldi o accessori vari, in un processo che è costato tantissimo in termini economici allo Stato, con intercettazioni ambientali, telefoniche e pedinamenti, manco fossi il capo di Cosa Nostra, Totò Riina”.
E per quanto concerne il possibile ritiro dalle scene politiche di cui si vociferava, Pino Amato ha così replicato:
“In seguito a questa vicenda avevo deciso di ritirarmi, ma la mia famiglia, mia moglie, i miei figli e la città mi sono stati vicino e credo che la scelta di continuare a far politica sia un segno di rispetto nei confronti dei miei elettori che mi hanno da sempre votato e sostenuto. Per questo non mi dimetto da consigliere comunale e aspetto i provvedimenti del Prefetto. Anzi voglio affermare che da questa vicenda ho attinto forza, forza datami dalla mia gente. Di tutta questa vicenda ho tanto da dire ancora e da mettere a conoscenza la Città e spero che il Procuratore Capo mi ascolti al più presto. Sinora sono stato zitto perchè credo fermamente nello Stato di Diritto e nella Magistratura, quella giusta e non quella condizionabile. È chiaro che ricorrerò in appello dove sono sicuro di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità alle accuse e alla condanna inflittami. Spero che su questo processo il CSM o chi di competenza apra un fascicolo per poter accertare tutte le incongruità e lo svolgimento anomalo e poco ortodosso delle indagini, in quanto testi importanti non sono stati mai sentiti. Perchè?”.
Il consigliere Amato ha poi delineato un sunto sullo stato attuale della politica nostrana:
“Molfetta è invasa dagli abusivi, fenomeno sempre denunciato in Consiglio Comunale e dalla stampa tutt’oggi; gli amministratori comunali forse dopo la mia vicenda non intervengono per paura di essere posti sotto processo ed è comprensibilissimo. E gli organi preposti al controllo dove sono? Ancora oggi alcuni dirigenti continuano a rilasciare concessioni ed autorizzazioni con pareri contrari e contrastanti tra loro. In tutto questo il Pm Maralfa, visto e considerato che non solo opera, ma vive a Molfetta, come mai non si rende conto o non vuole rendersi conto dell’abusivismo dilagante? Facendo così si è lasciato una fetta consistente della popolazione molfettese senza rappresentanza senza tutela, senza voce che reclami le loro istanze. Era questo il vero obiettivo?”.
Infine Pino Amato ha voluto ringraziare il Collegio Giudicante, per averlo assolto da ben quattordici capi di imputazione (tra il quali il reato di concussione) respingendo la maggior parte dei capi di imputazione presenti nella richiesta di rinvio a giudizio.