Pino Amato e Carmela Germano, due storie da chiarire in consiglio comunale

Il 16 novembre 2020, in concomitanza del consiglio comunale, avevo inviato una lettera aperta al sindaco Tommaso Minervini invitandolo a rispondere ad alcune interrogazioni e contestualmente invitavo l’opposizione a fare proprie le tematiche trattate per chiederne le dimissioni. Nulla è accaduto allora e spero che accada qualcosa domani.  

Le questioni poste il 16 novembre 2020 erano tante e spaziavano dalle responsabilità personali del Sindaco Minervini in tutta la vicenda del porto, alla nomina dell’ex assessore Pasquale Mancini quale delegato alle attività connesse allo stato di emergenza Covid 19;

la mancata convocazione del “Comitato Comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali” (ormai fermo dal giugno 2019);

la verifica sulla compatibilità del progetto “Terminal ferroviario” proposto dalla Società ISTOP SPAMAT Srl. (un progetto con finalità elettorali), con la perimetrazione della zona ASI, con i vincoli dell’Autorità di Bacino e protezione idraulica dei terreni interessati, e la fonte dei 70 milioni necessari per realizzarlo; 

la regolarità dei tanti cantieri edili sorti velocemente dopo la sua elezione a sindaco e i suoi rapporti, o di persone vicine alla maggioranza, con i rappresentanti legali delle società costruttrici; 

come sono andati i fatti del Park Club e dei cantieri che stanno sorgendo a venti metri dal mare e del palazzo sorto nel parcheggio a servizio della piscina; 

come stava procedendo la trattativa con l’ARCA PUGLIA per l’acquisizione di immobili invenduti di edilizia residenziale pubblica realizzati dal Consorzio Meral a Molfetta,  mentre il Movimento Liberatorio è ancora in attesa di sapere qual è il numero di permesso a costruire del programma edilizio realizzato, quando è stato rilasciato e se era ancora valido quando è sorto il cantiere, e se l’odierno “Consorzio Meral” è ancora in possesso dei “requisiti imprenditoriali di qualificazione” per l’esecuzione del programma edilizio approvato dal Comune di Molfetta nel 1994; 

sempre nell’ambito dell’edilizia, gli esposti presentati presso gli uffici comunali a proposito del palazzo costruito in via Gesmundo dal sig. Napolitano Pietro, non hanno mai avuto risposte; 

il motivo per cui, dopo numerosi esposti sull’occupazione abusiva di suolo pubblico messa in atto da alcuni fruttivendoli, da parte dell’amministrazione non c’è stata alcuna attività sanzionatoria; 

in data 18 agosto 2020 con n. 55272 è stato inviato un corposo esposto con cui si chiedeva di non concedere l’autorizzazione alla realizzazione del metanodotto denominato “Allacciamento POWERFLOR DN 100 (4”) – 64 bar “, ma gli uffici comunali ad oggi non hanno ancora risposto; 

in data 22 novembre 2018 per conto del Liberatorio ho protocollato l’opposizione e una serie di osservazioni sulla richiesta riguardante l’occupazione dell’area demaniale antistante il Palazzo Dogana, anche in questo caso dopo due anni nessuna risposta dai suoi uffici; 

chi ha voluto i due chioschi in Cala Sant’Andrea e come mai uno dei due ha continuato la sua attività anche dopo il 31 ottobre 2020, data di scadenza della sua autorizzazione.

Tutti temi di estrema importanza e attualità che hanno avuto solo due risposte tardive e non esaurienti. Dopo ulteriori sollecitazioni e denunce. I chioschi in Cala Sant’Andrea sono stati smantellati dopo parecchi mesi dalla scadenza, ma non sono stati smantellati tutti i dehors di bar e pizzerie, la cui autorizzazione è scaduta il 31 ottobre 2020 e che hanno intralciato, in alcuni casi, anche il regolare rifacimento del manto d’asfalto in alcune strade cittadine.

Sul fronte dell’abusivismo commerciale, dopo alcuni esposti mirati c’è stato un “clamoroso” sequestro di mezzi e frutta a carico di un abusivo, che dal giorno dopo ha rioccupato abusivamente la sua postazione. Ecco sono solo queste le risposte di una amministrazione che ha deciso di non combattere l’illegalità diffusa in tutta la città.

Oggi non voglio parlare solo di questi fatti, che sono gravi e avrebbero bisogno di approfondimenti politici, ma voglio trattare due temi che erano già contenuti in quella lettera aperta del 16 novembre 2020 e che domani in consiglio comunale potrebbero diventare dirompenti.  

Al primo punto dell’odg. del consiglio comunale di domani c’è la “ Presa d’atto della cessazione dalla carica di Consigliere Comunale del Sig. Spadavecchia Vincenzo a seguito accettazione della nomina di Assessore comunale e subentro, ai sensi dell’art. 64, comma 2°, del T.U.EE.LL. n. 267/2000 della Consigliera comunale Sig.ra Germano Carmela. Convalida“.

Mi chiedo, ma la sig.ra Germano Carmela è la stessa persona che era stata nominata in prima battuta dal sindaco nella sua prima giunta dopo le elezioni comunali del 2017? E’ la stessa persona che si è dimessa da assessora uscendo dal portone del palazzo di città, per “motivi personali” e ora rientra dalla finestra come consigliera comunale? Ma la signora Carmela Germano è la stessa persona, moglie del signore arrestato dalla guardia di Finanza di Molfetta e considerato dagli inquirenti “un soggetto socialmente pericoloso, dedito abitualmente a condotte delittuose, con precedenti penali per truffa e falso e condannato con plurime sentenze irrevocabili per ricettazione, falso e furto aggravato in concorso”?

Se si tratta della stessa persona era, ed è, un fatto molto grave su cui il consiglio comunale, i partiti e in particolare i consiglieri di opposizione non possono tacere. Un fatto molto grave che avrebbe dovuto far riflettere su possibili “infiltrazioni o condizionamenti” nella giunta. Il sindaco poteva non essere al corrente della storia della famiglia Germano-Carrara? Ancora oggi mi chiedo come, un sindaco, abbia potuto nominare in Giunta Comunale una sconosciuta per il popolo molfettese, senza alcuna competenza politico-amministrativa, residente nel territorio di Bitonto e moglie di un signore ritenuto dal Tribunale di Bari “per le sue condotte, socialmente pericoloso”?

In merito a questo grave “incidente di percorso”, e molti altri ancora, le forze politiche d’opposizione presenti in consiglio comunale avrebbero dovuto chiedere al Prefetto l’accesso della Commissione d’indagine nella Casa Comunale, ai sensi dell’articolo 143 – Testo unico degli enti locali (TUEL , D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267),  per verificare se ci fossero stati, nei 9 mesi di attività amministrativa dell’assessora Germano, e dopo, eventuali forme di condizionamento tali da determinare un’alterazione dei procedimenti di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, compromettendo il buon andamento o l’imparzialità dell’amministrazione comunale.

Ebbene l’opposizione non l’ha fatto e spero lo faccia domani ma, al di là di quello che fa o non fa l’opposizione, dovrebbe essere il sindaco a raccontarci se sin dall’inizio dell’esperienza di questa amministrazione ha subito pressioni, minacce o condizionamenti nella scelta degli assessori, o addirittura anche dei cittadini da inserire nelle liste del suo cartello elettorale. Non ha mai spiegato alla città cosa ci faceva nella sua lista, “Molfetta in più“, una parente stretta di Cristoforo Brattoli, l’assassino del sindaco. Le liste le ha formate lei oppure i candidati sono stati imposti, e da chi? Di questo dovrebbe parlare preliminarmente in consiglio comunale e poi dovrebbe spiegare le tante cose strane che stanno avvenendo in città.

Questa prima grave questione diventa ancor più preoccupante per il fatto che il rientro della signora Germano viene annunciata dall’informazione locale all’interno di un nuovo gruppo consiliare che ha come riferimento politico il consigliere Pino Amato che non ha ancora risolto un contenzioso con l’amministrazione comunale e con tutta la comunità. Dopo numerosi solleciti, l’8 novembre 2018 il sindaco T.Minervini ha inviato al Movimento Liberatorio una nota in cui si impegnava a risolvere il contenzioso con il consigliere Pino Amato in seguito alla Sentenza della Corte di Cassazione n. 22532 che, pur pronunciandosi con la prescrizione del reato di voto di scambio, ha confermato le statuizioni in merito alla condanna generica in sede civile. Pertanto il sindaco si impegnava a procedere alla richiesta di risarcimento dei danni d’immagine e patrimoniale subiti dal Comune. Da allora non ho ricevuto ulteriori note, né mi è parso di leggere all’albo pretorio atti amministrativi conseguenti su tale vicenda. E’ chiaro che con l’avvio del procedimento la carica del consigliere comunale Pino Amato potrebbe diventare incompatibile, e non vorrei che il nuovo accordo elettorale tra il consigliere Amato e la sua maggioranza politica fosse diventato merce di scambio.

Per questi motivi come cittadino mi aspetto per domani un dibattito politico su questi temi, costi quel che costi. 

di Matteo d’Ingeo

 

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