Come si ricorderà il Comune aveva proposto ricorso contro la delibera dell’Autorità di Bacino che rileva a Molfetta la presenza di diverse aree ad alta pericolosità idraulica (di fatto impedendo la realizzazione della nuova zona PIP) chiedendone (in via d’urgenza) l’annullamento. Il Comune aveva motivato questa sua scelta con il diritto all’uso del suo territorio e alla promozione dell’economia locale.
Ma i giudici amministrativi hanno respinto l’istanza dal momento che essa “non appare motivata con uno specifico pregiudizio del quale si affermi la gravità e l’irreparabilità”.
Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche rileva anche che “il diritto dell’ente locale all’uso del territorio nella maniera più conforme ai propri intenti programmatori e alle aspettative degli amministrati deve essere contemperato con le possibili situazioni di pericolo per la collettività e con la necessità di garantire la conservazione del territorio medesimo in condizioni di fruibilità anche per le generazioni future”.
“L’atto del quale si chiede la sospensione ha efficacia generale e pertanto il venir meno dei vincoli ivi contenuti restituirebbe temporaneamente al Comune la possibilità di intervento che l’Autorità di Bacino ha inteso inibire, con eventualità di trasformazioni anche irreversibili”.
Per tutte queste ragioni il Tribunale ha respinto l’istanza cautelare promossa dal Comune di Molfetta e ha rinviato la causa per la discussione di merito e la decisione definitiva, al prossimo 26 maggio.
La sezione di Molfetta di Legambiente commenta la sentenza del tribunale:
"Il diritto dell’ente locale all’uso del territorio nella maniera più conforme ai propri intenti programmatori ed alle aspettative degli amministrati deve essere contemperato con le possibili situazioni di pericolo per la collettività e con la necessità di garantire la conservazione del territorio medesimo in condizioni di fruibilità anche per le generazioni future".
È questo il passaggio più significativo dell’ordinanza con cui il 17 febbraio il Tribunale superiore delle acque ha rigettato la richiesta avanzata dal Comune di Molfetta di sospensiva dell’efficacia del PAI. Accogliere tale richiesta avrebbe infatti significato restituire al Comune la possibilità di intervenire sulle aree interessate dal PIP 3, con il rischio di "trasformazioni anche irreversibili".
Il Tribunale ha inoltre rigettato la richiesta di una nuova perizia richiesta dal Comune di Molfetta e, giudicando la causa matura per la decisione, ha fissato la prossima udienza per il 26 maggio 2010.
Il procedimento, che vede il Comune di Molfetta, rappresentato dal prof. Caputi Jambrenghi, contro l’Autorità di Bacino della Puglia che aveva rideterminato il rischio idraulico sul territorio comunale, si avvia così verso una rapida conclusione, dopo che era entrato nel vivo con la costituzione dell’Avvocatura dello Stato, rappresentata dall’avv. Francesco Lettera a difesa dell’AdB, e l’ammissione dell’intervento ad opponendum di Legambiente Onlus, tramite il Presidente nazionale Luigi Cogliati Dezza, difeso dall’avv. Rosalba Gadaleta.
Il circolo Legambiente di Molfetta, che ha fortemente voluto questa costituzione in giudizio a dimostrazione della rilevanza che per l’Associazione, da sempre impegnata nella tutela dei vincoli idrogeologici, assume il tema della difesa del suolo, può quindi esprimere oggi grandissima soddisfazione per questa ordinanza con cui si ribadisce che la pubblica amministrazione deve, in nome dei diritti delle generazioni future, anteporre la difesa del paesaggio alle aspettative economiche di pochi".
Il vice sindaco Uva replica al commento dell'associazione ambientalista dell'ordinanza del Tribunale delle acque
di La Redazione (Molfettalive)
"Il diritto dell’ente locale all’uso del territorio nella maniera più conforme ai propri intenti programmatori ed alle aspettative degli amministrati deve essere contemperato con le possibili situazioni di pericolo per la collettività e con la necessità di garantire la conservazione del territorio medesimo in condizioni di fruibilità anche per le generazioni future".
È questo il passaggio più significativo dell’ordinanza con cui il 17 febbraio ilTribunale superiore delle acque pubbliche ha rigettato la richiesta avanzata dal comune di Molfetta di sospensiva dell’efficacia del Pai. «Accogliere tale richiesta avrebbe infatti significato restituire al Comune la possibilità di intervenire sulle aree interessate dal Pip 3, con il rischio di "trasformazioni anche irreversibili"».
Lo evidenzia una nota del circolo molfettese di Legambiente, che plaude all'ordinanza della corte di appello.
«Il Tribunale – scrive Legambiente – ha inoltre rigettato la richiesta di una nuova perizia richiesta dal Comune di Molfetta e, giudicando la causa matura per la decisione, ha fissato la prossima udienza per il 26 maggio 2010.
Il procedimento, che vede il Comune di Molfetta, rappresentato dal prof. Caputi Jambrenghi, contro l’Autorità di bacino della Puglia che aveva rideterminato il rischio idraulico sul territorio comunale, si avvia così verso una rapida conclusione, dopo che era entrato nel vivo con la costituzione dell’Avvocatura dello Stato, rappresentata dall’avv. Francesco Lettera a difesa dell’AdB, e l’ammissione dell’intervento ad opponendum di Legambiente Onlus, tramite il presidente nazionale Luigi Cogliati Dezza, difeso dall’avv. Rosalba Gadaleta.
Il circolo Legambiente di Molfetta, che ha fortemente voluto questa costituzione in giudizio a dimostrazione della rilevanza che per l’associazione, da sempre impegnata nella tutela dei vincoli idrogeologici, assume il tema della difesa del suolo, può quindi esprimere oggi grandissima soddisfazione per questa ordinanza con cui si ribadisce che la pubblica amministrazione deve, in nome dei diritti delle generazioni future, anteporre la difesa del paesaggio alle aspettative economiche di pochi.
La fissazione dell’udienza del 26 maggio prossimo per precisazione delle conclusioni, prelude ad una definizione rapida del processo, con la possibilità di mettere un punto fermo sull’uso del territorio a Molfetta, con l’auspicio che la “politica del fare” si rivolga al miglioramento delle condizioni ambientali, di sicurezza ed alla salvaguardia del paesaggio rurale, piuttosto che alla sua sistematica demolizione»
Ma in mattinata giunge la replica del comune di Molfetta a firma del vice sindaco Pietro Uva: «Non c’è stata alcuna bocciatura del Piano degli insediamenti produttivi (Pip) nella terza zona artigianale. Il Tribunale Superiore delle Acque ha rinviato la discussione della vicenda al 26 maggio prossimo. Chi scrive o parla di “bocciatura” del PIP ignora il contenuto dell’ordinanza dei giudici e falsifica la realtà dei fatti in maniera palesemente strumentale.»
Il vicesindaco Pietro Uva smentisce in maniera categorica quanto riportato sulla stampa locale circa l’esito del ricorso proposto dal Comune di Molfetta contro il Piano di assetto idrogeologico (Pai) dell’Autorità di bacino della Puglia. «Anche la notizia secondo cui il tribunale avrebbe rigettato la richiesta di una nuova perizia richiesta dal comune di Molfetta non corrisponde a verità – afferma Palazzo di Città – , considerato che il legale che rappresenta l’amministrazione comunale non ha mai presentato alcuna richiesta in tal senso».
Ma l'ordinanza recita testualmente: "Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (…) rigetta le richieste di ulteriori provvedimenti istruttori del comune di Molfetta".
«Comprendiamo che in piena campagna elettorale l’unico modo per offuscare l’operato dell’amministrazione Azzollini è quello solito di sollevare una cortina di menzogne attraverso una interpretazione dei fatti a dir poco sconcertante. Tuttavia – prosegue Uva –, c’è necessità di tranquillizzare la categoria degli operatori economici e dei cittadini sul fatto che ad oggi non c’è nessuno stop allo sviluppo della terza zona artigianale. Al contrario, l’istruttoria amministrativa riguardante le domande di insediamento da parte di oltre cento imprese, proseguirà secondo i tempi programmati al fine di dare una risposta concreta alla domanda di occupazione giovanile che proviene dai tanti giovani molfettesi.»
Il vicesindaco spiega nel dettaglio perché dal Tribunale superiore delle acque non è giunta alcuna bocciatura al piano. «Il Tribunale superiore delle acque ha solo enunciato un principio generale secondo cui il diritto dell’ente locale all’uso del territorio nella maniera più conferme ai propri intenti programmatori deve essere contemperato con le possibili situazioni di pericolo per la collettività e con la necessità di garantire la conservazione del territorio, principio peraltro assolutamente condivisibile.
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