Pensioni di invalidità, case popolari e cure gratis: la Dolce vita dei boss di Bar

di MARA CHIARELLI – bari.repubblica.it

Falsi invalidi che vivono in case popolari, ma girano in auto di lusso e guardano allo stadio l’amichevole Italia-Olanda seduti in tribuna d’onore. Vip sconosciuti al fisco, ma ben noti alla giustizia pugliese. Sono i componenti della famiglia Parisi di Bari, gli storici “comandanti” del quartiere Japigia, che da decenni, come testimoniano gli atti giudiziari, trafficano in droga ed estorsioni. Per otto di loro, proprio ieri, il pm antimafia di Bari, Patrizia Rautiis, ha chiesto altrettante condanne, proprio per usura ed estorsione. Nel processo, l’ennesimo, era coinvolto anche il capoclan, Savino Parisi, che con la formula del rito abbreviato è stato condannato a due anni e due mesi, per violenza privata. Il processo testimonia come il gruppo criminale, dagli anni Duemila, avrebbe deciso di reinvestire i soldi del traffico di droga nei prestiti ad usura, trascinando numerosi imprenditori edili nel vortice delle estorsioni. E intanto, mentre la giustizia fa il suo corso, usufruiscono di vantaggi economici attingendo dalle casse pubbliche.

Per il fisco non esistono, per le casse pubbliche sono invalidi, spesso beneficiari di indennità di accompagnamento, oltre che di case popolari ed esenzioni varie. I familiari di Savino Parisi godono di privilegi speciali. Sul caso la procura ha aperto una inchiesta. Grazie a connivenze con dipendenti Inps, sulle quali ora indagano le forze dell’ordine, fruiscono di una “pensione” mensile che va dai 400 ai mille euro.

Invalidi ma abili a picchiare, minacciare, trafficare. A guadagnare illecitamente soldi sporchi che mai e poi mai avranno dignità di “fonte di reddito”. Sono disabili al 100 per cento o almeno in misura superiore al 74 per cento, spesso beneficiari dei sussidi pubblici per i non autosufficienti. I familiari di Savino Parisi, il boss del quartiere Japigia che ha fatto la storia dei traffici illeciti a Bari, godono di privilegi e coperture. Grazie a complicità sulle quali ora si cerca di far luce, fruiscono di entrate mensili, a seconda che l’invalidità sia parziale o totale e che si riconosca il diritto all’indennità.

Il tutto nel buio più assoluto dei controlli da parte dell’Inps, l’ente previdenziale. Una circostanza sulla quale, più volte in passato, le diverse forze di polizia hanno avviato indagini ma che, a quanto pare, sembra non essersi risolta. Esempio emblematico, emerso negli anni scorsi, è quello di Biagio Cassano, pregiudicato vicino a Savino Parisi e considerato prestanome di beni del clan. A lui, titolare di una pensione come invalido civile da 700 euro al mese, erano intestate attività commerciali tra le quali le note gelaterie Gasperini (poi confiscate), appartamenti, quote societarie e auto per un valore complessivo di 10 milioni di euro. Beni che sarebbero frutto, ritiene la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari, del reinvestimento di capitali sporchi. Da qui la confisca e il riutilizzo, sotto amministrazione giudiziaria, dei famosi bar baresi dove ora si produce il gelato della legalità.

Ma c’è di più: dalle indagini, emerge anche la puntuale attribuzione a tutti i componenti del clan Parisi di case popolari, per ottenere le quali è necessario avere una precisa documentazione. La ripartizione Patrimonio del Comune di Bari, infatti, esamina i documenti prodotti dai cittadini, rispettando la graduatoria degli aventi diritto e provvede poi all’assegnazione degli alloggi popolari.

Requisiti richiesti dai bandi pubblici sono innanzitutto il mancato possesso di beni immobili, e poi un basso reddito dell’intero nucleo familiare, la cui composizione va elencata nella richiesta. Difficile, a questo punto, immaginare che l’intero clan abbia presentato regolare richiesta al Comune di Bari e, inoltre, che tutti gli eventuali documenti presentati fossero in ordine. Dalle indagini, inoltre, emerge che ogni qualvolta se ne presenti la necessità, in occasione di matrimoni o di nascite a esempio, il clan è pronto ad occupare altri alloggi Iacp, sfrattando chi in quel momento vi risiedeva o approfittando di momentanee assenze degli assegnatari. Non è raro, infatti, che i vigili urbani debbano intervenire per dirimere liti fra occupanti, e non sempre riescono a fare uscire gli abusivi.

E poi c’è lui, Giuseppe Parisi, il fratello del boss, che nonostante le lettere di Savinuccio dal carcere e gli avvertimenti (“Non fare lo stupido”), secondo gli inquirenti, negli anni Duemila, in assenza del capo, avrebbe preso le redini del clan. Munito di regolare pass riservato alle autorità, seduto in tribuna d’onore e, poi, ospite del buffet imbandito durante l’intervallo ha comodamente assistito alla partita amichevole Italia-Olanda, disputata allo stadio di Bari il 4 settembre scorso. Occhiali da vista con elegante montatura, mise adeguata all’occasione, Giuseppe Parisi, soprannominato “Mames”, è un ex sorvegliato speciale, anche se attualmente libero: nel maggio 2006 era stato arrestato dai carabinieri in esecuzione di una condanna definitiva a nove anni per traffico di sostanze stupefacenti. Negli anni è stato coinvolto in diversi procedimenti, da “Blue Moon” a “Reset 1”, nel quale sarebbe stato a capo di sei squadre di spacciatori che incassavano fino a seimila euro al giorno. Mames, secondo i magistrati, è sempre stato l’esperto di famiglia in droga e contrabbando.

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