Cronistoria di un “Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali”. La partecipazione sospesa

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Non si può parlare di “Comitato Comunale di Monitoraggio dei fenomeni delinquenziali” a Molfetta, senza tornare indietro nel tempo al 7 Aprile del 1997, data in cui il consiglio comunale ne approvava il regolamento con Delibera n. 48.

Il contesto storico in cui nasceva, dopo le due grandi operazioni “Reset” e “Primavera”, aveva molti punti di contatto con l’attuale, che vive un forte ritorno di quella criminalità protagonista delle cronache cittadine negli anni ’80 e ’90.

Il Comitato rappresentava, in quel momento, il frutto maturo della sintesi politica che aveva portato al ribaltamento politico del ’94 e lo strumento che avrebbe messo insieme le competenze e conoscenze delle istituzioni e della cittadinanza attiva nella lotta ai fenomeni criminali e nella prevenzione degli stessi e delle cause che ne favorivano lo sviluppo.

Nel consiglio comunale di mercoledì 15 Ottobre, il secondo punto all’ordine del giorno, dopo due rinvii nelle precedenti sedute, prevedeva la modifica del regolamento di quel Comitato, presentata dal partito della Rifondazione Comunista e dal suo consigliere Gianni Porta. L’obiettivo di questa proposta era quella di “snellire” la composizione del Comitato, dando esclusivamente spazio agli organi istituzionali, mentre movimenti, associazioni e tutti gli organismi del terzo settore sarebbero stati relegati a meri “invitati”.

Contattati dal consigliere Onofrio Pappagallo, in quanto delegato del sindaco ai rapporti con movimenti ed associazioni e capogruppo di “Signora Molfetta“, il Movimento Liberatorio e il presidio di “Libera” Molfetta hanno formulato alcune osservazioni alla proposta di modifica, tese a restituire al Comitato quella visione plurale che fosse figlia della contaminazione tra istituzioni e comunità, dandone valore istituzionale.

Ma, durante il Consiglio comunale di mercoledì abbiamo preso atto della non volontà di prevedere un organismo paritetico tra istituzioni e associazioni. Nel generale stupore, la minoranza, pur in maniera strumentale, cogliendo il senso della proposta proveniente dai movimenti, ha paradossalmente perorato la causa del ripristino, negli organismi dirigenti, del mondo dell’associazionismo, considerando debole la soluzione della convocazione degli stessi, come “invitati”.

Incomprensibile appare il perché si sia pervicacemente voluto varare questo “nuovo” organismo che, una volta privato della componente dei movimenti e associazioni interessati, altro non è che il duplicato di quanto è già nelle competenze dell’amministrazione.
Forse si voleva evitare il “rischio” che questo strumento risultasse effettivamente efficace?

Non possiamo negare la profonda amarezza nel constatare che questa Amministrazione, nata nel paradigma della partecipazione e del coinvolgimento, abbia smentito la propria vocazione, dando modo ad un’opposizione che non certo si è contraddistinta, nei sui dodici anni di governo, per la trasparenza e la capacità di condividere le scelte con la Comunità, di appropriarsi temporaneamente di questa prerogativa. La diversità del messaggio che la “Nuova Molfetta” avrebbe dovuto trasmettere è sprofondata nella retorica dei gesti e delle parole, segnando una profonda cesura con quanto proposto in campagna elettorale.

Si è persa la possibilità di lanciare un segnale forte all’esterno, di ribadire la disponibilità e la volontà a rendere il cittadino, effettivamente, protagonista della cosa pubblica attraverso gli strumenti istituzionali e, soprattutto, a non recidere il cordone ombelicale con le realtà che hanno lavorato in questi anni sui temi del Comitato, non facendone solo degli invitati, ma ritenendoli effettivi portatori di competenze e conoscenze.

Non si può tacere che l’amministrazione abbia ignorato le nostre richieste di attivazione del Comitato con le proposte di indirizzo e competenze dello stesso organismo con nota del 15 luglio 2013 prot. n. 44096 e sollecito del 27 marzo 2014 prot. n. 22192, indirizzate al Sindaco e all’assessore alla legalità, sicurezza e trasparenza Maralfa. Ma le risposte sono mancate non solo da parte del Sindaco, e vicesindaco, ma anche del Presidente del Consiglio Comunale a cui, il 13 giugno 2014 prot.n. 39224, abbiamo inviato le nostre richieste.

Si è preferito, invece, ricorrere alla puntualizzazione piccata dell’autonomia della politica nelle scelte e negli indirizzi, un “garbato” modo per dire che, rispettiamo le sollecitazioni dall’esterno, ma alla fine di tutto, siamo noi a decidere e ad assumerci la responsabilità di governare, ovvero, ognuno faccia il suo. Rispettiamo l’autonomia della politica, ma ribadiamo che la partecipazione non è un feticcio utile per fare propaganda permanente, ma un processo lungo e complesso di consapevolezza dello spazio sociale che ci circonda. Se questa pagina della recente storia politica cittadina sarà servita a rendere più consapevole l’attuale Amministrazione, ben venga!

  Movimento civico “Liberatorio Politico”

da archivio: Verbale della seduta di Consiglio Comunale del 7 Aprile 1997 n. 48

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