di FRANCESCA RUSSI – bari.repubblica.it
Parla il giovane titolare di un pub di Bari che ha denunciato i suoi estortori. I due criminali, che pretendevano di essere assunti a lavorare, ora sono in carcere: «Non ho mai voluto padroni. Ho scelto di gestire un locale proprio per non dover dipendere da nessuno». Poi ringrazia tutti coloro che gli sono stati accanto: «Devo dire che le forze di polizia mi sono state molto vicine. Hanno fatto un lavoro eccezionale»
Non ha mai piegato la schiena. Davanti ai soprusi, alle ingiustizie, all´illegalità non si è fermato. Ma non vuole essere chiamato eroe, si definisce piuttosto un semplice cittadino che ha fatto ciò che era giusto fare. Eppure per tutti è diventato un simbolo del coraggio nella lotta alla criminalità. Alessandro, lo chiameremo così a tutela della sua sicurezza garantita comunque dalle forze di polizia, è il giovane titolare di un pub di Bari che ha denunciato i suoi estortori. I due criminali, che pretendevano di essere assunti a lavorare nel locale, ora sono in carcere, ma Alessandro non è ancora così tranquillo.
Ha paura?
«È assurdo dire che non ho paura. Ma posso dire che avevo più paura all´ipotesi di tenere nel mio locale gente del genere».
Sa che lei è uno dei pochi commercianti baresi ad aver denunciato minacce ed estorsioni. Perché lo ha fatto?
«Non so se la mia è incoscienza. Ma non trovo altro modo di intendere il mio lavoro. Non ho mai voluto padroni. Ho scelto di gestire un locale proprio per non dover dipendere da nessuno, è il mestiere che mi piace fare, mi sento libero. E voglio continuare ad essere libero».
Come è riuscito a trovare la forza di raccontare tutto ai carabinieri?
«Ho seguito una strada già tracciata. Mio padre mi ha insegnato questi valori. E chi ha gestito prima di me questo locale non ha mai ceduto alla malavita e non ci sono stati problemi, non so se andrà bene anche a me. E poi in questo periodo non ci sono neanche tanti soldi, se dovessi dare i miei guadagni al malavitoso di turno, a me che rimarrebbe?».
Per molti lei è diventato un vero e proprio modello da seguire. Il simbolo della legalità organizzata contro la criminalità organizzata. Insomma un esempio concreto di antimafia sociale. Cosa direbbe agli altri commercianti che invece rimangono in silenzio e non trovano il coraggio di denunciare?
«Direi loro che in fondo non hanno niente da perdere. Accettare la presenza all´interno del locale di criminali è controproducente. Sono clienti non desiderabili che causano risse, fanno girare la cocaina e così fanno andare via le persone. È vero all´inizio garantiscono consumazioni, spendono soldi al bar, ma allontano quelli che sono i tuoi clienti che ti sei scelto. Quindi alla fine ci vai a perdere lo stesso».
Il procuratore Antonio Laudati che da mesi lancia l´appello a commercianti e imprenditori a denunciare l´ha definita una sentinella della legalità. Che ne pensa?
«Ringrazio il procuratore. Ma io preferisco dire che faccio semplicemente il mio lavoro».
Si sente solo in questa battaglia?
«Devo dire che le forze di polizia mi sono state molto vicine. Hanno fatto un lavoro eccezionale, spesso venivano e rimanevano dentro il pub per intere serate a monitorare la situazione. Sarebbe bello avere una pattuglia fissa anche solo di polizia municipale fuori dal locale».
È una questione di controllo del territorio dunque?
«Senz´altro la presenza di polizia e carabinieri andrebbe incrementata. Ma non è solo quello. La questione è culturale. Bisogna fare un duro lavoro per sradicare le motivazioni dell´illegalità. Io ho studiato e ho la forza morale di non delinquere. È sicuramente un´operazione culturale».