Palermo, i commercianti contro il pizzo: 20 arresti. La mossa dei boss: “Un tatuaggio con Falcone e Borsellino”

Ma i piani dei boss sono falliti. Mentre le microspie registravano, commercianti e imprenditori presi di mira si sono presentati alla caserma di Piazza Verdi, la sede del comando provinciale dell’Arma. Nel giro di poche settimane, in quattordici hanno denunciato. Uno dietro l’altro. Un evento importante per Palermo, davvero senza precedenti. E stanotte è scattato un fermo disposto dalla direzione distrettuale antimafia nei confronti dei padrini della famiglia di Borgo Vecchio, che in centro città volevano riorganizzare Cosa nostra. A firmare il provvedimento, il procuratore capo Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca e le sostitute Amelia Luise e Luisa Bettiol.  

Le denunce 

Un commerciante ha raccontato di aver ricevuto la visita di un giovane che chiedeva un “contributo per i carcerati”. Un altro ha spiegato di aver trovato dell’attack nella saracinesca del negozio. Un imprenditore che sta ristrutturando una palazzina ha denunciato invece di aver subito uno strano furto. Non hanno avuto dubbi sul da farsi, si sono rivolti ai carabinieri. E, oggi, il generale Arturo Guarino, il comandante provinciale di Palermo, dice: “Dobbiamo ringraziare gli operatori economici che hanno trovato il coraggio di farsi avanti, sapevano che sarebbero stati tutelati in ogni fase del processo. Denunciare è il modo più corretto per fronteggiare Cosa nostra in questa forma brutale di controllo dei quartieri, la richiesta del pizzo”. L’indagine è stata ribattezzata “Resilienza”. Perché nonostante i colpi ricevuti, l’organizzazione mafiosa prova sempre a rialzare la testa. E resta insidiosa. 

Palermo, la finta antimafia dei boss per i neomelodici: “Fatevi un tatuaggio con Falcone e Borsellino”

Il padrino e il neomelodico

Gran regista dell’ultima riorganizzazione è stato un boss tornato in libertà nel novembre del 2017, dopo avere scontato il suo debito con la giustizia. Si chiama Angelo Monti, ha 53 anni, amava ostentare il suo potere. La nuova campagna di estorsioni che aveva avviato e anche l’imposizione dei neomelodici di fiducia nella festa del quartiere erano parte della stessa strategia criminale. Per controllare il territorio e guadagnare consenso sociale. I padrini mediavano anche fra gli ultras allo stadio: non volevano scontri, per controllare al meglio la tifoseria.

Monti puntava molto sul tradizionale concerto di piazza che ogni anno viene organizzato per la festa della patrona del Borgo Vecchio, Sant’Anna. Nel 2018, ospite d’onore era stato Niko Pandetta, il cantante catanese nipote del boss Turi Cappello che dedica spesso le sue canzoni ai detenuti al 41 bis. L’anno scorso, Pandetta venne invitato alla trasmissione di Rai 2 “Realiti”,  si vantò dei testi delle sue canzoni, ispirate dalle lettere dello zio capomafia all’ergastolo. Si sollevò una gran polemica, anche perché nello stesso programma un altro neomelodico catanese, Leonardo Zappalà, disse dei giudici Falcone e Borsellino: “Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce, ci deve piacere anche l’amaro”. Pandetta non potè partecipare al nuovo concerto al Borgo. E dal clan arrivò il consiglio per una nuova campagna di comunicazione: “Fatti un tatuaggio e ci scrivi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, così si risolvono i problemi”. La mafia che sponsorizza la finta antimafia.

Fisciano, il neomelodico fa la dedica ai boss detenuti al 41 bis

La stessa idea che qualche anno fa era venuta ai boss che comandavano al Comune di Villabate: la cittadinanza onoraria al capitano Ultimo, l’ufficiale che aveva arrestato Totò Riina. Con il permesso del boss Bernardo Provenzano. I padrini non si rassegnano.

Il clan

Monti aveva rimesso in piedi il clan come fosse un’azienda. Il suo braccio destro era il fratello Girolamo. Il gestore della cassa era Giuseppe Gambino. Addetti alle estorsioni erano Salvatore Guarino, già condannato per associazione mafiosa, Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto. Il nipote di Angelo Monti, Jari Massimiliano Ingarao era il referente nel settore del traffico di droga con la Campania. Era il giovane Ingarao ad occuparsi anche dei rapporti con i neomelodici: il 6 dicembre 2019 costrinse alcuni commercianti a sponsorizzare l’esibizione di una cantante neomelodica al teatro Don Orione di Palermo. E parte dei proventi del concerto andò alle famiglie dei detenuti del clan. Tanto stimato era Jari Ingarao nel settore della musica napoletana che il cantante Niko Pandetta sarebbe andato a trovare il boss mentre era agli arresti domiciliari.

fonte: Salvo Palazzolo – palermo.repubblica.it

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