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A pochi giorni dall’anniversario della strage di via d’Amelio avvenuta il 19 luglio 1992, è stata distrutta la statua di Giovanni Falcone che si trova davanti alla scuola intitolata allo stesso magistrato assassinato a Capaci. L’istituto scolastico si trova in via Pensabene, nel quartiere Zen di Palermo, che già negli anni scorsi è stato spesso colpito da raid e atti vandalici. Questa volta, però, è stata colpita il busto di Falcone. Alla statua è stata staccata la testa e un pezzo del busto usati poi come ariete per sfondare una vetrata di ingresso della scuola. Sulla vicenda è stata aperta una indagine. “Oltraggiare la memoria di Falcone è una misera esibizione di vigliaccheria“, ha commentato su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Parla di matrice mafiosa dell’atto vandalico, invece, Rosy Bindi. “A 25 anni della strage di Capaci questo scempio ci ricorda che a Palermo la mafia c’è e si sente ancora forte. A questa esibizione di mafiosità occorre reagire e non permettere che l’indifferenza calpesti la memoria del sacrificio del giudice Falcone. La città faccia sentire la sua ribellione e la sua vicinanza ai martiri della lotta alla mafia”, dice la presidente della Commissione Antimafia. E infatti, anche per la preside dell’istituto, Daniela Lo Verde, non è un atto di vandalismo come tutti gli altri.  “Non è una ragazzata. Non so fino a che punto possano essere stati ragazzi. Dopo avere rotto il portone e fracassato il vetro se avessero voluto sarebbero potuti entrare”, dice la dirigente scolastica.

Negli ultimi anni, infatti, la scuola è stata più volta obiettivo di danneggiamenti. Dal 2010 ad oggi sono stati 40 gli attentati subiti tra furti, incendi e devastazioni: quasi un record. Nel 2012, dopo l’incursione negli uffici della segreteria l’ex presidente Domenico Di Fatta aveva gettato la spugna. “Comincio a chiedermi che senso abbia tenere ancora aperto questo istituto”, aveva detto il dirigente.

Nel 2010 era accaduto un fatto analogo, ma lontano dall’istituto: la mattina del 17 luglio 2010 una pattuglia di carabinieri aveva scoperto che le statue in gesso dei due giudici, posizionate 24 ore prima nel centro della città, in via Libertà, nei pressi del teatro Politeama, erano state danneggiate. E a poche ore dal ritrovamento, in varie parti della città erano stati strappati manifesti e locandine che pubblicizzavano la tradizionale fiaccolata in memoria di Paolo Borsellino.

Quest’anno ricorrono i 25 anni dalle stragi in cui persero la vita i due magistrati simbolo della lotta a Cosa nostra: il 23 maggio ricorreva l’anniversario della strage di Capaci, in cui perse la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Ed è forse anche per questo se i fatti della scuola dello Zen hanno scatenato molteplici commenti. “Non ci arrenderemo mai e la statua risorgerà più bella di prima ma chiedo alla autorità di pubblica sicurezza di garantire per il futuro un presidio adeguato a un monumento simbolo della nostra città”, dice Maria Falcone, sorella del giudice ucciso nella strage di Capaci. “Di notte, contro la statua di Giovanni, dentro una scuola. È difficile immaginare qualcosa di più vile e squallido. Se è un’avvertimento mafioso sarebbe una prova di debolezza, non di forza; se invece si trattasse del gesto di una banda di vandali sarebbe l’ulteriore conferma che dobbiamo ripartire dalla scuola, grazie all’impegno dei docenti che ogni giorno educano i cittadini di domani, e da un maggior controllo del territorio, per prevenire questo tipo di comportamenti”, è il messaggio del presidente del Senato, Piero Grasso.  Appena informato dell’accaduto, invece, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha ordinato alle maestranze comunali di adoperarsi per il “pronto restauro” della statua e un sopralluogo sarà svolto domattina.

La preside della scuola, però, chiede tutt’altro tipi d’interventi. “Noi cerchiamo – spiega Lo Verde –  di fare qualsiasi cosa per gli alunni, ma manca la costanza progettuale che ci consenta di rimanere aperti anche di pomeriggio, quando sarebbe necessario anche questo. A fare questo noi ci proviamo, ma servono finanziamenti non indifferenti. Quello che ci viene consentito lo portiamo avanti, ma ancora non sono sufficienti i mezzi a disposizione per un’ampia attività progettuale come la vorremmo”.