Assenteisti coperti dai controllori retata in ospedale, arrestati in 12
fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Avevano la certezza dell’impunità, i 30 dipendenti assenteisti dell’ospedale di Molfetta. Perché sapevano che il personale dell’Asl di Barletta addetto ai controlli si girava sistematicamente dall’altra parte mentre loro timbravano il cartellino e poi uscivano per tornare a casa o andare a svolgere servizi vari. Non è un caso che la gip tranese Maria Teresa Caserta parli di “un solido groviglio di complicità diffuse“, per descrivere il sistema portato alla luce dalla guardia di finanza. Sistema collaudato ma non perfetto, a quanto pare, che ha fatto finire agli arresti domiciliari 12 persone (due dirigenti medici, quattro collaboratori amministrativi e sei fra operatori e assistenti tecnici). Per un idraulico e stato disposto l’obbligo di dimora, mentre per altri nove indagati la pm Silvia Curione ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici e oggi saranno interrogati dalla gip.
I nomi e le accuse
Gli arresti domiciliari sono stati disposti per i dirigenti medici Marco Bellapianta e Raffaele Croce, «le cui assenza si sono protratte nel tempo» e le cui condotte «inducono a pensare che operino sistematicamente e senza alcun freno con quelle modalità». E poi le collaboratrici amministrative Vincenza Farinola, Isabellangela Sgherza e Filomena Squeo, scoperte a timbrarsi il cartellino a vicenda e «unite da un vincolo fraudolento di solidarietà». Quindi l’autista Salvatore Boccanegra, l’o-peratore tecnico Francesco Dimiccoli, l’assistente tecnico Francesco De Bari, il collaboratore tecnico Giovanni Gadaleta, il coadiutore amministrativo Luigi La Forgia, l’assistente tecnico Demetrio Losciale, il magazziniere Giuseppe Piccinni. Per tutti c’e il pericolo di reiterazione del reato. Obbligo di firma per Tommaso Cormio. E l’interdizione e stata chiesta per Vincenzo Cantatore, Giacomo Dell’Olio, Umberto Esposito, Salvatore Mario Gadaleta, Marta Marino, Domenico Rana, Lucrezia Ribero, Marcella Scrima e Angelo Sciancalepore. Sono accusati, a vario titolo, di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e peculato.
II sistema
L’Asl veniva truffata in tre modi. Con la classica mancata timbratura del cartellino quando i dipendenti uscivano, in modo da risultare in servizio anche mentre erano impegnati in attività personali (“Io timbro e poi andiamo… facciamo quello che dobbiamo fare e torniamo...”). Tramite l’utilizzo di altri dipendenti (e anche di un uomo estraneo all’azienda sanitaria nel caso di due tirocinanti) affinché timbrassero il cartellino di persone assenti. E con le false chiamate per la “pronta disponibilità”, grazie alle quali si faceva risultare attività lavorativa straordinaria in realtà mai effettuata. Grazie a tali stratagemmi c’era chi si recava a comprare il pesce e chi a prenotare un banchetto (“sto lavorando, ma faccio un salto al ristorante…”), chi veniva ripreso mentre stava seduto al bar a leggere il giornale e chi semplicemente chiacchierava con gli amici. E poi c’erano quelli che andavano al forno a mangiare la focaccia, il tecnico che accompagnava in giro la figlia, il medico che se ne andava a casa oppure si spingeva fino a Bari. C’era poi l’autista con la passione per i “gratta e vinci” e quelli che an-davano a pagare le bollette alle Poste, chi si recava nella sede della Uil e chi, addirittura, al Comune per parlare delle imminenti elezioni. Nel vortice di bugie c’erano anche quelle di una collaboratrice amministrativa, che aveva ottenuto permessi per accudire la mamma malata, certificando che abitavano insieme, e invece utilizzava quel tempo per fare spese, considerato che la madre risiedeva in un’altra casa e veniva accudita da una badante.
La soffiata sulle indagini
Da dove sia arrivata nessuno lo sa, ma è certo che gli indagati avessero scoperto alcune telecamere installate in ospedale. Lo dimostra il cambio di strategia di alcuni di loro, che si affrettarono a timbrare il cartellino con puntualità, e anche la conversazione di Giovanni Gadaleta con un tale Paolo, che gli diceva: «Sono venuto a sapere qualcosa, al 90 per cento non e roba di ferie…». A dare sostegno all’ipotesi di un’indagine in corso ci sono anche le acquisizioni messe a segno dalla guardia finanza in ospedale a fine 2017, di fronte alle quali l’allora direttore generale aveva commentato: «Almeno facciamo un po’ di pulizia».
Licenziamenti in arrivo
L’Asl di Bari non fan sconti, ha spiegato il direttore generale Antonio Sanguedolce. I procedimenti disciplinari saranno aperti da subito e verrà disposta la sospensione cautelare (a cui seguirà il provvedimento di licenziamento, se i fatti saranno accertati) “per quanti hanno falsato l’attestazione della presenza in servizio”. Della stessa violazione risponderà anche “chi abbia agevolato con la propria condotta omissiva la condotta fraudolenta”. Il governatore Michele Emiliano ha rivolto un appello al personale della sanità: “Chi sa di casi del genere li denunci, rivolgendosi anche direttamente a me. Farò arrestare i responsabili“.