Operazione "Le mani sulla città", la politica chiede le dimissioni di Altomare e Azzollini


Foto: © MolfettaLive.it

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All'indomani della maxi operazione che ha portato all'arresto del capo Settore Territorio del Comune, Rocco Altomare e di altre otto persone (51 gli altri indagati), la politica fa sentire la sua voce. A differenza del Comune di Molfetta, che non ha ancora rilasciato dichiarazioni.

Si chiedono non solo le dimissioni di Rocco Altomare e di Giambattista del Rosso, presidente della Commissione paesaggistica, ma del sindaco Antonio Azzollini e della sua giunta.

Già poche ore dopo i sequestri e gli arresti, il Liberatorio politico è tornato sul comunicato divulgato all'indomani delle prime indiscrezioni dell'inchiesta apparse sulla Gazzetta del Mezzogiorno.

«Crediamo che le richieste di sospensione cautelare dall'incarico del Dirigente Altomare chieste qualche giorno fa debbano necessariamente essere adottate dal Sindaco Azzollini» scrive il coordinatore, Matteo d'Ingeo. 

«Invitiamo altresì le forze sane di opposizione e di governo presenti in consiglio comunale, che ancora oggi sono rimaste in silenzio su questa ipotesi avanzata dal Liberatorio Politico, ad esprimersi chiaramente sulla richiesta di dimissioni dell'ing. Altomare e sulla revoca della delibera del Consiglio comunale n. 7 del 14/2/2011, con cui si è adottato lo Studio Particolareggiato dell’Agro».

Una posizione netta è stata presa anche dall'Udc: «Non è nostro compito entrare nel merito dell’inchiesta giudiziaria, sarà la magistratura a fare chiarezza su tutta questa spinosa vicenda, bensì è doveroso fare una riflessione politica: da tempo l’Udc denuncia un sistema di fare politica di questa amministrazione tutto improntato sull’uso personalistico della stessa».

Il partito di Amato torna sulle spese affrontate dal Comune per far fronte alle molteplici vicende di giustizia amministrativa: la nuova capitaneria di porto, il Lodo Mazzitelli. E i ritardi del porto.

«Cosa ha intenzione di fare ora il sindaco dopo l’ennesimo terremoto che ha sconvolto Molfetta? Si costituirà parte civile per tutelare Molfetta ed i molfettesi dai danni arrecati alla città per quanto emerso da questa inchiesta giudiziaria?», chiede l'Udc.

Al titolo cinematografico di Rosi scelto per l'operazione di ieri "Le mani sulla città", Rifondazione comunista risponde con un'altra pellicola, stavolta diretta da Comencini. «Tutti a casa», tuona il circolo Palestina libera di Molfetta: «La procura della Repubblica di Trani con l’operazione “Mani sulla città” (un titolo che non merita altri commenti…) ha fatto emergere in maniera clamorosa quel che in questi anni abbiamo denunciato politicamente, in tutte le sedi istituzionali e mediatiche, e cioè la dissennata gestione del territorio che ha caratterizzato l’operato dell’amministrazione guidata dal sen. Antonio Azzollini».

Rifondazione ricorda le sue denunce, compresa quella sul presunto conflitto di interessi nel mirino della magistratura e censura l'operato della giunta: «In questi anni l'amministrazione ha scelto la gestione privatistica del territorio e la colpevole sottovalutazione degli aspetti paesaggistici e ambientali anziché riconoscere i rischi e pianificare il territorio per valorizzarlo, metterlo in sicurezza e migliorare la qualità degli insediamenti

Non si può tacere ovviamente la grave ed oggettiva responsabilità politica del sindaco Azzollini e dell’assessore all’urbanistica Pietro Uva che hanno nominato, con incarico strettamente fiduciario, e senza alcuna procedura di evidenza pubblica, l’ing. Altomare quale dirigente capo dell’Ufficio tecnico comunale affidandogli completamente – continua la nota – tutta la materia della gestione del territorio, e ne hanno sempre difeso, in ogni circostanza, l’operato. 

È dai lontani anni Novanta che non si verificavano fatti così gravi all'interno del Palazzo di Città: è il sintomo di un'arroganza che ora inizia a sgretolarsi, di un sistema di potere e di uno stile che in questi anni hanno corroso l'economia e la società molfettesi». 

«Ora il sindaco – continua Rifondazione – ha il dovere di fare chiarezza pubblicamente su questa vicenda adottando – in via di autotutela – tutti gli atti necessari, a partire dalla revoca del procedimento amministrativo relativo al Piano dell’agro e di altri provvedimenti qualificanti e sotto inchiesta. Proceda, inoltre, a porre in essere ogni atto utile a ripristinare la legalità nel Settore Territorio revocando con effetto immediato ogni incarico al dirigente e al presidente della Commissione paesaggistica comunale arch. Del Rosso provvidenzialmente nominato dall'Ing. Altomare». 

«Infine – attacca -, per salvare il decoro e la dignità della nostra città, rassegni le dimissioni e se ne vada a casa, insieme ai suoi assessori senza delega, perché è stato oggettivamente incapace di vigilare e salvaguardare la comunità dalle “mani sulla città” che famelicamente si sono avventate in questi anni».

Dimissioni richieste a gran voce anche dal Movimento 5 Stelle: «L’operazione “Mani sulla città” non può che dare il nostro plauso alle forze dell’ordine che con meticolosità hanno analizzato tutta la documentazione e sono giunti ad effettuare i nove arresti. Da garantisti dobbiamo anche precisare che non è nostro il compito di condannare gli indagati ma sarà la magistratura a fare giustizia, nonostante le lungaggine dei processi».

«Purtroppo – continuano i "grillini" – rimane profondamente segnato il profilo di una città, su cui si addensa l’ombra di speculazioni, inganni, abusivismi».

Le dimissioni sono l'atto chiesto dal Partito democratico non solo a Rocco Altomare, ma al sindaco Antonio Azzollini e alla sua intera giunta. «Al di là degli aspetti giudiziari, rispetto ai quali spetterà alla magistratura fare chiarezza, quel che desta sconcerto – scrive il Pd – è il quadro complessivo che sta emergendo in queste ore e che conferma quel che andiamo sostenendo da tempo, e cioè che proprio sulla gestione del territorio (l’ambito principale sul quale si dovrebbe misurare l’efficacia dell’azione di un’amministrazione comunale) il sindaco Antonio Azzollini e la sua Giunta hanno clamorosamente fallito». 

«Il sentimento di crescente indignazione popolare e di vero e proprio sgomento che, in questi giorni, con sempre più vigore sta montando in città rispetto a pratiche che nulla hanno a che fare con la tutela e la salvaguardia del territorio, ci inducono a chiedere con forza le dimissioni del primo cittadino e della sua amministrazione su cui ricade la piena responsabilità politica di quanto è accaduto. Nessuno tra coloro che ricoprono incarichi politici e amministrativi di primissimo piano può, oggi, lavarsi pilatescamente le mani, scaricando – con immane ipocrisia – ogni responsabilità sui “tecnici”, dal momento che quanto emerge dalle indagini della Procura di Trani era già stato in più circostanze denunciato pubblicamente dalle forze politiche di opposizione». 

«Nessuno, oggi, può dire: “non sapevamo”». 

«Noi – conclude il Pd – facciamo appello al senso delle istituzioni del sen Azzollini affinchè compia un gesto di correttezza politica e istituzionale, rimettendo nelle mani della città il suo mandato. In caso contrario il Partito Democratico, assieme a tutte le forze politiche di opposizione e con il fondamentale contributo di tutte le energie vitali della società civile molfettese, saprà interpretare al meglio la crescente voglia di cambiamento per costruire, in città, una autorevole alternativa di governo capace di inaugurare una nuova stagione politica e amministrativa che restituisca dignità e decoro alle nostre istituzioni». 

Anche il Seagull, l'associazione di tutela dei marinai, chiede a gran voce le dimissioni del sindaco e dei suoi collaboratori.

Sull'operazione si è espressa ieri anche la diocesi di Molfetta. «Se confermata, la gravità dei reati contestati a quanti sono già agli arresti o indagati, ci rattrista e ci addolora tanto quanto il presunto e sistematico abuso condotto ai danni del territorio cittadino, violentato senza remore e rispetto delle leggi, al fine di produrre interessi a beneficio esclusivo di uno spregiudicato comitato di avventori».

«L´accertamento della verità, che auspichiamo rapido e rispettoso della tutela di ogni persona, non può esimerci dal richiamare – continua la nota – i principi della dottrina sociale della Chiesa che, nell´indicare una corretta gestione del bene comune, non lo disgiunge dalla custodia e dalla salvaguardia del creato quali criteri inscindibili ed inderogabili del rispetto della dignità dell´uomo; la gestione del bene comune si manifesta attraverso comportamenti eticamente e moralmente liberi da tentazioni di potere e di facili guadagni specialmente da quanti sono al servizio della città e dei cittadini che la abitano».

Dimissioni del sindaco e della sua giunta anche da parte del coordinamento di Sinistra ecologia e libertà:«Il nostro partito ha cercato in ogni modo e in varie sedi, istituzionali e non, di evidenziare lo scempio urbanistico che si stava consumando in città e l’assoluta indifferenza verso la tutela del territorio perpetrata dall’Ufficio Tecnico del Comune, col pieno avvallo di questa Giunta e della maggioranza che la sostiene in Consiglio Comunale.

Sel, Pd, e Rifondazione-Federazione della Sinistra– continua la nota- in questi anni si sono spesi in comunicati, manifesti, iniziative pubbliche per portare a conoscenza di tutti quanto va emergendo in tale inchiesta avviata dalla Magistratura e come ultimo capitolo della saga abbiamo dissentito duramente sui principi ispiratori del Piano dell’Agro che, come ci è parso evidente, pare sia stato dettato più dal bisogno di avvantaggiare gli interessi particolari, che rispondere alla pianificazione e rilancio delle attività agricole il cui settore resta abbandonato a se stesso. 

A tali prese di posizione ci è stato sempre risposto con l’arroganza tipica di chi vive nell’orgia del potere e si sente un “intoccabile”, forti della loro convinzione di non dover mai render conto nè alle forze di opposizione, né tanto meno alla collettività». 

I responsabili molfettesi del partito di Nichi Vendola concludono: «Spetta a noi di Sinistra Ecologia e Libertà, insieme alle altre forze di opposizione, lavorare a un’alternativa per restituire linfa vitale a una Molfetta inaridita dalla cementificazione selvaggia e senza regole, unitamente ai tantissimi cittadini indignati, alle realtà sociali e culturali, alle associazioni che intendono dar vita a una nuova stagione di rinascita per la città.

Alla luce di tale desolante scenario il circolo di Molfetta di Sinistra Ecologia e Libertà chiede a voce alta le dimissioni del Primo Cittadino e di tutta la Giunta, la sospensione del procedimento del Piano dell'agro e di tutti gli atti oggetto di indagine, le dimissioni dalle pubbliche funzioni di quanti coinvolti nella vicenda affinché l'Istituzione comunale non ne sia in alcun modo coinvolta».

«Spezziamo – afferma Mauro Mongelli di Alternativa comunista – quel legame tra “ palazzinari“ e i loro referenti politici borghesi che con la speculazione edilizia fa affari sulle famiglie dei lavoratori e devasta il territorio. Come Partito di Alternativa Comunista siamo impegnati nella costruzione di una alternativa reale che porti al crollo del sistema politico-economico che ha le "mani sulla città" e sugli interessi dei lavoratori».

Netta presa di posizione anche di legambiente, in un comunicato a firma del presidente del circolo di Molfetta, Antonello Mastantuoni, e del presidente regionale, Francesco Tarantini.

L'associazione ambientalista parte dal 2004, anno della bandiera nera assegnata alla giunta guidata dal sindaco Tommaso Minervini. «Nulla, purtroppo – commenta Legambiente – , sembra essere cambiato da allora. La rotta ‘deviata’, sette anni fa imputata all’amministrazione comunale per la cattiva gestione del territorio di Molfetta, non è affatto mutata. Anzi. Si sono moltiplicate le iniziative finalizzate alla generalizzata cementificazione del territorio, del litorale e dell’agro, in un’ottica di sistematica alterazione del paesaggio. Autorizzazioni edilizie per l’incremento di volumetrie e sorprendenti cambi di destinazione d’uso di porzioni più o meno ampie del territorio hanno stravolto e mistificato, nel tempo, le linee dettate dal Piano Regolatore Generale. 

Si è perseverato, poi, nel colpevole processo di cancellazione delle lame, fondamentali elementi del tessuto strutturale del nostro territorio, sia sul piano paesaggistico sia sul piano idraulico. Si pensi alla realizzazione dell’area PIP e alle successive concessioni per il suo ampliamento che, di fatto, hanno annullato, nel disprezzo e nella totale ignoranza di vincoli e fasce di rispetto paesaggistiche previste dal PUTT, l’intero reticolo del naturale assetto idrogeologico compreso tra le Lame “Marcinase” e “Dell’Aglio”. E si pensi, ancora, all’atto, davvero insensato da parte degli amministratori locali, di impugnare presso il Tribunale Superiore delle Acque di Roma il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione: il Comune di Molfetta è uno dei pochi, in Puglia, che hanno deciso di contestare uno strumento fondamentale di tutela del territorio, rigettando la perimetrazione regionale delle aree a rischio inondazione».

Legambiente, dopo aver ripetutamente sollevato queste questioni e dopo aver contrastato, anche nelle sedi legali, «le scellerate iniziative intraprese da questa e dalle passate Amministrazioni comunali, chiede, oggi, l’intervento urgente dell’Osservatorio Regionale sul Paesaggio istituito dall’Assessorato Regionale all’Urbanistica: perché revochi – in autotutela – la Dgr n. 327 del 10.02.2010 con cui il Comune di Molfetta è stato delegato all’esercizio delle funzioni amministrative in materia di paesaggio; perché sottoponga a puntuale verifica le autorizzazioni paesaggistiche e i permessi a costruire già rilasciati dall’Amministrazione comunale per gli interventi edilizi sulle aree tutelate dal PUTT e dal codice del paesaggio; perché effettui i dovuti controlli sulle varianti al PRG proposte da quest’Amministrazione comunale per l’adeguamento al Piano paesaggistico regionale e per la gestione dell’agro, tenendo conto che non è tollerabile modificare il PRG a colpi di singole varianti, rinunciando così a una visione strategica e unitaria della gestione del territorio».

«Il Centro di azione giuridica di Legambiente – già impegnato in numerose azioni per la tutela dell’ambiente – seguirà attentamente e direttamente gli sviluppi dell’inchiesta, anche al fine di continuare a tutelare in tutte le sedi, giudiziarie ed amministrative, gli interessi diffusi di cui l’associazione è portatrice».

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Consigliamo la lettura degli interventi (anonimi) nervosi e scomposti apparsi sul sito web de "LaCittà-Liberal"  (strumento di informazione e di propaganda del Senatore Azzollini) con Carmela Mezzina (moglie del SindacoSenatorePresidente Azzollini) e Antonio Camporeale (consigliere regionale Pdl) nella Direzione di Redazione; Angelo Marzano nella Redazione; Cosimo De Gioia come collaboratore (attuale addetto stampa e portavoce del Sindaco Senatore) e Caterina Sallustio addetta al Marketing Pubblicitario (braccio destro del Senatore).

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