Operazione Gibbanza: Quintavalle, i segreti nella pen drive tirati in ballo altri commercialisti

Tangenti per aggiustare le sentenze nei contenziosi tributari, il verbale d’interrogatorio del principale accusato depositato al Riesame: stretto riserbo sui nomi

di Mara Chiarelli – (www.bari.repubblica.it/…)

Una piccola chiave Usb, ma tanto capiente, rischia ora di inguaiare nuovi commercialisti baresi, che si vanno ad aggiungere a quelli già arrestati il 3 novembre scorso nell’operazione “Gibbanza”. La pen drive è stata scoperta e sequestrata dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Bari nel vaso di una pianta, all’interno dell’abitazione di Oronzo detto “Sandro” Quintavalle, 53 anni, giudice della commissione tributaria regionale di Bari. 
Dopo averla esaminata, gli investigatori coordinati dal pm Isabella Ginefra, hanno accertato che conteneva un ricco archivio di sentenze, già scritte e pronte al deposito. E a prepararle, con esiti favorevoli ai ricorrenti amici, sarebbe stato un commercialista amico di Quintavalle, un nome che ancora non era emerso durante le indagini che hanno portato agli arresti. Il decreto di sequestro è stato depositato ieri in udienza, dinanzi ai giudici del riesame di Bari, dall’accusa prima che si discutessero i ricorsi presentati da alcuni degli arrestati tre settimane fa.
 
Con la scoperta dei file, si apre ora un nuovo filone di inchiesta, che si arricchisce tra l’altro delle dichiarazioni rese dallo stesso Quintavalle, interrogato per diverse ore sabato scorso. In un lungo verbale di 24 pagine, il giudice, vero e proprio perno dell’inchiesta, conferma i punti che sono alla base dell’ordinanza di custodia cautelare ma aggiunge nuovi spunti investigativi, facendo il nome di un segretario della commissione tributaria, capace di dare notizie utili sul deposito di atti. 
Ma non solo: il giudice, anche lui commercialista, ha fatto precisi riferimenti a un personaggio, abile quanto lui nel pilotare le sentenze da discutere nelle sezioni delle commissioni provinciale e regionale. Si tratta di una professionista, che come Quintavalle conosceva bene i protagonisti e i meccanismi dell’illecito sistema, incancrenitosi all’interno della tributaria. E che, dunque, avrebbe goduto di favori nell’assegnazione delle cause a giudici amici e, di conseguenza, nella pronuncia favorevole agli imprenditori amici. 

Gli arresti del 3 novembre, infatti, hanno svelato un intreccio finalizzato ad evitare che i titolari delle imprese, precedentemente sanzionati dalla Guardia di finanza, fossero costretti a pagare le multe salate. Quintavalle e soci avrebbero ricevuto in cambio consulenze e partecipazioni in collegi sindacali, denaro e regali di vario genere, dall’olio ai televisori. Oltre a Quintavalle, sono finiti in carcere i commercialisti Gianluca Guerrieri, di 50 anni, Michele Di Fonzo, di 49, e Franco Balducci, di 48. 
Ai domiciliari, invece, sono Sabino Romano, direttore della commissione provinciale, Elvira Bellomo, funzionaria della commissione regionale, Donato Radogna, commercialista e consigliere comunale barese, Paolo Centrone, Giuseppe Elefante, Leonardo Mariella, Francesco Della Corte e Giuseppe Signorile, tutti commercialisti, l’avvocato Alessandro Carbone (con studio a Castellana Grotte) gli imprenditori Angelo Piccininno, Giorgio Grimaldi ed Edmondo Caccuri (figlio di Franco), il funzionario di banca in pensione (nonché fratello del giudice), Sisto Quintavalle

Nelle prossime ore, i giudici del riesame decideranno sulle istanze presentate ieri, mentre altre posizioni saranno discusse giovedì prossimo dallo stesso collegio. A breve, infine, arriverà la pronuncia del gip Sergio Di Paola sulla richiesta di interdizione presentata dalla Procura nei confronti di altri cinque giudici coinvolti nella vicenda: i baresi Aldo D’Innella, magistrato in pensione di 72 anni, Francesco Ferrigni, di 70, Vittorio Masiello, di 73, Francesco Paolo Moliterni, materano di 67, e Giuseppe Savino, di 71, di Sammichele.

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