Operazione della Guardia di finanza nel capoluogo. Sei giudici indagati, uno arrestato. In cella anche quattro commercialisti componenti delle commissioni tributarie provinciale e regionale. Tredici, fra imprenditori e professionisti, ai domiciliari: tutti i nomi
di MARA CHIARELLI (Repubblica Bari)
BARI – Sono sei i giudici tributari indagati dalla Procura di Bari nell'indagine sul pagamento di presunte tangenti per aggiustare sentenze della Commissione tributaria regionale. Un solo giudice dei sei magistrati onorari indagati, il commercialista barese Oronzo Quintavalle, è stato arrestato. Con lui in carcere anche i commercialisti Gianluca Guerrieri, Michele Di Fonzo e Franco Balducci, tutti componenti della commissione tributaria.
Per i cinque giudici tributari indagati a piede libero, la procura di Bari ha chiesto al gip l'interdizione dai pubblici uffici. Per questo motivo, il giudice per le indagini preliminari Sergio Di Paola fisserà nei prossimi giorni l'udienza nel corso della quale procederà all'interrogatorio degli indagati. All'esito dell'udienza il giudice deciderà se emettere, come chiesto dalla pubblica accusa, il provvedimento interdittivo, che potrà avere la durata massima di due mesi.
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Altre 13 persone, tra cui noti professionisti, sono agli arresti domiciliari.
Questi i nomi:
Elvira Bellomo, funzionaria della commissione tributaria regionale;
Donato Radogna, commercialista e consigliere comunale, eletto con la lista Simeone Di Cagno Abbrescia, poi passato all'Udc e ora all'Api;
Angelo Piccinino e Giorgio Grimaldi, imprenditori;
Edmondo Caccuri, imprenditore e commercialista;
Paolo Centrone, commercialista di Polignano;
Alessandro Carbone, avvocato con studio legale a Gravina;
Giuseppe Elefante, commercialista di Castellana Grotte;
Leonardo Mariella, commercialista barese;
Sisto Quintavalle, funzionario di banca in pensione e fratello del giudice arrestato;
Sabino Romano, direttore della commissione tributaria di Bari;
Francesco Della Corte, commercialista di Noci;
Giuseppe Signorile, commercialista di Bari.
Nell'operazione della Guardia di Finanza, chiamata "Gibbanza", un termine dialettale barese con cui si indica genericamente una tangente, sono poi 47 le persone indagate.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip del Tribunale di Bari Sergio Di Paola su richiesta del pm inquirente, Isabella Ginefra.
I reati contestati a vario titolo sono di corruzione continuata in atti giudiziari, falsità materiale e ideologica, frode processuale in concorso, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, responsabilità amministrativa degli enti.
Le indagini, condotte dalla Gdf e dalla procura di Bari, hanno consentito di portare alla luce un sistema di corruzione, utilizzato per pilotare sentenze relative a processi tributari che erano scaturiti da verifiche fiscali effettuate dalla Guardia di Finanza. Un sistema che avrebbe garantito un esito favorevole ai contribuenti, causando un danno all'Erario per oltre 100 milioni.
Nel corso dell'operazione i militari del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle hanno anche sequestrato beni mobili e immobili per un valore di mercato pari a circa 200 milioni tra cui complessi aziendali, appartamenti e terreni.
Tra le aziende sequestrate spiccano i nomi della Giovanni Putignano e figli srl di Noci, Ingros Levante cash&carry di Molfetta, Clinica Duo Salus di Bari, R.B. Progetti di Monopoli, Consorzio Coimba trasporti di Bari.
Sono almeno undici, secondo l'accusa, le tangenti che sono state pagate per pilotare le sentenze della Commissione tributaria regionale della Puglia. Dalle indagini della Guardia di finanza, emerge che le tangenti erano relative al pagamento di somme di danaro (anche da 500 euro), all'acquisto di televisori, e al conferimento di nomine in collegi sindacali.
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La società di distribuzione Ingross Levante (meglio nota come Migro Cash & carry) è stata al centro di una maxi-indagine della GdF già nel 2005. Allora furono coinvolte 265 persone indagate per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla emissione di fatture false, alla frode fiscale e all'evasione dell'Iva intracomunitaria.
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