
Nuovo colpo di scena nella vicenda giudiziaria sull’omicidio di Annamaria Bufi, la ragazza di 23 anni trovata morta sulla strada statale 16 bis nei pressi della zona industriale di Molfetta la notte fra il 3 e il 4 febbraio 1992.
Nella mattinata di ieri, presso la terza sezione penale della Corte di Appello di Bari si è concluso il processo nei confronti di Maria Tricarico, il tecnico nominato dalla corte d’assise di Trani, condannata in primo grado a un anno di reclusione per aver falsificato la perizia su un’intercettazione disposta dalla corte, omettendo di trascrivere parte di un colloquio. “Cosa ho fatto, cosa ho fatto, ho ucciso Annamaria” sono le parole che Marino Domenico Bindi, imputato dell’omicidio, avrebbe pronunciato in un momento di sconforto rivolgendosi a un amico,Onofrio Scardigno, e da questi riferite a una terza persona, Michele Nanna, durante una conversazione intercettata.
Ma nella trascrizione, a cura della Tricarico, non c’era traccia di questo passaggio. Che rappresenta a giudizio dell’accusa (e anche della Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza assolutoria di Bindi) un’importante prova di colpevolezza a carico del presunto assassino.
La terza sezione (presidente Modarelli, a latere Liuni e Polemio, procuratore generale Bottazzi) ha disposto l’ascolto in aula del nastro. Non c’era il giudice Michele Tarantino a presiedere la corte: nei suoi confronti la Procura Generale di Bari (attraverso il procuratore Angela Tommasicchio) e il legale della famiglia Bufi, l’avvocato Bepi Maralfa, avevano chiesto la ricusazione. Domanda respinta, ma il giudice era stato sollecitato ad astenersi.
“Che cosa ho fatto, cosa ho fatto, ho ucciso Annamaria“. Le parole sono risuonate in aula durante l’ascolto. Si sono sentite in modo chiaro: di qui la conferma della sentenza di condanna del perito. Nella stessa seduta, la parte civile ha annunciato il deposito di un esposto contro ignoti per risalire alle ragioni della falsificazione della perizia.
Nella stessa giornata, sempre nella Corte d’Appello, si è celebrato anche il processo principale a carico di Bindi.
I giudici, su richiesta della difesa, hanno proceduto alla nomina del medico legale Alberto Tortorella. Sarà lui l’autore della superperizia richiesta dalla difesa. Ora del decesso e tempi di insorgenza di rigidità cadaverica i punti principali su cui riferire, secondo le indicazioni fornite dalla Corte di Cassazione nellasentenza di annullamento.
Si è nuovamente parlato di riesumazione del cadavere. A richiederla, i difensori di Bindi, gli avvocati Di Terlizzi e Carobello, ma la corte ha respinto l’istanza. Ultimati i suoi esami, Tortorella riferirà in aula il prossimo 27 settembre.
La difesa del principale imputato sostiene che Bindi non abbia avuto tempo per uccidere Annamaria, scaricarne il corpo sulla 16 bis e poi recarsi in palestra, dove fu visto intorno alle 22 della sera del delitto.
Il medico legale del 1992, prof. Di Nunno, accertò che la morte della giovane si verificò tra le 21 e le 22. Secondo l’accusa, Bindi poteva avere ucciso la Bufi e dopo averla scaricata sulla statale essersi recato nella propria palestra all’ingresso di Bisceglie, raggiungibile in otto minuti di auto.