Nuovo porto e bonifica. La verità sulle bugie del Sindaco Azzollini

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 di Matteo d’Ingeo

Mentre tutte le autorità, interpellate dal Liberatorio Politico con l’esposto dell’agosto 2009, tacciono, il sindacosenatorepresidente Azzollini continua a mentire sulla bonifica in atto nel porto di Molfetta e sui ritardi del cronoprogramma dei lavori di quest’ultimo.
Intervistato dalla redazione di un giornale mensile locale, alla domanda : “Perché allora si scelse di inaugurare e avviare i lavori prima di bonificare le acque? Fu un escamotage in vista delle elezioni?“; lui ha risposto: “Ne dubito. Il problema è che se non c’è un’opera in corso non danno credito alla richiesta di un’amministrazione comunale di effettuare una bonifica. In caso di lavori di bonifica a vuoto chi paga? Solo con il ritrovamento effettivo degli ordigni a lavori iniziati abbiamo potuto convincere lo Stato Maggiore della Difesa (unico ente autorizzato per l’esecuzione di questo tipo di lavori) ad effettuare la bonifica.”

Purtroppo, come spesso accade, Azzollini non ha il tempo di leggere le carte o fa finta di non conoscerle, e per una corretta informazione è necessario smentirlo su tutti i fronti.
In primo luogo la bonifica del porto di Molfetta e dello specchio d’acqua antistante la Torre Gavetone è stata decisa, e finanziata con 5 milioni di euro, nel lontano 28 dicembre 2001, art.52, comma 59, Legge Finanziaria n.448 Piano di risanamento ambientale delle aree portuali del basso adriatico; successivamente con Decreto del Ministero dell’Economia e Finanzedi concerto con il Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territoriodel 10 Marzo 2006 è stato individuato come “Basso Adriatico” l’area marittima compresa tra il faro di Vieste e Capo d’Otranto.

Con lo stesso Decreto del 10 Marzo 2006 veniva individuata la Regione Puglia quale unica regione interessata alla realizzazione del “Piano di Risanamento del Basso Adriatico“; tale Piano prevedeva la bonifica dei fondali dagli ordigni individuati nelle aree ricomprese nella fase I (Porto Vecchio di Manfredonia, Porto di Molfetta, Porto nuovo di Bari, area costiera di Torre Gavetone ed isolotto di Sant’Emiliano).

Tra questi interventi avevano priorità assoluta il porto di Molfetta e l’area antistante Torre Gavetone, non perché era in atto il progetto per la costruzione del nuovo porto, come afferma il sindaco, ma perché in seguito a numerose interpellanze parlamentari trasversali agli schieramenti politici, e nessuna del Senatore Azzollini, era stato chiesto l’intervento di bonifica a causa del potenziale pericolo che le bombe chimiche e convenzionali potevano rappresentare per i cittadini, i lavoratori del mare e per l’ambiente. E’ strano che il Senatore Azzollini non sia a conoscenza dei fatti pur facendo parte della commissione bilancio, ed essendo lui Presidente della stessa, dal lontano 26 giugno 2001.
Caro sindacosenatorepresidente Azzollini, lo sminamento del porto di Molfetta era stato già programmato e finanziato ancor prima che cominciassero i lavori del suo ampliamento e prima ancora, e questo è ancor più grave, che cominciasse l’iter per procedere al bando di gara e del relativo capitolato d’appalto dei lavori stessi.
Che c’azzecca (direbbe Di Pietro) lo Stato Maggiore della Difesa che avrebbe potuto ostacolare la bonifica se non ci fosse stato il ritrovamento effettivo degli ordigni, se il Ministero della Difesa, nelle leggi e accordi di programma della bonifica non c’è mai stato? La verità è nella domanda stessa della redazione, le scadenze elettorali imminenti e la Società Porto gestita dai suoi uomini, aveva bisogno di creare visibilità politica e movimentazione di danaro pubblico in funzione del consenso.

Ricordiamo ai cittadini, ancora una volta  che il Comune di Molfetta e l’Ing. Balducci erano al corrente della presenza di residuati bellici nei fondali interessati al dragaggio per il nuovo porto perché lo stesso Balducci è stato nominato responsabile del procedimento amministrativo nella delibera n.296 del 1.7.2004 con cui la Giunta approvava il capitolato d’appalto per l’aggiudicazione del servizio di ricognizione e bonifica dei fondali marini con la seguente motivazione… Ritenuto che tale operazione di indagine e bonifica del fondale marino dell’area portuale, così come individuata negli elaborati di progetto, è indispensabile per poter dragare i fondali in tutta sicurezza, evitando spiacevoli inconvenienti dovuti alla presenza di ordigni bellici inesplosi presenti sul fondale.

Successivamente con deliberazione della Giunta Comunale n.477del 25.11.2004 si approvava il progetto esecutivo del servizio di monitoraggio e bonifica; il 28.12.2004 con Determinazione Dirigenziale n.172 del Settore LL.PP del Comune, veniva indetta l’asta pubblica per l’appalto e il 25.1.2005 viene affidato all’ATI LUCATELLI Srl + IDMC da Trieste l’appalto per la ricognizione e bonifica del fondale marino da ordigni bellici nell’ambito del nuovo porto marittimo. Lo stesso comandante della capitaneria di porto in carica, in quel periodo, Massimo Gasperini che aveva comunicato alla Procura di Trani in data 6.5.2005 la presenza, non solo di una bomba al fosforo di 100 libbre a 30 metri dalla diga “Achille Salvucci”, ma di numerosi proiettili di medio e grosso calibro unitamente a varie cassette di munizioni per le quali la Prefettura di Bari doveva provvedere alla bonifica.

In data 02.01.2006 l’ATI Lucatelli s.r.l., fa richiesta di sospensione del servizio essendo impossibilitata a proseguire avendo individuato una nuova zona particolarmente intasata, detta “zona rossa”, georeferenziata di superficie mq.118.000 circa, in cui si è scoperto una concentrazione subacquea di ordigni esplosivi residuati bellici di vario genere, scaricati in mare nel dopoguerra, di notevole entità, dell’ordine delle centinaia di unità, e, essendo impossibilitata a proseguire se non dopo l’intervento dello SDAI.
Successivamente, in data 02.03.2007, prot. n. 14498 del 15.03.2007, l’ATI Lucatelli, considerando che ad oltre un anno dall’ indagine magnetometrica, lo SDAInon ha proceduto, per carenza di fondi, alla rimozione e brillamento degli ordigni rinvenuti, propone di chiudere l’appalto per l’impossibilità a procedere, senza richiedere maggiori oneri, ma, contabilizzando il servizio svolto sino al momento del rinvenimento della “zona rossa”.

Le “disattenzioni” del sindaco, della giunta e degli uffici comunali sono state tante e nella fretta, dopo aver approvato il progetto definitivo il 25.6.2006; il bando di gara, il disciplinare di gara definitivo e indetto l’appalto integrato in data 17.10.06, hanno dimenticato e ignorato la presenza di bombe sui fondali interessati alla costruzione del nuovo porto.
La fretta è già costata alle casse comunali circa 8 milioni di euro, come risarcimento all’Impresa che, pur avendo vinto una gara d’appalto, non può procedere ai lavori.

Questa è la nostra verità sui lavori del Nuovo Porto di Molfetta e passando la parola al sindaco per smentirci, vogliamo solo ricordargli che un buon amministratore non avrebbe dovuto far partire un bando per l’appalto dei lavori del nuovo porto pur essendo consapevole del rischio di trovare i fondali pieni di bombe.

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