di Rosanna Buzzerio – www.molfettalive.it
E’ la polemica politica ad infuocare la tiepida stagione estiva 2011. Da una parte lo tsunami dei mercati a livello nazionale e internazionale, mentre a livello regionale è sempre una questione economica a tenere testa, quella dei cosiddetti "furbetti del rimborsino”.
E’ stata ribattezzata così la richiesta di rimborso inoltrata da alcuni assessori e consiglieri regionali della precedente e dell’attuale giunta Vendola, all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale che invalida la legge regionale sul taglio del 10% delle indennità in attuazione della Finanziaria 2006. Costo di tale “rimborsino” 63mila euro per ciascun consigliere.
La richiesta è bipartisan vede coinvolti 55 consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione dell’attuale e della precedente legislatura. Due i molfettesi che hanno inoltrato tale richiesta: Antonio Camporeale (Pdl) e Franco Visaggio (I Socialisti).
Non ha presentato la domanda di rimborso l’assessore regionale Guglielmo Minervini, che commenta: «Abbiamo il dovere di fare una scelta politica forte rinunciando al ripristino delle integrazioni. Non è una questione giuridica o formale. La riduzione decisa nel 2006 aveva un senso politico: quello di riequilibrare la nostra indennità a un livello più misurato. La politica non può gestire il dolore sociale, nella fase più acuta della crisi, senza testimoniare in prima persona la misura della sobrietà. Oggi questo bisogno è ancora più accentuato. Per questo credo sia il momento giusto per fare altro. La riduzione del numero dei consiglieri è stato il primo passo. Adesso occorre ridurre la misura sproporzionata dei vitalizi».
Dal canto suo l’attuale consigliere regionale del Pdl, Antonio Camporeale ritiene che «queldiritto al rimborso scaturisce da un ricorso giudiziario che non è stato nemmeno proposto dall’attuale consiglio regionale e riguarda somme che spettavano legittimamente ai consiglieri regionali. Come altri consiglieri sia di maggioranza che di opposizione ho ricevuto un modulo prestampato da compilare.
Ritengo che ci troviamo di fronte a una campagna mediatica tanto demagogica quanto patetica: demagogica perché nessuno spiega che se teoricamente azzerassimo i compensi di tutti i consiglieri regionali non copriremmo nemmeno un centesimo degli sprechi perpetrati in Puglia negli ultimi anni, né risolveremmo i problemi delle famiglie italiane. Ed è patetica perché sullo sfondo di queste inchieste giornalistiche c’è sempre quel sentimento di antipolitica che ora va tanto di moda, un pregiudizio pericoloso che tenta di sostituirsi al giudizio degli elettori, offuscando il ruolo stesso della politica e quindi l’esercizio della democrazia.
Nel caso di Molfetta, all’antipolitica si aggiunge un malcelato rancore politico, il pregiudizio e la frustrazione di qualche giornalista che non perde occasione di aggredire l’avversario con menzogne e attacchi personali che sconfinano nell’insulto».
Vista la congiuntura economica si parla di tagli alla spesa e si chiedono sacrifici ai pensionati. La richiesta del rimborso può sembrare un controsenso…
«I consiglieri regionali – replica Camporeale – in quanto cittadini non sono immuni da quegli stessi sacrifici che colpiscono il resto degli italiani: non è che svolgere il lavoro di politico significhi essere assolti dal pagare le tasse o i ticket sanitari. Detto questo, credo che il dibattito sui costi della politica possa avere una sua credibilità se è la stessa politica a decidere autonomamente come e quanto tagliare, e non un organo esterno ad imporlo illegittimamente.
Tutta questa storia riguarda un diritto soggettivo legittimamente esercitato dai consiglieri regionali per la funzione che svolgono e per il carico di responsabilità e lavoro che spetta loro. Quel diritto è stato riconosciuto da una sentenza della Corte Costituzionale. Insomma, è come se domani i giornali aprissero le loro prime pagine polemizzando con gli insegnanti o i magistrati (categorie di lavoratori sovente oggetto di campagne di stampa denigratorie come accade per gran parte del pubblico impiego) solo perché percepiscono i loro stipendi e non rinunciano a un taglio indiscriminato del 10%.
Tutto questo non ha alcun senso a meno che non si voglia mettere in discussione il ruolo e la funzione della politica».
Alla luce delle polemiche scatenate, ripresenterebbe la domanda per il rimborso?
«Si può pure discutere sull’opportunità di chiedere il rimborso di quelle indennità ingiustamente tagliate, ma sarebbe bene chiarire una cosa: qui non stiamo parlando di somme extra rispetto a quelle che legittimamente spettano ai consiglieri regionali, né stiamo parlando di compensi impropri o aggiuntivi.
Affermare adesso di voler rinunciare a quel rimborso sarebbe un’ipocrisia colossale, un facile giochetto cui non voglio prestarmi. Anche se lo facessi per apparire più simpatico all’opinione pubblica, saprei bene che quella procedura di rimborso andrebbe avanti lo stesso d’ufficio, allora sì che mi sentirei di prendere davvero in giro i cittadini. E poi rinunciare a quelle somme non significa destinarle alle famiglie o alle imprese: quei soldi resterebbero nel bilancio della Regione con il serio rischio di finire nel pozzo senza fondo degli sprechi o di spese clientelari cui ci ha abituati l’amministrazione Vendola».
«Ecco – conclude Camporeale -, il punto è capire quanto di questo dibattito sia alimentato dal qualunquismo o, peggio, dalla strumentalizzazione politica. Quando a salire in cattedra è l’assessore regionale che fino a qualche giorno fa si faceva attendere giù a casa sua da una costosa auto blu, che non molto tempo fa fu duramente criticato per essersi fatto accompagnare con quella stessa auto blu presso la sede del suo partito (quindi non per motivi istituzionali) e che come primo atto da sindaco si raddoppiò lo stipendio, tutto questo diventa ridicolo ancor prima che poco credibile».
Abbiamo posto i medesimi interrogativi anche a Franco Visaggio, consigliere regionale nella passata legislatura per i Socialisti. Siamo in attesa delle sue risposte.