La solidarietà al Comandante dei Vigili Urbani l’abbiamo espressa privatamente, ma non basta. In un momento difficile per Molfetta il “Manifesto finale degli stati generali dell’antimafia” potrebbe essere l’unica risposta possibile per le forze politiche e sociali sane, per un rinnovato impegno civico.
In una città dove “le regole del gioco” spesso e volentieri non sono rispettate e la credibilità di tanti amministratori e uomini politici è in dubbio; dove per “futili motivi” si spara o si inviano in busta proiettili intimidatori; dove ancora oggi si assiste a trasformismi e cambi di casacche di presunti uomini politici; dove fantomatici pentiti del crimine si organizzano in comitati di speranza in barba alle centinaia di donne e uomini da sempre disoccupati e che non hanno mai commesso alcun tipo di reato; in una città che subisce i ritardi della giustizia e a volte l’opaca attività investigativa della Procura di Trani; dove la trasversalità delle responsabilità del degrado morale e politico di ieri e di oggi ha creato l’immobilismo dei partiti di destra e di sinistra; dove l’illegalità diffusa sta dilagando nel pubblico e nel privato;
a che servono i messaggi di solidarietà alle vittime dell’intimidazione quotidiana occulta o palese messa in atto da tanti in questa città da tutte le amministrazioni rosse, bianco-nere o rosa, ha sempre ottenuto il “pass” dell’impunità.
Se c’è qualcuno che riesce ancora ad indignarsi per qualcosa, si mobiliti nel proprio quotidiano, senza delegare a terzi, per realizzare quella piccola rivoluzione morale che solo le singole coscienze potranno guidare.
E se poi qualcuno ne avrà voglia, torniamo intorno ai tavoli con le idee più chiare e rigenerate, ma senza corrotti e corruttori, trasformisti e falsi pentiti.
Matteo d’Ingeo