Non avrei mai scritto Gomorra.

081750899-968b3d08-3e5b-4ce4-bf5d-46bb6e93fecadi Roberto Saviano

Mi ha generato un senso di smarrimento e paura la dichiarazione di voler tutelare la privacy dei boss mafiosi. Molti boss è proprio quando parlano con i familiari che danno ordini di morte. Ed è proprio quando i familiari a loro volta parlano con amici e conoscenti che rendono palesi le volontà di chi è latitante e impartisce ordini. È proprio nei momenti di maggiore intimità che viene fuori la mappatura criminale di un territorio. Addirittura osservando le conversazioni dei figli dei boss sui social network si possono evincere informazioni che probabilmente seguendo altri canali potrebbero sfuggire. Famiglie potentissime che festeggiano compleanni nel chiuso di quattro mura con pochi intimi: significa che non è il momento adatto per esporsi, significa che ci sono problemi sul territorio.

Quando si ha a che fare con le organizzazioni criminali tutto può essere utile per comprenderne i meccanismi. Per questo limitare l'utilizzo delle intercettazioni, renderne più ardua la disposizione e impedire che certe informazioni vengano pubblicate è un grave danno per il contrasto alla criminalità organizzata. Tutelando chi è vicino alle organizzazioni si tutelano indirettamente anche le organizzazioni stesse.

Nella maggior parte dei casi i filoni di indagine maggiori hanno preso le mosse da indagini secondarie che nulla sembravano, a primo acchito, avere a che fare con i reati commessi dalle associazioni mafiose. Quello che c'è da sperare, ora, è che chi fa queste dichiarazioni semplicemente non sappia di cosa sta parlando e non sia in malafede. Non so cosa sia meglio per il Paese, se avere a che fare con incompetenti, i dilettanti dell'antimafia, o con persone che invece agiscono consapevolmente in malafede. Non saprei decidere.

Il rischio che la legge sulle intercettazioni pregiudichi in maniera profonda la libertà di informazione e prima ancora la possibilità di fare indagini adeguate è troppo alto per poter lasciare il dibattito a chi, da una parte e dall'altra, ha solo interesse che la vicenda venga strumentalizzata. Contro il Ddl intercettazioni proposto dal ministro Alfano e in discussione al Senato insorgono magistrati, giornalisti, editori e l'opinione pubblica è divisa, quando non è confusa. Il governo parla di vietare la diffusione delle intercettazioni e del loro contenuto fino all'udienza preliminare, ovvero fino a quando il magistrato competente non abbia formalizzato l'accusa. E nel frattempo cosa possono scrivere i giornalisti? E cosa può sapere l'opinione pubblica? Che si stanno svolgendo indagini? A carico di chi e per che cosa?

La materia è assai vasta per poterne dare una valutazione complessiva, ma se prendiamo il caso del sottosegretario Nicola Cosentino, nessuno avrebbe potuto scriverne perché l'accusa è stata formalizzata solo dopo molto tempo dall'avvio delle indagini. Indagini che peraltro riguardavano illeciti commessi molti anni prima e i cui effetti erano sotto gli occhi di tutti. Poteva esser scritto che era partita una inchiesta dell'Antimafia di Napoli senza però poter indicare le ragioni, a quel punto sarebbe equivalso a non scrivere niente. A oggi non è stata ancora formalizzata una richiesta di rinvio a giudizio, il che significa che se vigesse già la legge in discussione nessuno potrebbe spiegare sui giornali, in modo chiaro, perché Cosentino dovrebbe essere arrestato. Lo stesso vale per la vicenda Bertolaso; nessuno potrebbe spiegare con elementi concreti chi sono Anemone e Balducci.

L'esigenza legittima di dare una misura, di porre un argine alla pubblicazione delle intercettazioni ossia di difendere la regolarità dello svolgimento delle indagini non deve in alcun modo, però, impedire la libertà di raccontare, di informare la gente su quel che sta accadendo. Perché se da un lato è necessario tutelare chi è oggetto di indagini da atteggiamenti giustizialisti o da garantismi pretestuosi, quello che non deve in alcun modo essere limitato è la possibilità di utilizzare tutte le risorse a disposizione degli inquirenti per fare chiarezza.

Ma in realtà questa legge è figlia diretta della logica mediatica. È una verità evidente sino a ora trascurata. Questa legge risponde al meccanismo mediatico che sa bene come funziona l'informazione e ancor più l'informazione in Italia. Pubblicare le intercettazioni soltanto quando c'è il rinvio a giudizio, se da un lato è garanzia per gli indagati, dall'altro genera un enorme vuoto che riguarda proprio quel segmento di informazioni che non possono essere rese di dominio pubblico. Questo sembra essere il vero obiettivo della legge: impedire alla stampa, nell'immediato, di usare quei dati che poi, a distanza di tempo, non avrebbe più senso pubblicare. In questo modo le informazioni veicolate rimarranno sempre monche, smozzicate, incomprensibili.

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Quello che mi sento di dire è che governo, magistratura e stampa, in questa vicenda, dovrebbero trovare un terreno comune di discussione, perché di questo si tratta, di riappropriarsi di un codice deontologico che renda inutile il varo di leggi che limitino la libertà di stampa, di espressione e di ricerca delle informazioni. Non è limitando la libertà di stampa e minacciando l'arresto dei giornalisti che si arriva a creare una regola condivisa. E in questa discussione mi sento profondamente coinvolto perché sotto la legge che si vorrebbe far passare, il mio lavoro e quello di molti miei colleghi sarebbe stato notevolmente più arduo se non, in certe sue fasi, impossibile. Se ci fosse stata questa legge non avrei potuto scrivere intere parti di Gomorra, il cui dialogato talvolta è formato da intercettazioni che ho utilizzato molto prima del rinvio a giudizio e che avevano un valore di inchiesta ancor prima che un valore giudiziario. 

Mostravano come in certe aree d'Italia, in quel caso a Secondigliano, un omicidio venisse definito "pezzo" i politici fossero chiamati "cavallucci" su cui puntare. Ma ancor più importante, perché come ho detto prima non si tratta solo di descrivere un contesto, quello avrei potuto farlo con parole mie, quelle intercettazioni descrivevano come un sindaco avesse partecipato direttamente a un agguato, mostrando, in questo modo, lo stato di salute di un intero Paese.
Nel Ddl intercettazioni è anche inserito un emendamento, la "norma D'Addario" che regolamenta l'uso delle registrazioni. Seguendo quanto prescritto non avrei potuto registrare molte delle testimonianze che ho raccolto senza l'esplicito consenso del mio interlocutore e che ho riportato in Gomorra; testimonianze che di certo non sarebbero rientrate in quelle eccezionalmente fatte per la sicurezza dello Stato. 

Molte vicende non sarebbero mai venute alla luce e benché spesso io abbia omesso i nomi reali e mi sia limitato a raccontare i meccanismi, credo che neppure quello sarei stato in grado di fare, rischiando pene severissime. Quando, non molto tempo fa, ho incontrato un pentito e ho registrato quello che mi ha raccontato, l'ho fatto senza sua autorizzazione e senza sapere quale sarebbe stato l'esito di quell'incontro. Di fatto, se non c'è reato in quello che viene registrato, si rischia molto e questo può pregiudicare anche la lotta alle estorsioni poiché chi ne è vittima e decide di presentarsi microfonato a un colloquio, se l'estorsione non avviene ed è scoperto a registrare, rischia fino a quattro anni di carcere. Tutto questo per dire che togliere la libertà a chi racconta, togliere gli strumenti per capire cosa sta accadendo non è un modo per difendere il diritto delle persone, non è un modo per salvaguardare la privacy.

L'uso delle intercettazioni deve essere regolamentato. Le regole devono essere condivise e affrontate insieme, non imposte. Questa legge rischia di essere, se non verrà profondamente modificata, solo l'affermazione che il potere non può essere raccontato, descritto, ascoltato. In una parola che tutto gli è concesso.

©2010 Roberto Saviano/ Agenzia Santachiara
(http://www.robertosaviano.it/articoli/non-avrei-mai-scritto-gomorra/)

 

Non avrei mai scritto Gomorra.

Di Roberto Saviano

MI HA GENERATO un senso di smar ri mento e paura la dichiarazione di voler tute lare la pri vacy dei boss mafiosi. Molti boss è pro prio quando par lano con i famil iari che danno ordini di morte. Ed è pro prio quando i famil iari a loro volta par lano con amici e conoscenti che ren dono palesi le volontà di chi è lati tante e impar tisce ordini. È pro prio nei momenti di mag giore intim ità che viene fuori la map patura crim i nale di un ter ri to rio. Addirit tura osser vando le con ver sazioni dei figli dei boss sui social net work si pos sono evin cere infor mazioni che prob a bil­mente seguendo altri canali potreb bero sfug gire. Famiglie poten tis sime che fes­teggiano com pleanni nel chiuso di quat tro mura con pochi intimi: sig nifica che non è il momento adatto per esporsi, sig nifica che ci sono prob lemi sul territorio.

Roberto Saviano

Quando si ha a che fare con le orga niz zazioni crim i nali tutto può essere utile per com pren derne i mec ca n ismi. Per questo lim itare l’utilizzo delle inter cettazioni, ren derne più ardua la dis po sizione e impedire che certe infor­mazioni vengano pub bli­cate è un grave danno per il con trasto alla crim i nal­ità orga niz zata. Tute­lando chi è vicino alle orga niz zazioni si tute lano indi ret ta mente anche le orga niz zazioni stesse.

Nella mag gior parte dei casi i filoni di indagine mag giori hanno preso le mosse da indagini sec on darie che nulla sem bra vano, a primo acchito, avere a che fare con i reati commessi dalle asso ci azioni mafiose. Quello che c’è da sper are, ora, è che chi fa queste dichiarazioni sem plice mente non sap pia di cosa sta par lando e non sia in malafede. Non so cosa sia meglio per il Paese, se avere a che fare con incom pe tenti, i dilet tanti dell’antimafia, o con per sone che invece agis cono con­sapevol mente in malafede. Non saprei decidere.

Il ris chio che la legge sulle inter cettazioni pregiu dichi in maniera pro fonda la lib ertà di infor mazione e prima ancora la pos si bil ità di fare indagini adeguate è troppo alto per poter las ciare il dibat tito a chi, da una parte e dall’altra, ha solo inter esse che la vicenda venga stru men tal iz zata. Con tro il Ddl inter cettazioni pro posto dal min istro Alfano e in dis cus sione al Sen ato insor gono mag is trati, gior nal isti, edi tori e l’opinione pub blica è divisa, quando non è con fusa. Il gov­erno parla di vietare la dif fu sione delle inter cettazioni e del loro con tenuto fino all’udienza pre lim inare, ovvero fino a quando il mag is trato com pe tente non abbia for mal iz zato l’accusa. E nel frat tempo cosa pos sono scri vere i gior nal isti? E cosa può sapere l’opinione pub blica? Che si stanno svol gendo indagini? A carico di chi e per che cosa?

La mate ria è assai vasta per poterne dare una val u tazione com p lessiva, ma se pren di amo il caso del sot toseg re tario Nicola Cosentino, nes suno avrebbe potuto scriverne per ché l’accusa è stata for mal iz zata solo dopo molto tempo dall’avvio delle indagini. Indagini che per al tro riguar da vano illeciti commessi molti anni prima e i cui effetti erano sotto gli occhi di tutti. Poteva esser scritto che era par­tita una inchi esta dell’Antimafia di Napoli senza però poter indi care le ragioni, a quel punto sarebbe equiv also a non scri vere niente. A oggi non è stata ancora for mal iz zata una richi esta di rin vio a giudizio, il che sig nifica che se vigesse già la legge in dis cus sione nes suno potrebbe spie gare sui gior nali, in modo chiaro, per ché Cosentino dovrebbe essere arrestato. Lo stesso vale per la vicenda Berto­laso; nes suno potrebbe spie gare con ele menti con creti chi sono Anemone e Balducci.

L’esigenza legit tima di dare una misura, di porre un argine alla pub bli cazione delle inter cettazioni ossia di difend ere la rego lar ità dello svol gi mento delle indagini non deve in alcun modo, però, impedire la lib ertà di rac con tare, di infor mare la gente su quel che sta acca dendo. Per ché se da un lato è nec es sario tute lare chi è oggetto di indagini da atteggia menti gius tizial isti o da garan tismi pretes tu osi, quello che non deve in alcun modo essere lim i tato è la pos si bil ità di uti liz zare tutte le risorse a dis po sizione degli inquirenti per fare chiarezza.

Roberto Saviano

Ma in realtà questa legge è figlia diretta della log ica medi at ica. È una ver ità evi dente sino a ora trascu rata. Questa legge risponde al mec ca n ismo medi atico che sa bene come fun ziona l’informazione e ancor più l’informazione in Italia. Pub bli care le inter cettazioni soltanto quando c’è il rin vio a giudizio, se da un lato è garanzia per gli inda gati, dall’altro gen era un enorme vuoto che riguarda pro­prio quel seg mento di infor mazioni che non pos sono essere rese di dominio pub blico. Questo sem bra essere il vero obi et tivo della legge: impedire alla stampa, nell’immediato, di usare quei dati che poi, a dis tanza di tempo, non avrebbe più senso pub bli care. In questo modo le infor mazioni veico­late rimar ranno sem pre monche, smozzi cate, incomprensibili.

Quello che mi sento di dire è che gov erno, mag i s tratura e stampa, in questa vicenda, dovreb bero trovare un ter reno comune di dis cus sione, per ché di questo si tratta, di riap pro pri arsi di un codice deon to logico che renda inutile il varo di leggi che lim itino la lib ertà di stampa, di espres sione e di ricerca delle infor­mazioni. Non è lim i tando la lib ertà di stampa e minac ciando l’arresto dei gior­nal isti che si arriva a creare una regola con di visa. E in questa dis cus sione mi sento pro fon da mente coin volto per ché sotto la legge che si vor rebbe far pas sare, il mio lavoro e quello di molti miei col leghi sarebbe stato notevol mente più arduo se non, in certe sue fasi, impos si bile. Se ci fosse stata questa legge non avrei potuto scri vere intere parti di Gomorra, il cui dialogato tal volta è for mato da inter cettazioni che ho uti liz zato molto prima del rin vio a giudizio e che ave vano un val ore di inchi esta ancor prima che un val ore giudiziario.

Mostra vano come in certe aree d’Italia, in quel caso a Sec ondigliano, un omi­cidio venisse definito “pezzo” i politici fos sero chia mati “cav al lucci” su cui puntare. Ma ancor più impor tante, per ché come ho detto prima non si tratta solo di descri vere un con testo, quello avrei potuto farlo con parole mie, quelle inter­cettazioni descrive vano come un sin daco avesse parte ci pato diret ta mente a un agguato, mostrando, in questo modo, lo stato di salute di un intero Paese.
Nel Ddl inter cettazioni è anche inser ito un emen da mento, la “norma D’Addario” che rego la menta l’uso delle reg is trazioni. Seguendo quanto pre scritto non avrei potuto reg is trare molte delle tes ti mo ni anze che ho rac colto senza l’esplicito con­senso del mio inter locu tore e che ho ripor tato in Gomorra; tes ti mo ni anze che di certo non sareb bero rien trate in quelle eccezional mente fatte per la sicurezza dello Stato.

Molte vicende non sareb bero mai venute alla luce e benché spesso io abbia omesso i nomi reali e mi sia lim i tato a rac con tare i mec ca n ismi, credo che nep­pure quello sarei stato in grado di fare, rischi ando pene sev eris sime. Quando, non molto tempo fa, ho incon trato un pen tito e ho reg is trato quello che mi ha rac con tato, l’ho fatto senza sua autor iz zazione e senza sapere quale sarebbe stato l’esito di quell’incontro. Di fatto, se non c’è reato in quello che viene reg is­trato, si rischia molto e questo può pregiu di care anche la lotta alle estor sioni poiché chi ne è vit tima e decide di pre sen tarsi micro fonato a un col lo quio, se l’estorsione non avviene ed è scop erto a reg is trare, rischia fino a quat tro anni di carcere. Tutto questo per dire che togliere la lib ertà a chi rac conta, togliere gli stru menti per capire cosa sta acca dendo non è un modo per difend ere il diritto delle per sone, non è un modo per sal va guardare la privacy.

L’uso delle inter cettazioni deve essere rego la men tato. Le regole devono essere con di vise e affrontate insieme, non imposte. Questa legge rischia di essere, se non verrà pro fon da mente mod i fi cata, solo l’affermazione che il potere non può essere rac con tato, descritto, ascoltato. In una parola che tutto gli è concesso.

©2010 Roberto Saviano/ Agen zia Santachiara

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