Nicola Gratteri all’Antimafia: ”Minacce e disegni di delegittimazione per indebolirmi”

“Alcune volte abbiamo ascoltato di gente che diceva ‘dobbiamo ammazzare Gratteri’, ‘Gratteri è un morto che cammina’ e altro. Ci sono anche disegni di delegittimazione per indebolirmi mediaticamente o fare dossieraggio su di me, alcuni media provano a farlo”. Così il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ieri in audizione presso la Commissione parlamentare antimafia, ha parlato delle numerose minacce e calunnie volte a delegittimare il proprio operato.
Da quando è arrivato a dirigere la Procura di Catanzaro ha segnato una svolta (“Ho trovato un arretrato di fascicoli fermi da 16 anni, in un anno ho ridotto gli arretrati di 14 anni, sono venuti a lavorare anche di sabato e domenica”) e forse anche in questo nuovo cambio di passo si nascondono i motivi per cui, ancora una volta, Gratteri si trova al centro del mirino. “Ci sono delle persone che abbiamo indagato che sono molto, ma molto preoccupate della mia presenza a Catanzaro, di questa nuova gestione”.
Negli ultimi mesi le intimidazioni e le delegittimazioni via stampa sono state ancora più presenti, in un vero e proprio attacco senza sosta (“Hanno detto le cose più assurde del mondo su di me”) proveniente da “strutture e giornali on line che scrivono cose inesistenti”. Il magistrato calabrese è sempre riuscito ad andare oltre. “Ho le spalle larghe e sono allenato da più di 30 anni a tenere botta – ha aggiunto – Il mio obiettivo è fare bene il mio lavoro e ho l’onore di dirigere una procura con magistrati superiori alla media e grandi investigatori”.

Spreco di scorte
In virtù di quelle minacce ricevute a Gratteri è stato aumentato il livello di scorta fino al primo livello, con l’arrivo di auto blindate. Ciò è stato possibile in particolare per “la sensibilità e il senso dello Stato del capo della polizia”.
Perché in questi mesi, da parte delle istituzioni, non sono mancate le contraddizioni. Basti pensare all’auto assegnata dal Ministero, per la scorta, a cui si era anche rotto il motore. Un vero e proprio paradosso, specie se si considerano le spese che vengono effettuate proprio per garantire il servizio scorta.
“Purtroppo in Italia si abusa di scorte e tutele ma io so quanto costano. – ha detto Gratteri – Io, infatti, cerco di tornare a casa presto, mangio in stanza d’albergo e non vado in ristoranti. Se uno ha paura di essere ammazzato la domenica non va allo stadio e lunedì fa interrogatori al carcere. La credibilità passa anche dai dettagli”.

Il processo Rinascita-Scott
Uno dei temi principali affrontati durante l’audizione ha riguardato l’inchiesta “Rinascita-Scott”, ormai prossima alla conclusione delle indagini, che nel dicembre scorso ha letteralmente messo in ginocchio la ‘Ndrangheta vibonese con oltre 300 arresti, e che ha svelato una serie di rapporti istituzionali e massonici da parte del potente clan dei Mancuso. Proprio per questo motivo si è manifestata l’urgente necessità di trovare un’aula consona alla celebrazione dell’udienza preliminare e del processo che verrà.
E’ notizia di oggi che il processo sarà celebrato a Catanzaro in una tensostruttura installata nei pressi del carcere del capoluogo calabrese, in attesa che l’aula bunker, capace di ospitare mille persone, venga realizzata nelle adiacenze del Tribunale per i Minorenni. Una decisione che è stata presa stamattina nel corso di una conferenza permanente del distretto con il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Intracaso, il procuratore generale facente funzioni, Beniamino Calabrese, e il nuovo presidente del Tribunale, Rodolfo Palermo. Presente anche il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico.
Proprio Gratteri, che più volte aveva manifestato l’importanza di celebrare questo processo sul suo territorio calabrese, ieri aveva denunciato le lungaggini per giungere ad una soluzione. “Avevo chiesto che ci prestassero quella utilizzata in Emilia Romagna per il processo Aemilia – ha detto Gratteri – ma al ministero mi hanno detto che non era possibile perché avrebbero potuto lanciare una bomba con i droni, ma secondo la mia esperienza dico che la ‘Ndrangheta non è l’Isis che lancia bombe. E poi sono intercettabili e ci sono dissuasori”. E così si è andati avanti per oltre un anno e mezzo.
Per fortuna si è scongiurato il rischio di svolgere il processo a Palermo, Napoli o Roma. E nelle ultime 48 ore si è giunti ad una soluzione. “Due giorni fa – ha raccontato il magistrato – ho avuto un incontro con il ministro della Giustizia, abbiamo parlato più di un’ora e gli ho premesso che ricordavo bene quando aveva raccomandato ai suoi collaboratori di stare vicini alla procura di Catanzaro, ma gli ho detto che invece non ci hanno ascoltato: dal discorso dell’aula bunker, al problema della sezione di polizia giudiziaria visto che a Catanzaro abbiamo 18 ufficiali in meno di polizia giudiziaria”. Ha poi continuato: “Il ministro si è dimostrato dispiaciuto, ha convocato i suoi collaboratori e nelle ultime 48 ore è successo il finimondo al ministero. E’ stata convocata la protezione civile e pare sia disponibile a montare le tende al carcere di Catanzaro Siano per fare l’udienza preliminare in questa tendostruttura”. Una soluzione provvisoria, come detto in precedenza, aspettando l’Aula bunker.

“La madre di tutte le riforme è quella del Csm”
Altro argomento affrontato ha riguardato anche l’imminente riforma del Csm. Secondo Gratteri si tratta della “mamma di tutte le riforme”. La sua idea sul punto è semplice: “Creare un sistema tale per cui le correnti o sindacati abbiano meno poteri”. “Se è necessario si cambi anche la Costituzione”, ha aggiunto il procuratore, che poi ha sottolineato la necessita di prevedere “collegi come quelli per il parlamento europeo, per macro-aree: si eliminano i magistrati con arretrati spaventosi, con procedimenti penali e disciplinari e poi si sceglie a sorteggio”.

Il sovraffollamento delle carceri
Il magistrato calabrese è anche intervenuto sul problema del sovraffollamento delle carceri. A suo modo di vedere si poterebbe risolvere con la costruzione di “quattro carceri da 5mila posti”. “E’ possibile che non si possano costruire quattro carceri? – ha continuato – Così si finisce di parlare di affollamento, di amnistia, di indulto. Quando saremo un Paese che non vive ogni giorno di emergenza?”. Parlando sempre delle carceri, il procuratore capo di Catanzaro ha anche ricordato che nei mesi passati, prima che ci fosse il problema della rivolta nelle carceri, si fece una riunione alla “procura nazionale Antimafia e c’erano anche il direttore del Dap e il suo vice per parlare della situazione delle carceri, varie ed eventuali”. Per risolvere il problema dei detenuti e dei cellulari, infine, Gratteri ha proposto: “Perché non mettiamo inibitori? Il direttore del Dap mi chiese come avrebbe fatto poi a comunicare con la polizia penitenziaria – ha raccontato il procuratore – Io ho risposto che la penitenziaria può comunicare come comunicava anni fa: in ogni corridoio c’è un telefono e chiama”. “Con gli inibitori di telefonini” si risolverebbe il problema.

fonte: Davide de Bari – www.antimafiaduemila.com

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