Nell’arsenale segreto di De Benedictis anche le armi rottamate

Armi che erano state sequestrate dalle forze dell’ordine e risultavano rottamate sono state trovate nell’arsenale dell’ex giudice Giuseppe De Benedictis. La scoperta risale a quasi un anno fa. E dopo gli accertamenti da parte dei periti, oggi risulta nero su bianco negli atti che la Procura di Lecce ha depositato nel processo all’ex magistrato, all’imprenditore andriese Antonio Tannoia e al caporal maggiore dell’Esercito, Antonio Serafino, che ricomincerà il 28 giugno. Serafino ha chiesto e ottenuto di patteggiare la pena, mentre De Benedictis e Tannoia saranno giudicati con il rito abbreviato. Il processo è dei più delicati perché molto alte sono le pene per i reati contestati (detenzione abusiva di armi, anche da guerra, e ricettazione), come d’altronde sapeva bene lo stesso giudice. Che in un’intercettazione dell’inverno 2020 diceva proprio a Serafino: « Qua rischiamo vent’anni » .
 
Distrutte solo sulla carta
E se una parte di quell’inchiesta è già a processo, restano ancora molti interrogativi da sciogliere in relazione al modo in cui De Benedictis e altri collezionisti baresi si procuravano le armi. Uno dei nodi più inquietanti della vicenda è quello relativo ai pezzi che risultano rottamati e invece sono stati trovati nello scantinato della villa ad Andria che Tannoia aveva messo a disposizione del magistrato. C’è per esempio una pistola semiautomatica Beretta calibro 7.65 con matricola, che dalla consultazione della banca dati interforze risulta acquistata nel 1970 da un privato, poi passata al figlio e quindi ceduta e rottamata nel 2008. Poi un’altra pistola, sempre Beretta ma calibro 9 corto, sequestrata a Bari nel 2005 a un pregiudicato arrestato per rapina e che risulta distrutta nel dicembre 2008. Ancora: una pistola a tamburo di cui le forze dell’ordine sono venute in possesso dopo la morte del proprietario e una semiautomatica calibro 9 parabellum sequestrata a un pregiudicato, la prima rottamata nel 2014, la seconda nel 2006. Almeno sulla carta.
 
Le perizie del passato
Altre anomalie, evidenziate dalla Squadra mobile di Bari alla Procura di Lecce, riguardano armi trovate nella disponibilità di De Benedictis e sulle quali risulta che in passato erano stati effettuati accertamenti balistici. Per esempio una Zcz modello 9 passata nelle mani dei periti nel 2006, una semiautomatica calibro 9 su cui le verifiche erano state fatte addirittura nel 1998, le canne di due pistole sequestrate nel 2004. Ancora più singolare è il fatto che una Beretta 7,65 con matricola abrasa è stata riconosciuta da un poliziotto, come l’arma sulla quale erano stati effettuati specifici accertamenti nel 2017 nell’ambito di un’inchiesta della Direzione investigativa antimafia di Bari. Di quella pistola esiste anche un ordine di distruzione, firmato proprio dall’allora gip De Benedictis, e a seguire un verbale di consegna da parte della polizia all’Ufficio corpi di reato del tribunale. Come sia possibile che la stessa arma, dopo quattro anni sia stata trovata nella disponibilità del giudice è difficile ricostruirlo.
 
«Quello me lo frego»
In alcune conversazioni intercettate nell’ambito dell’inchiesta salentina, in realtà, c’è una traccia di cosa potrebbe essere avvenuto. Nell’autunno 2020 Serafino chiedeva «Non ti è capitato niente ultimamente? », e il magistrato: «Ieri hanno fatto un bel sequestro, hanno preso 5- 6 Smith Wesson, una 57, in una casa… » . « E non si può prendere niente? » . « Che ieri le hanno prese… Fino a che arriveremo a prenderle passeranno tre- quattro anni, fino a processo, il sequestro… tre mitragliette, due skorpion » . « Di chi erano? » . « Di tre fessi che adesso stanno in galera, tre mitragliette di cui due skorpion 7,65, più una con il silenziatore. E giuro che almeno il silenziatore me lo devo fregare » . Nel settembre 2020, invece, De Benedictis faceva riferimento a un fucile calibro 12, appartenente a una persona deceduta e che avrebbe dovuto essere distrutto ma sul quale — stando alle promesse ricevute — avrebbe potuto mettere le mani.

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