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L'Alessandro Primo, nave cisterna per prodotti chimici, varata nel 1983, battente bandiera italiana e proprietà del gruppo Trasmare. Affondò il primo febbraio 1991 al largo di Molfetta con un carico di 3.550 tonnellate di rifiuti tossici (dicloretano e acrilonitrile) prodotti dall'Enichem, di cui solo alcuni furono recuperati dopo l'incidente. Proveniva da Gela in Sicilia ed era in viaggio verso Ravenna. L'affondamento provocò un inquinamento chimico nelle acque circostanti. E' stato documentato come negli ultimi decenni la Enichem abbia scaricato tonnellate di rifiuti tossici prodotte dal suo stabilimento di Manfredonia nel litorale garganico.
Le cause dell'affondamento sono state attribuite dall’autorità marittima ad «imperizia» del Comandante, mentre i dati tecnici consentirebbero di affermare che la stabilità della nave fosse tale che essa era predisposta alla possibilità di «ingavonamento» e, comunque, la causale del sinistro non potrebbe farsi dipendere dalla sola imperizia del comandante.
E' vero che la barca non fu affondata per imperizia del Comandante.
Lì il trasporto fu organizzato in modo rocambolesco.
Il comandante era un vecchio lupo di mare molfettese che conosceva quella zona e quei fondali come le sue tasche, il mare era la sua ragione di vita e non lo avrebbe mai violato come si insinua. Durante l'incidente mise in salvo tutto il suo equipaggio. altro che imperizia!!!!!!!!!!