Arrestato nell’inchiesta sul “Sistema Trani”, è stato condannato in primo grado a 16 anni – fonte: Chiara Spagnolo – quotidiano.repubblica.it
Ha chiesto di poter rientrare in servizio come magistrato Michele Nardi, l’ex giudice di Trani arrestato nel 2019 e condannato a 16 anni e 9 mesi per corruzione in atti giudiziari in concorso con l’ex pm Antonio Savasta. Lo ha chiesto al Csm, il Consiglio superiore della magistratura, che teoricamente potrebbe anche consentirgli di farlo, reintegrandolo nell’incarico che ricopriva al momento dell’arresto: sostituto procuratore a Roma. Il suo ritorno in Procura, in astratto, è possibile, considerato che il processo a suo carico non è ancora chiuso e con esso resta aperto anche il procedimento disciplinare avviato su proposta della Procura generale della Corte di cassazione. A meno che, nel frattempo, il Consiglio non porti a termine un altro procedimento disciplinare, legato al processo per calunnia nei confronti delle colleghe Maria Grazia Caserta e Margherita Grippo e dell’avvocato Michele Laforgia. La condanna a un anno e sei mesi è ormai definitiva e quindi il magistrato potrebbe essere destituito.
Nardi — così come il presunto complice Savasta — subito dopo l’arresto in carcere del gennaio 2019 fu sospeso in via cautelare e successivamente fu avviato a suo carico il procedimento disciplinare. A marzo dello stesso anno Savasta presentò le dimissioni dalla magistratura. Dopo aver iniziato un percorso di collaborazione con la Procura di Lecce fu posto agli arresti domiciliari, dove si trova tuttora per scontare la condanna a dieci anni. Savasta all’epoca scelse di essere giudicato con il rito abbreviato. E come lui, altri quattro presunti complici: Luigi Scimè, l’ex collega pm a Trani (condannato a 4 anni), gli avvocati Ruggiero Sfrecola e Giacomo Ragno (4 anni per il primo e 2 anni e 8 mesi per il secondo) e l’immobiliarista barlettano Luigi D’Agostino (4 anni). Con il rito ordinario furono giudicati invece Nardi (condannato a 16 anni e 9 mesi), il poliziotto Vincenzo Di Chiaro ( 9 anni e 7 mesi), l’avvocatessa Simona Cuomo ( 6 anni e 4 mesi), Savino Zagaria (4 anni e 4 mesi) e Gianluigi Patruno (condannato a 5 anni e 6 mesi).
Per l’intera vicenda giudiziaria Nardi non fece mai alcuna ammissione. Anzi, continuò ostinatamente a proclamarsi innocente nell’udienza preliminare e nel successivo processo e, soprattutto, non manifestò mai la volontà di abbandonare la toga. Nel frattempo il Consiglio superiore della magistratura ha avviato nei suoi confronti un procedimento disciplinare e disposto la sospensione dalle funzioni. Nel giugno 2020 Nardi aveva ottenuto di poter lasciare il carcere e, dopo la fine del processo ( concluso con la condanna a 16 anni e 9 mesi), la Cassazione ha revocato anche gli arresti domiciliari ritenendo ormai cessate le esigenze cautelari.
L’ex giudice, che per i magistrati di Lecce era il perno del cosiddetto “Sistema Trani”, è dunque un uomo libero. E mentre si prepara ad affrontare il secondo grado di giudizio (con l’obiettivo primario di minare la credibilità del grande accusatore, Flavio D’Introno), ha chiesto al Csm la revoca della misura cautelare disciplinare. Il processo disciplinare è attualmente sospeso, in attesa della definizione di quello penale con tutti i tre gradi di giudizio. Della vicenda si occuperà la commissione disciplinare a fine gennaio.