
Ad Angelo Balzano la Procura di Trani contesta di aver intascato soldi dai pazienti per garantire loro una corsia preferenziale nelle visite, eseguite peraltro negli ambulatori dell’ospedale – fonte: Isabella Maselli – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Si è avvalso della facoltà di non rispondere il cardiologo dell’ospedale di Molfetta Angelo Balzano, 54 anni, in carcere dal 7 febbraio con le accuse di concussione, corruzione, peculato e truffa. Al medico la Procura di Trani contesta di aver intascato soldi dai pazienti per garantire loro una corsia preferenziale nelle visite, eseguite peraltro negli ambulatori dell’ospedale senza che le prenotazioni passassero dal cup.
Il dottor Balzano, assistito dagli avvocati Andrea Moreno e Alessandro Iacobellis, ieri mattina davanti al gip Ivan Barlafante che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti, ha deciso di tacere, riservandosi di rendere interrogatorio nei prossimi giorni.
Stando alle indagini dei carabinieri del Nas di Bari, coordinate dai pm di Trani Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, tra agosto e novembre 2024 avrebbe ottenuto complessivamente 630 euro in sei visite ad altrettanti pazienti (circa 100 euro per ogni visita) e anche una busta di datteri di mare. Soldi che, ipotizzano gli inquirenti, sarebbe serviti per assicurare quei pazienti di saltare le liste d’attesa. Per i suoi parenti, poi, ma anche per amici e familiari di colleghi, le prestazioni sarebbero state gratuite, ma fatte utilizzando strutture e attrezzature della Asl: da qui l’accusa di truffa e peculato per 1.163 euro, pari al valore degli accertamenti diagnostici eseguiti tra elettrocardiogramma ed ecodoppler. Da fine estate i militari hanno verificato – anche grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, audio e video – che Balzano usava le attrezzature e i macchinari ospedalieri per effettuare esami, di fatto creando «un sistema parallelo rispetto al meccanismo di prenotazione ordinario». In sostanza appuntamenti paralleli rispetto alle liste ufficiali del Cup della Asl.
Ci sarebbero stati anche pazienti privilegiati a cui veniva riservata una corsia preferenziale. Si sarebbe trattato, in questi casi, di colleghi ed amici che, quando avevano bisogno, si rivolgevano direttamente al professionista che subito si adoperava per eseguire le prestazioni durante l’orario di servizio, utilizzando sempre la strumentazione dell’ospedale. Dopo aver intuito di essere sotto indagine, lo specialista avrebbe anche tentato di inquinare le prove, suggerendo ad alcuni dei pazienti dai quali aveva intascato indebitamente il denaro, le risposte da fornire ai carabinieri che li avevano convocati in caserma. Da qui il pericolo di inquinamento probatorio, esigenze cautelari evidenziata dal giudice nel provvedimento che nei giorni scorsi ha portato il professionista in cella.