Molfetta si candida a “Capitale della cultura dell’illegalità 2022?”

Il sindaco Tommaso Minervini, e i suoi compagni di viaggio del “NOI”, continuano a mistificare la realtà promuovendo e rappresentando artificiosamente una Molfetta qualitativamente vivibile e la candidano a “Capitale della Cultura 2022”.  Purtroppo il loro sogno è il frutto di una vergognosa ubriacatura. Forse frequentano troppo i “chiringuitos”, o i locali dell’effimera movida dei loro amici, e alzando il gomito si inebriano di mania di grandezza perdendo il contatto della realtà che, purtroppo, ci racconta altro.

La quotidianità che viene percepita fuori dal “Palazzo” è diversa dalla narrazione, a volte grottesca, che Minervini ripropone spesso con i suoi comizi di propaganda, quasi giornalieri, e che hanno avuto la loro massima diffusione specialmente durante la propaganda elettorale del suo candidato alla regione. Ebbene, Sindaco, da quest’altra parte della barricata i cittadini hanno una percezione diversa della città.

Lasciando da parte i giudizi sul “circo mediatico” dello sviluppo economico e turistico della città, soffermiamoci sulla percezione della vivibilità, sicurezza e della cultura della legalità nella nostra città. Mentre lei studia, stando seduto dietro la scrivania, i compiti da impartire al suo “condottiero”, che deve andare in regione a rastrellare fondi da far confluire nelle casse comunali, la città brucia. Sta bruciando un po’ la volta e cittadini inermi, quartiere dopo quartiere, assistono sbigottiti alla distruzione delle loro auto. Non sappiamo quanti di loro denunciano l’accaduto per dolo, perché malconsigliati non vogliono perdere quel minimo risarcimento dalle assicurazioni se si accerta il famoso “corto circuito”. Ma anche se fosse così, gli incendi avvengono e qualcuno deve farsi carico di scoprire l’autore, sperando che ci siano sempre solo danni materiali.

I cittadini hanno diritto di sapere se nella loro città, ci sono piromani seriali, piromani d’occasione o di emulazione; se gli incendi d’auto sono atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se a Molfetta, e nelle città limitrofe, siano in atto operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse. Probabilmente potrebbero esserci anche altre possibilità di lettura dei fenomeni ma, almeno, troviamone una di soluzioni perché, 360 auto bruciate in dodici anni, di cui 23 solo quest’anno, vuol dire che 360 famiglie hanno avuto un danno economico, oltre allo stress e la paura che queste situazioni possono generare.

Questa amministrazione, oltre a raccontarci la storiella della “città vivibile” (e quindi sicura), non ha fatto nulla per attivare canali istituzionali per cominciare ad affrontare il problema, almeno noi poveri mortali non abbiamo mai letto atti ufficiali.

Anzi, ha fatto di peggio; l’unico strumento che metteva intorno allo stesso tavolo istituzioni e cittadinanza attiva per monitorare la città, e proporre soluzioni, era il “Comitato Comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali”. Ho detto “era” perché questo organismo istituzionale è stato “silenziato” e “imbavagliato” e non è stato più convocato dall’11 giugno 2019. E’ anche questo il motivo per cui mi sono dimesso dalla carica di vice presidente del Comitato. Ma l’inerzia di quest’organismo, nonostante le proposte avanzate dal “Liberatorio Politico”, non ha prodotto neanche l’avvio di un confronto. Pensate che al primo punto delle dieci proposte c’era una proposta che riguardava proprio il problema degli incendi notturni.

Si proponeva il prolungamento dell’orario di servizio della Polizia Municipale fino alle ore 24 e il pattugliamento nelle ore notturne di Carabinieri e Guardia di Finanza, in coordinamento con le società di vigilanza privata. Questo è il minino che un sindaco possa prevedere come prevenzione. Invece l’amministrazione ha pagato anche per quest’estate due guardie giurate per vigilare sull’accesso alla Muraglie del Centro Antico, lasciando passare solo gli avventori di un locale privato. Quei soldi potevano benissimo essere spesi per vigilare un territorio più vasto periferico e privo di videosorveglianza. Perché c’è da dire anche questo, che i piromani si sono fatti furbi e cercano di colpire nei territori dove non c’è videosorveglianza, anche nelle ore serali e non più notturne.

Altri sindaci, a noi vicini territorialmente, hanno chiesto al Prefetto di Bari la convocazione del “Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza”, proprio per “la preoccupante recrudescenza di episodi criminali, caratterizzati da ripetuti incendi ai danni di autovetture”. Invece il nostro sindaco, pur di mantenere la falsa immagine della città che sta narrando, non ha avanzato alcuna richiesta in tal senso.

Eppure si tenga conto che Molfetta non ha solo il problema dei roghi notturni ma anche il ritorno dello spaccio di droga; l’occupazione abusiva di suolo pubblico da parte di commercianti pregiudicati; la confisca di beni appartenenti a famiglie criminali che in questi anni hanno operato in attività illecite come usura, racket e spaccio di stupefacenti; imprenditori nati dal nulla che, con prestanome di importanti famiglie criminali molfettesi, sono quasi gli unici che ottengono licenze edilizie dal comune di Molfetta; abbiamo avuto un’assessora moglie di un pericoloso pregiudicato bitontino; il sindaco stesso ha ospitato nella sua lista una parente dell’assassino del sindaco Carnicella; quasi ogni giorno c’è un furto d’auto, ci sono furti d’appartamento e di prodotti agricoli; la presenza di microcriminalità che esplode, in varie parti della città, fuochi d’artificio non autorizzati; episodi di bullismo in aumento specialmente tra adolescenti; proprietari che fittano in maniera anomala i loro locali a gruppi di giovani che arrecano disturbo ai condomini che gli ospitano senza alcun controllo da parte delle istituzioni;  e poi ci sono gli attentati dinamitardi, veri e propri atti intimidatori i cui esecutori, ed eventuali mandanti, non hanno ancora un volto e un nome.

Insomma, i motivi ci sono per chiedere la convocazione di un “Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza” o, in subordine un Consiglio Comunale monotematico, aperto ai cittadini, per discutere sulle cose da fare e contrastare l’attuale situazione in merito alla sicurezza, microcriminalità e illegalità diffusa. Se non le riesce di organizzare questi incontri, caro sindaco, candidi Molfetta a “Capitale della cultura dell’illegalità 2022“, sicuramente ci riuscirà, perché ha tutte le carte in regola.

#iononcistomolfetta

di Matteo d’Ingeo

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