MOLFETTA: Il centro chiude per crisi. Negozianti ormai allo stremo

Affitti altissimi, concorrenza impari, incassi ai minimi storici: Corso Umberto non è più la via dello shopping

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di Lucrezia d’Ambrosio (www.lagazzettadelmezzogiorni.it/…)

Corso Umberto, il salotto buono della città, la via dello shopping chiude. Perde pezzi. Anzi negozi. Per il momento riescono a sopravvivere ancora solo alcuni irriducibili, «ma stiamo arrancando» confessano, e i negozi in franchising.

Funzionano, ma resta da capire quanto continueranno a reggere, i cosiddetti negozi «pronto moda», quelli dove è possibile acquistare cappotti a quindici euro. In difficoltà anche i negozi gestiti dai cinesi. Nel frattempo corso Umberto è un susseguirsi di serrande abbassate e di cartelli, che il sole ha già sbiadito, su cui è ancora possibile leggere «Affittasi». Per qualcuno la fine del «corso», come via dello shopping, era segnata. In qualche modo era solo una questione di tempo. Per altri si sarebbe potuta evitare. Ma ormai il coma è profondo e solo un miracolo potrebbe rimettere a posto le cose. Troppo tardi anche per la creazione di un ipermercato all’aperto. Se ne parlava già otto anni fa, forse più. Ora, l’opinione è pressoché comune tra gli operatori del settore, non servirebbe a nulla. Le abitudini dei residenti sono cambiate. La rivoluzione «anti-culturale» dello shopping è in stato avanzato e non è davvero possibile tornare indietro.

Perché hanno chiuso i negozi del centro cittadino e perché continuano a chiudere? Qualche commerciante accetta di rispondere. Ma non vuole che si faccia il suo nome. «E’ vero – dice – è anche colpa della crisi economica che ha colpito tutte le famiglie. Si compra ciò che è necessario si spende meno per ciò che viene considerato superfluo. Di un accessorio moda o di un paio di scarpe in più si può anche fare a meno in un momento di difficoltà economica. Ma ci sono altre verità che non possono essere taciute. Qui si continua a chiudere anche perché gli affitti dei locali sono altissimi. Per cinquanta, sessanta metri quadrati – ci spiega – si arrivano a pagare anche milleduecento euro, anche di più. A questa somma vanno ad aggiungersi le imposte comunali. Se sei al centro paghi di più già per un’abitazione, mi riferisco ad esempio alla spazzatura, e se sei un commerciante paghi ancora di più. E poi ci sono i costi dei dipendenti, per chi se li può ancora permettere, e poi tutte le tasse. A conti fatti solo per alzare e abbassare la serranda del negozio tutti i giorni in cui è consentito al giorno devi registrare un ricavo, non un incasso, che supera i duecento euro al giorno. Ed è una impresa difficile».

E la concorrenza dei centri commerciali? «Non è il caso di conservarla. Perché qualcuno dice che in fin dei conti hanno portato ricchezza dando posti di lavoro. A quale prezzo, a chi, con quali formule contrattuali, poi nessuno se lo chiede. Per anni ci hanno raccontato la favola dell’ipermercato all’aperto. Sono stati anche stanziati soldi per realizzarlo. Ma non si è fatto niente e comunque senza interventi concreti anche da parte dell’autorità comunale non si può fare niente».

Duro il commento dell’avvocato Raffaella Altamura, responsabile di Confesercenti. «Sono anni che ripetiamo le stesse cose – dice – e ogni anno il numero delle partita IVA che vengono cancellate aumenta. Il commercio a Molfetta sta morendo. La crisi attraversa un po’ tutti i settori merceologici. Le promesse, gli incontri, i progetti, quando realizzati, non hanno portato a nulla. La gente non compra, non spende. Soprattutto esce dal centro cittadino per andare a riversarsi nei centri commerciali. Quando abbiamo lanciato l’allarme, qualche anno fa, pronosticando quanto sarebbe accaduto nessuno ci ha dato ascolto. Adesso basta guardarsi intorno. Molfetta, il centro di Molfetta, è una desolazione. I commercianti sono rimasti in pochi e fanno i salti mortali per restare aperti e questo senza l’aiuto concreto di nessuno». E nella città degli affitti altissimi, dei centri commerciali (che continuano a registrare il pieno tutti i giorni) e dei negozi «storici» che continuano a chiudere, sono in difficoltà anche i negozianti cinesi. «Mio nipote – dice la signora Maria, che è cinese ma si fa chiamare così, ed è commerciante anche lei – ha dovuto chiudere e adesso vende nei mercati settimanali. Qui tutti vogliono sconti. Ma gli affitti sono alti e non si riesce ad arrivare a fine mese».

2 Risposte a “MOLFETTA: Il centro chiude per crisi. Negozianti ormai allo stremo”

  1. Tra le misure di mitigazione della concorrenza tra il commercio cittadino e quello del grandi Centri  Commerciali, sin dall'epoca della Amministrazione Tommaso Minervini ed in conformità con la legge regionale di riferimento, fu individuata la realizzazione di garage sotterranei. In particolare quello individuato, in accordo con le Associazioni di categoria dei commercianti, in via Giovinazzo altezza case comunali, fu, successivamente  finanziato e furono versate somme dai promotori della Mongolfiera, unitamente al progetto edilizio. L'opera, a costo zero per il Comune, non è stata mai realizzata !
    Leggo che gli incontri con le Associazioni di categoria, frequentissimi un tempo, sono sospesi. Questo è male per  IL COMMERCIO, materia viva ed utile in  ogni città, le cui trasformazioni  ed esigenze sono note soltanto alle Associazioni.

  2. be se per ogni capo si vogliono guadagnare, GUADAGNARE, dai 70 ai 100 euro non è mica colpa dei centri commerciali

I commenti sono chiusi.

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