Territorialità e pertinenza. Sono queste due parole a generare confusione e timore, oppure speranza ed entusiasmo, a secondo del punto di vista da cui le si guardi.
È stato depositato infatti un ricorso al Tar da parte di un gruppo di cittadini sulla legittimità delle firme presentate da alcuni partiti alla vigilia dell’ultima tornata elettorale. Quella che ha sancito la vittoria di Paola Natalicchio su Ninnì Camporeale. I partiti che avrebbero presentato irregolarmente le liste sarebbero molti e rigorosamente bipartisan: PdL e Pd, ma anche Centro democratico e Rifondazione comunista. Intendiamoci, non c’è dolo né voglia di frodare in questa situazione. Solo un cavillo, un vizio di forma.
L’autentica delle firme di questi partiti infatti sarebbe stata effettuata da un consigliere provinciale. Ed è proprio questo il punto: il consigliere di un ente locale, stando a recenti interpretazioni giurisprudenziali, non sarebbe legittimato ad autenticare le firme degli elettori e dei candidati che partecipano al rinnovo degli organi di un ente diverso da quello di appartenenza. Territorialità e pertinenza, appunto.
Una convinzione che evidentemente è appartenuta a ben poche liste che hanno partecipato alle ultime amministrative, a testimoniare una consuetudine anche abbastanza diffusa. Non solo a Molfetta. Sono parecchi, pare più di 30, infatti, i Comuni che, a prescindere dal colore politico della loro maggioranza, rischiano di veder sovvertito il giudizio popolare da questo vizio di forma. Se infatti il Tar, prima, e il Consiglio di Stato poi, dovessero emettere sentenza di accoglimento di questo ricorso, si tornerebbe alle urne. I tempi della sentenza non dovrebbero essere molto lunghi. E poi c’è una data, segnata in rosso. È quella del 17 ottobre, giorno in cui il Tar della Puglia dovrà emettere una sentenza analoga a quella che attenderà Molfetta nelle prossime settimane. Parliamo della sentenza su un ricorso relativo all’autentica della firme che vedrà protagonista il Comune di Valenzano, retto al momento da Antonio Lomoro, leader della Lista Schittulli. La contiguità geografica sarà un elemento molto interessante, ai fini della valutazione dell’orientamento del Tar pugliese.
Ad altre due sentenze, in realtà, si è guardato prima di presentare il ricorso: il caso di Salsomaggiore Terme e quello di Gavorrano, il primo in Emilia Romagna, il secondo in Toscana. A Salsomaggiore una lista, esclusa dalla competizione elettorale proprio per aver fatto autenticare le firme da un consigliere provinciale, ha fatto ricorso a Tar e Consiglio di Stato. Ricorso respinto.
A Gavorrano, qualche giorno fa, è andato in onda un film visto dall’altro lato della medaglia, ma con un finale simile: elezioni da rifare, sentenzia il Tar, dopo il ricorso dei candidati di una lista contro un’altra lista, quella che ha appoggiato l’attuale sindaco, rea di aver fatto autenticare le firme da un consigliere provinciale. Sembra esattamente la situazione molfettese (e quella di Valenzano).
Da noi però nessuno azzarda un pronostico. Troppe sono le variabili da considerare.
È uno di quei classici casi, infatti, dove scommettere ha senso solo strumentalmente. Nessuno vincerebbe, nessuno perderebbe. Un cavillo burocratico, fino a ieri quasi ignorato, che neppure metterebbe in discussione la volontà elettorale, ci rimanderebbe al voto. Tutti contro tutti, come sempre. Campagna elettorale permanente. Comunque la si guardi, non sarebbe una bella notizia.