Molfetta entra a pieno titolo nelle relazioni antimafia e risulta sotto l’influenza dei clan Capriati, Mercante -Diomede e Misceo

Anche quest’anno, così come accade da parecchi anni, Molfetta e la sua criminalità entra di diritto a far parte della Relazione Semestrale 2020 della Direzione Investigativa Antimafia. 

“Nei comuni a nord della città capoluogo di regione, Molfetta, Giovinazzo, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Triggiano, Corato e Palo del Colle – si rileva la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan CAPRIATI e MERCANTE-DIOMEDE, proiettati anche nelle aree a sud della città. In particolare, nel territorio di Terlizzi opera il clan DELLO RUSSO, contiguo al clan CONTE di Bitonto, per il cui tramite anche il sodalizio terlizzese sarebbe riconducibile ai CAPRIATI. I riscontri investigativi dell’operazione “Anno Zero”, conclusa il 7 gennaio 2020 dai Carabinieri, hanno infatti evidenziato la sua assoluta egemonia nei traffici di sostanze stupefacenti e la contestuale capacità di mantenere importanti rapporti “commerciali”, oltre che con il “capo e promotore” del sodalizio CONTE, anche con narcotrafficanti attivi nell’area di Cerignola e nella città di Lecce. Dalle attività investigative, corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, è scaturito, nel mese di aprile, anche il sequestro preventivo di beni riconducibili a un esponente del clan DELLO RUSSO fittiziamente intestati alla madre. La presenza di agguerrite e delocalizzate articolazioni dei clan baresi CAPRIATI e MERCANTE- DIOMEDE non esclude, tuttavia, il radicamento di altre strutture nei medesimi territori.”

“Nel capoluogo pugliese il traffico di sostanze stupefacenti resta una delle principali risorse per la criminalità organizzata che sfrutta i canali di approvvigionamento sia nazionali sia esteri, dimostrando una elevata propensione alla collaborazione con organizzazioni straniere, soprattutto albanesi. Peraltro, queste ultime riescono a gestire, anche in forma autonoma, una fetta di mercato criminale senza sovrapporsi alla criminalità autoctona.

Le coste della Puglia costituiscono un hub nevralgico per l’introduzione degli stupefacenti in Italia anche in ragione di un consolidato rapporto tra criminali albanesi e pugliesi che discende dalla condivisione, risalente agli anni ‘90, delle zone di sbarco per il contrabbando di sigarette. Al riguardo, è frequente la costituzione di alleanze tra sodalizi multietnici nel cui ambito la criminalità autoctona tendenzialmente si occupa dell’aspetto logistico del traffico, mettendo a disposizione gommoni, scafisti e punti di attracco, mentre gli albanesi radicati in Italia provvedono all’approvvigionamento ed allo smistamento delladroga nelle varie piazze di spaccio nonché alle spedizioni verso il Nord Italia e per l’Estero.

Un’aggiornata conferma di quanto descritto è costituita dall’operazione “Kulmi” seguito operativo dell’inchiesta “Shefi”­ conclusa il 30 giugno 2020 dalla DIA a Bari, in collaborazione con le Divisioni Interpol e S.I.Re.N.E. della Criminalpol, con l’esecuzione, in Italia ed in Albania, di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana a carico di n. 37 appartenenti ad un’organizzazione italo-albanese dedita all’illustrato traffico internazionale di stupefacenti.

Le evidenze investigative hanno dato conto della perdurante attività delittuosa riferibile a un gruppo organizzato, dedito al narcotraffico tra l’Albania e la Puglia, operante a Bari e provincia e con ramificazioni anche in Basilicata. Dall’inchiesta è emerso che per il trasporto transnazionale, sviluppato “via mare” e “via terra” sull’asse Albania-Puglia, venivano utilizzati, rispettivamente, gommoni oceanici ed autocaravan appositamente equipaggiati. A seguito dello sbarco lungo le coste pugliesi, lo stupefacente veniva custodito in immobili di proprietà di pregiudicati locali per essere successivamente smerciato in tutto il territorio nazionale e anche, in alcune circostanze, all’estero.

Novità assoluta dell’indagine è rappresentata dall’attività svolta dagli investigatori italiani direttamente in territorio albanese dove, con il supporto delle locali Forze Speciali, hanno proceduto congiuntamente all’arresto, a Saranda (Albania), di una coppia barese (residente a Molfetta e in contatto con un carabiniere della locale stazione che forniva loro notizie riservate n.d.r.) che, per conto dell’organizzazione criminale, aveva il compito di trasferire a Bari, transitando “via mare” attraverso la Grecia, un camper turistico ove era stata nascosta oltre mezza tonnellata di stupefacente destinato al mercato italiano. Le complesse indagini, avvalorate dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, hanno inoltre permesso di trarre in arresto “in mare”, a Molfetta (BA), due scafisti, provenienti dall’Albania, con oltre una tonnellata di marijuana. Del resto, è stato individuato, a Savelletri (BR), un deposito all’interno del quale erano custoditi circa kg. 700 del medesimo stupefacente, nonché intercettato, a Palagiano (TA), un corriere italiano mentre trasportava oltre sei chili di marijuana destinata al mercato lucano, arrestate n. 2 donne albanesi con oltre due chili di marijuana a Bitonto (BA) e sequestrate alcune carte d’identità italiane contraffatte in Albania ed intestate a ignari cittadini pugliesi utilizzate dagli albanesi per espatriare nel nord Europa. Sono stati, altresì, sottoposti a sequestro beni mobili ed immobili, per un valore di oltre 4 milioni di euro, tutti nella zona di Valona (Albania).”

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