Molfetta a rischio infiltrazioni criminali, è scritto nella relazione semestrale della D.I.A.

Anche quest’anno nella Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre del 2021“, si parla della nostra città.

Si conferma, così come avvenuto nelle precedenti relazioni, che “tra gli obiettivi di colonizzazione dei CAPRIATI rientrerebbero anche i comuni del nord barese di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Triggiano e Palo del Colle“.

Tra le altre cose, nelle pag. n.186/188, è riportato anche che: “Come per la città di Bari, anche in provincia, gli interessi delle consorterie convergono verso la gestione del mercato degli stupefacenti e delle estorsioni e che si confermano principale fonte di reddito e strumento di affermazione di potere sul territorio. Non mancano comunque le ramificazioni e le infiltrazioni nel settore della Pubblica Amministrazione dove i tentacoli mafiosi trovano fertile terreno nella cd “zona grigia”. E’ ciò che emerge dai riscontri giudiziari dell’inchiesta “Logos” che nel territorio murgiano in particolare ad Altamura (BA), e comuni limitrofi, ha fotografato la perdurante operatività dell’organizzazione criminale del clan LOIUDICE – caratterizzato da un composito programma criminale e da uno speculare apparato strutturale articolato in più comparti operativi. Fruendo della fama criminale dell’associazione mafiosa originaria quella facente capo ai DAMBROSIO, e adottandone i modelli di organizzazione e i rituali di adesione, il clan ha esercitato una efferata forza intimidatrice – con un’operatività non limitata al traffico di sostanze stupefacenti ma estesa a svariati settori in cui si s’inseriscono l’acquisizione della gestione o del controllo di attività economiche, concessioni, appalti e servizi pubblici.

La fitta rete di contatti criminali intessuta con molti operatori economici dimostra la capacità di inquinare il tessuto economico di interi distretti spingendosi fino a Matera, Montescaglioso (MT), Miglionico (MT), Triggiano (BA) e Grumo Appula (BA). Come – metastasi tumorale in grado di infettare ogni ganglio della società civile – puntava ad influenzare anche la pubblica amministrazione, accreditandosi persino quale riferimento per la risoluzione di controversie di natura privata tra cittadini, alcuni dei quali richiedevano l’intercessione del capo clan per risolvere problemi contingenti. Emblematica anche la natura mafiosa delle attività di controllo del mercato dello stupefacente dove il clan operava in regime di monopolio con ripartizione di ruoli e responsabilità impedendo che terzi soggetti estranei all’associa- zione potessero spacciare. Altrettanto significativa era la disponibilità di una cassa comune per finanziare le attività illecite – ovvero volta a supportare le necessità dei sodali anche garantendo l’assistenza legale in caso di arresto.

Di rilievo le evidenze dei rapporti commerciali tenuti dal clan con la criminalità di Cassano delle Murge, con quella di Corato (BA) e Molfetta (BA)“.

A pag. 191, invece, si riporta un elemento di notevole interesse mai dichiarato prima. Parlando dell’esecuzione da parte dei Carabinieri “di un decreto di sequestro anticipato del 23 settembre 2021, operato a Molfetta il 1° ottobre 2021 nei confronti di un pregiudicato” si afferma che quest’ultimo “nel passato era intraneo al clan TELEGRAFO“.

Il riferimento è al sequestro di un impero da 50milioni di euro a carico dell’imprenditore 52enne molfettese Giuseppe Manganelli, soprannominato “Pinuccio della Madonna“, l’ex narcotrafficante che una volta uscito dal carcere si era apparentemente ripulito e aveva cominciato a investire nel mattone e nei carburanti. Un capitale enorme, fatto di immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e beni di lusso, compresa un’imbarcazione da diporto.
La fortuna di MANGANELLI, come puntualmente ricostruito dal provvedimento firmato dalla Dott.ssa Giulia ROMANAZZI, Presidente della Sezione specializzata in misure di prevenzione del Tribunale di Bari, “deriva da una fruttuosa carriera criminale, durante la quale, lo stesso è riuscito ad accumulare e a occultare cospicue somme di danaro, con tutta probabilità provento delle attività di narcotraffico ed estorsive cui lo stesso era dedito durante gli anni ’90. 

A partire dal 2011, infatti, il 52enne aveva iniziato a costituire, anche grazie alla fittizia interposizione di alcuni prestanome, le prime società che – accumulando reddito – hanno dato a MANGANELLI la possibilità, nel corso degli anni, di giustificare la creazione di nuovi e più ambiziosi progetti imprenditoriali.

Quindi oltre al passato criminale, e al patrimonio accumulato da Manganelli, oggi apprendiamo che è stato vicino al clan Telegrafo, ma non si conosce l’area di appartenenza attuale. Non si può escludere che potrebbe rappresentare lui stesso il riferimento di un gruppo di potere locale scisso da altri clan della provincia.

Se a queste notizie relative alla nostra città, contenute nell’ultima relazione della DIA, si aggiungono le notizie contenute nella precedente relazione, il quadro della situazione a Molfetta è allarmante. Il riferimento è al “decreto di confisca 88/20-148/2017 MP, emesso dal Tribunale di Bari, e eseguito dalla Guardia di Finanza il 1° settembre 2020, nei confronti di Sergio Racanati ritenuto contiguo alla criminalità organizzata. Il provvedimento ha riguardato beni del valore di circa 3 milioni di euro“.

Per la cronaca quel provvedimento, emesso dal Tribunale di Bari in applicazione della normativa antimafia, riguardò le quote di partecipazione al capitale sociale di una nota struttura agrituristica “Gardenia“, il relativo complesso aziendale, beni immobili e disponibilità finanziarie, costituite da titoli, polizze assicurative, conti correnti e denaro contante, per un valore complessivo di circa tre milioni di euro.

In attesa dell’esito di questi importanti procedimenti antimafia, forse dobbiamo cominciare ad essere consapevoli che Molfetta è sotto l’influenza di infiltrazioni malavitose esterne, oltre alla progressiva crescita delle attività criminali locali che provengono da molto lontano. 

 

 

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