Moby Prince: tra errori e depistaggi. “Niente nebbia” e le accuse della commissione alla capitaneria di Livorno

 

fonte: http://firenze.repubblica.it – di LAURA MONTANARI

I misteri. La relazione della commissione parlamentare, nella premessa, ammette che a distanza di tanto tempo non sono stati risolti tutti i dubbi, ad esempio resta un mistero il tragitto compiuto dall’Agip Abruzzo: «ci sono punti non congruenti sulle attività della petroliera e sul tragitto compiuto prima di arrivare a Livorno. Veniva da un porto egiziano come sostenuto ufficialmente, aveva fatto scalo in Sicilia come appreso dalla commissione o proveniva da un altro porto ancora come risulta dalla documentazione acquisita dai Lloyd?».

La capitaneria. Una parte importante dell’inchiesta riguarda la vicenda assicurativa e uno strano accordo firmato in fretta e furia, due mesi dopo la tragedia, fra Navarma e Snam- Agip e custodito alle Bermuda ( è stato recuperato dalla guardia di finanza) rimasto finora sconosciuto: le parti si accordano per non attribuirsi reciproche responsabilità. Altra anomalia: “appare anche il fatto che a fronte di una valorizzazione a bilancio Navarma 1991 del traghetto Moby Prince per circa 7 miliardi di lire, il traghetto stesso è stato assicurato per 20 miliardi di lire, come sul fatto che l’assicurazione ha liquidato i 20 miliardi per la perdita totale del traghetto nel febbraio del 1992, quando erano ancora in corso le indagini preliminari, con Achille Onorato, in quanto armatore Navarma, indagato. Il fatto è stato certamente favorito dall’accordo armatoriale del giugno 1991 Snam/Agip/Padana/Skuld”.


Nel mare. C’è poi il capitolo delle ricerche infondo al mare dove giacciono ancora i resti degli scafi, piccole parti di entrambi. Recuperarli, dice la commissione, può servire a stabilire l’esatto luogo dell’impatto e a questo lavora la Marina. “Possono aiutare a stabilire l’esatto punto della collisione”. Un elemento importante ai fini dell’esatta ricostruzione della dinamica. La Marina militare ha già effettuato un sopralluogo e si pensa di ispezionare il fondale con nuovi strumenti tecnologici, come per esempio i robot sottomarini.
Legata ai soccorsi c’è la questione di quanto potevano essere sopravvissute le persone a bordo del traghetto in fiamme. Si diceva al massimo 30 minuti, ma diversi fra testimoni e periti tendono ad allungare i tempi, in certe aree della nave e questo elemento non è un dettaglio: significa che soccorsi migliori avrebbero potuto salvare delle vite.

L’impatto. L’impatto del traghetto con la petroliera è delle  22,25.  La commissione in base alle testimonianze raccolte esclude la nebbia come causa e anche la velocità. Di certo la Moby ad un certo momento vira di 30 gradi: perché? Una delle ipotesi è che vi fosse stata una esplosione a bordo. Secondo alcune perizie la Moby trasportava esplosivo ad uso civile. “Il Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, in un appunto del Capo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Prefetto Parisi inviato alla sua attenzione il 28 gennaio 1992, conferma la presenza di tracce di esplosivo «a uso civile» rinvenute in un locale a prua del traghetto. In un altro appunto lo stesso Prefetto Parisi aveva riferito al Ministro Scotti di tracce di tritolo e di nitrato di ammonio rinvenute nei locali di alloggiamento dei motori elettrici delle eliche di prua del traghetto”. Esclusa la pista terroristica, escluse nuove ispezioni dal momento che il Moby è stato smembrato appena tre anni dopo l’incidente: l’ipotesi più probabile resta quella di un’avaria al timone. Di certo dopo la collisione il Moby resta incastrato all’interno della petroliera e per disincagliarsi fa una retromarcia.

 

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