
La sentenza della corte d’assise d’appello di Caltanissetta conferma il verdetto del primo grado. Il legale dei figli di Borselllino: “Sentenza importante” – fonte: Salvo Palazzolo – palermo.repubblica.it
E’ stato arrestato il 16 gennaio scorso dal Ros dopo trent’anni di latitanza e in carcere continua a custodire i segreti della drammatica stagione delle stragi che insanguinò l’Italia nel 1992. Matteo Messina Denaro è stato condannato anche in secondo grado all’ergastolo dalla corte d’assise d’appello di Caltanissetta presieduta da Maria Carmela Giannazzo, come chiesto dai procuratori generali Antonino Patti, Fabiola Furnari e Gaetano Bono. Il boss è stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, che portarono all’uccisione dei giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e degli agenti delle scorte.
Lui, l’imputato, non si è mai presentato in aula, ha pure rinunciato al suo legale di fiducia, la nipote Lorenza Guttadauro. E al difensore d’ufficio ha mandato un telegramma per complimentarsi dopo l’arringa: “Buona vita – Del poco che so mi è piaciuta la sua arringa”.
Il processo
Il primo summit per decidere la stagione delle stragi si tenne nella sua Castelvetrano, alla fine del 1991. E poi Totò Riina lo mandò a Roma per provare ad uccidere lì Giovanni Falcone. Matteo Messina Denaro è stato al centro della strategia di morte varata da Cosa nostra, ma fino a tre anni fa era stato condannato solo per le bombe del 1993.

Messina Denaro era uno dei fedelissimi del capo dei capi di Cosa nostra, il suo “figlioccio” come ripeteva il capo dei capi in carcere: “Se ci fosse suo padre… – diceva il padrino di Corleone intercettato dai pm del processo Stato-mafia mentre parlava con il compagno dell’ora d’aria – questo figlio lo ha dato a me per farne quello ne dovevo fare. E’ stato qualche quattro o cinque anni con me, impara bene, minchia, e poi tutto in una volta…“. Tutto in una volta cambia strategia e scompare. Il mistero Messina Denaro, diventato un fantasma dopo avere condiviso la strategia delle bombe con i fratelli Graviano e con Leoluca Bagarella, fedeli esecutori di Riina finito in carcere nel gennaio del 1993.
La parte civile
“Avere la conferma dell’ergastolo per l’ultimo grande stragista per noi è motivo di grande soddisfazione – dice l’avvocato Fabio Trizzino, legale di parte civile dei figli di Paolo Borsellino – Ancora una volta lo Stato italiano ha esercitato la sua potestà punitiva e noi non possiamo che essere soddisfatti del risultato. Con la sentenza di oggi, benché ancora non definitiva ma è un tassello importantissimo, la stagione corleonese può dirsi chiusa“.