
L’interrogatorio davanti al gip del molfettese Gadaleta: «Ho dato prima 20mila e poi 15mila euro, il mio socio ha fatto la stessa cosa» – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
«A me sono arrivate delle voci, dopo che abbiamo cominciato a lavorare, dopo aver preso l’appalto. Mi sono arrivate voci dove dovevo consegnare delle somme a Crisanti. Poi non sapevo lui in realtà a chi le distribuiva. Oggi lo riesco a capire». Ignazio Gadaleta, imprenditore di Molfetta, è stato il primo a lasciare il carcere dove è finito martedì 12 con l’accusa di corruzione nei confronti degli ingegneri della Asl di Bari, Nicola Sansolini e Nicola Iacobellis. Gadaleta è stato anche il primo a raccontare, senza remore, come funzionava il sistema dei pagamenti ai dirigenti dell’Area tecnica. Ed è per questo che, con il parere positivo della pm Savina Toscani e del procuratore Roberto Rossi, la scorsa settimana il 52enne assistito dall’avvocato Luca Gagliardi è potuto andare ai domiciliari.
Il Giovanni Crisanti a cui Gadaleta ha fatto riferimento, nell’interrogatorio di garanzia di giovedì scorso con il gup Giuseppe Ronzino, è il 67enne costruttore di Bari che risponde insieme ai dipendenti della Asl di associazione per delinquere, perché – secondo l’accusa – sarebbe stato il loro tramite con gli imprenditori che si aggiudicavano gli appalti. Anche Crisanti (avvocato Cristian Di Giusto) ha parlato, ammettendo le dazioni, ma la Procura ha dato parere negativo alla concessione dei domiciliari: non avrebbe detto tutto quello che sa, in particolare sul posto in cui sono stati nascosti i soldi in contanti che Iacobellis, proprio nel timore di essere scoperto, gli avrebbe chiesto di custodire.
Gadaleta e Nicola Murgolo (finito ai domiciliari) si sono aggiudicati due appalti, quello per la Casa della salute di Giovinazzo e quello per il reparto carcerario dell’ospedale San Paolo. «I rapporti che io ho avuto con Sansolini e Iacobellis – mette a verbale Gadaleta – sono incominciati proprio da questi due appalti. In realta quello di Giovinazzo non era stato vinto dal raggruppamento Costruzioni Murgolo e Gadaleta Ignazio, era stato vinto da un’altra società che ha abbandonato il cantiere e noi poiché eravamo secondi in graduatoria siamo stati scelti». E subito dopo sarebbero arrivate, tramite Crisanti, le richieste di denaro. «Mi ha detto lui di dare questa cifra perché sicuramente era stata chiesta da… da chi stava (…). Io ho dato, se non ricordo male, la prima volta 20 [mila euro] e la seconda 15. Quella di 20 il mese doveva essere maggio». L’aggiudicazione dell’appalto del San Paolo è del 5 aprile 2023, l’altra dell’8 febbraio 2024. «Subito dopo li ha dati», chiede la pm Toscani. «Subito dopo le aggiudicazioni». Ma perché ha pagato? «Era difficile, i soldi erano pochi… per non avere problemi… non soltanto penali», nel senso di penali contrattuali. E quanto ha dato Murgolo? «La stessa cifra».
Anche nel caso di Gadaleta, però, la Procura pensa che ci siano state altre dazioni. In questo senso viene valorizzata una intercettazione ambientale del 20 ottobre, in cui l’imprenditore si lamenta: «Gli abbiamo dato 30, mo vogliono gli altri 30…». E Murgolo aggiunge: «Questi ci hanno preso per la gallina dalle uova d’oro». L’imprenditore molfettese ha provato a spiegare che si trattava, in realtà dei soldi chiesti da Crisanti per i lavori svolti come subappaltatore in uno dei cantieri, ma la pm Toscani mostra di non crederci: «I 20 e 20 della tranche del 17 aprile sono un’altra cosa, questi 15 e 15 cioè 30 sono sulla perizia del San Paolo». Intende dire che le richieste di soldi arrivavano dopo ogni liquidazione dei Sal, gli stati di avanzamento lavori, che gli ingegneri firmavano a favore delle imprese. Le indagini non sono concluse.