Maxi-sequestro da 8 milioni al principe del contrabbando

di SONIA GIOIA

bari.repubblica.it

Maxi-sequestro da otto milioni di euro. Sotto sigillo sono finiti i beni mobili e immobili dell'imprenditore Alfonso D'Oriano, 59 anni, principe della Marlboro city che fu, accusato di aver ripulito il denaro sporco del contrabbando di sigarette. I militari della guardia di finanza al comando del maggiore Gabriele Sebaste hanno posto sotto sequestro una villetta a schiera di 9 vani strutturata su tre livelli al rione Casale di Brindisi, cinque terreni per quasi 9 ettari di estensione, quote societarie di tre imprese con sede a Brindisi operante in campo portuale, disponibilità finanziarie per 6,5 milioni di euro per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro.

L'imponente sequestro arriva dopo la sentenza di secondo grado del processo scaturito dalla operazione Atlantide, messa a segno dalla Guardia di Finanza di Brindisi ormai 10 anni fa. Il verdetto della corte d'appello di Lecce, preludio al blitz di questa mattina arrivò due mesi fa, condanne per 127 anni a carico di 25 imputati, reati prescritti per tutti gli altri, cinquantatre in tutto. Dove finirono i soldi delle bionde che fecero del potentato Scu un impero? A questa domanda tentarono di rispondere le indagini avviate dal magistrato inquirente Giorgio Lino Bruno. 

Fra gli attori, giudicati responsabili di aver mondato il denaro del traffico di tabacchi lavorati esteri, un popolo trasversale, composto da dirigenti di banca, imprenditori e gente comune, a vario titolo inseriti in un circuito utile ai traffici della criminalità organizzata nostrana. Gli inquirenti sequestrarono 

 

 

all'epoca 27 miliardi di lire in contanti, finiti nelle attività portuali di tre imprese portuali del gruppo D'Oriano, legato a filo doppio secondo l'accusa tanto alla famiglia brindisina dei fratelli Morleo quanto al clan napoletano dei D'Alessandro di Castellammare di Stabia. L'accordo fra contrabbandieri e banche prevedeva l'acquisto da parte dei primi di certificati di deposito al portatore per il tramite di prestanome, da qui la comparsa nel fascicolo del pm, inizialmente composto da 79 indagati, di casalinghe e figure ancillari, sconosciute fino a quel momento nel panorama della malavita di Brindisi. Per ricostruire l'organigramma di Brindisi, il Nucleo di polizia tributaria ed il pm dovettero passare al setaccio  –  tra polemiche politiche come quella sollevata dal senatore Euprepio Curto  –  tutti i conti correnti delle banche brindisine. Dire che una città fu letteralmente passata al microscopio non è esagerato.

Con la sentenza di secondo grado arrivò la riduzione della pena a carico dell'uomo-chiave dell'inchiesta, Roberto Della Porta, 56 anni, di Brindisi, direttore di un importante istituto bancario, personaggio dal quale prese il via l'indagine, accusato di aver ripulito il denaro proveniente dal traffico di sigarette, attraverso l'apertura di diversi conti correnti e libretti di risparmio da parte dei soggetti coinvolti nel contrabbando. Severissime le condanne a carico della famiglia D'Oriano, di Castellamare di Stabia (Napoli): il capostipite Domenico D'Oriano, 83 anni, fu condannato a 14 anni e tre mesi (14mila euro di multa); mentre il figlio Alfonso D'Oriano, 59 anni, fu condannato a undici anni e dieci mesi (10.900 euro di multa), erede dei beni finiti sotto sigillo questa mattina. 

Il sequestro antimafia è scattato sulla scorta di questa sentenza, a corredo della quale sono arrivati gli ultimi accertamenti del Nucleo tributario della guardia di finanza di Brindisi, secondo i quali i redditi dichiarati dai D'Agnano dal 1987 al 2008 ammontano a 445mila euro. Caso strano è che nello stesso periodo a capo della stessa famiglia risultano investimenti per 990mila euro, più una disponibilità di circa 6 milioni di euro scovati sui conti correnti. Tesoretto che gli investigatori considerano provento diretto delle attività riciclaggio dei soldi derivanti dal contrabbando di sigarette.

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