
Oltre ai direttori di Poste e di Banca Intesa, nei guai anche un commercialista – fonte: Francesco Casula – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Una truffa da oltre 600mila euro a un anziano, ma anche evasione fiscale, riciclaggio e ricettazione. Sale a 17 il numero di indagati nell’inchiesta che a maggio scorso portò in carcere di Pietro Giuseppe Mastrangelo, 65enne di Putignano difeso dall’avvocato Giovanni Lattarulo, ritenuto dalla procura il presunto capo di un’associazione a delinquere che era composta anche un direttore di uffici postali di Martina Franca, un direttore di banca, imprenditori e pregiudicati. Il sostituto procuratore della Repubblica Raffaele Graziano ha infatti notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari da cui spiccano i nomi di un commercialista e nuovi imprenditori. Il 24 maggio ai domiciliari finirono tra gli altri anche l’ex direttore di due uffici postali di Martina Franca, Cataldo Pentassuglia 50enne di Castellaneta difeso dall’avvocato Leonardo Pugliese, e l’ex direttore della filiale di Intesa San Paolo Roberto Michele Di Dio 50enne di Policoro nel materano.
Dalle nuove carte dell’inchiesta, però, è emerso anche il nome del 52enne Giuseppe Galitelli, commercialista di Laterza e di una serie di imprenditori che avrebbero preso parte secondo la procura al giro di spartizione e occultamento del denaro dell’anziano. Tutto comincia nella capitale della Valle d’Itria a novembre 2019 quando nell’ufficio postale numero 4 viene aperto un conto corrente a nome, e soprattutto all’insaputa, di un anziano centenario: secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle guidate all’epoca dal maggiore Arturo Boccuni, sarebbero stati Mastrangelo e un altro indagato, utilizzando falsi documenti e la complicità del direttore Pentassuglia, a ottenere l’apertura del conto e poi a chiedere il rimborso di due polizze assicurative sulla vita stipulate con Intesa Sanpaolo Vita Spa per un totale di 637mila euro. Per chiudere la procedura di rimborso, Pentassuglia avrebbe inviato alla banca, su input del direttore di banca Di Dio, delle false attestazioni di adeguata verifica in tema di normativa antiriciclaggio. Non solo. Quando all’anziano erano arrivate delle lettere dall’istituto sul rimborso, l’uomo si era rivolto al direttore Di Dio che più volte lo aveva rassicurato «di non tener conto di quelle comunicazioni – si legge negli atti dell’inchiesta – atteso che lo stesso aveva risolto il disguido». E così, quando quei 637mila euro erano giunti sul conto aperto ad hoc nella filiale delle Poste, gli indagati avrebbero disposto una serie di bonifici a società intestate ad altri indagati, anche all’estero, nel tentativo di far perdere le tracce del denaro.
Gli inquirenti, nelle indagini successive agli arresti, hanno inoltre scoperto che una parte di quel denaro, circa 386mila euro, sarebbe poi stata restituita a Mastrangelo attraverso i conti correnti di alcune società a lui riconducibili mentre un’altra parte, circa 40mila euro, sarebbe tornata a Pentassuglia. Ed è a questo punto che sarebbe emerso il ruolo di Gallitelli: revisore contabile di una delle società riconducibile a Mastrangelo, secondo il pm Graziano, avrebbe fornito il suo contributo per consentire a Mastrangelo, attraverso l’emissione di tre fatture, di evadere le imposte sui redditi. I riflettori delle fiamme gialle, quindi, si sono concentrati sull’operato di Gallitelli e nei suoi confronti sono stati contestati altri tre capi d’accusa: per consentire ad altri tre differenti imprenditori di Laterza, infatti, avrebbe contribuito all’emissione e alla contabilizzazione di fatture che in alcuni casi facevano riferimento a operazioni inesistenti. Ora i 17 indagati avranno 20 giorni di tempo dalla notifica del provvedimento di chiusura delle indagini per depositare memorie difensive alla procura o per chiedere di essere interrogati e fornire la propria versione dei fatti. Subito dopo toccherà al pm Graziano decidere se archiviare le accuse nei loro confronti oppure chiederne il rinvio a giudizio.