
Il sindaco di Molfetta, ma anche il senatore della Repubblica, ma anche il presidente della
Commissione Bilancio, Antonio Azzollini.
di Daniele Martini
da "Il Fatto Quotidiano", 13 luglio 2010, pag. 8
È una specie di “licenza d’abusivismo” e di apoteosi dell’arbitrio più che il trionfo della libertà d’impresa, l’emendamento alla manovra economica del governo presentato dal presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, Pdl.
Gabellato come un atto antiburocrazia e di semplificazione a favore delle aziende, quel testo in realtà è una specie di invito al fai da te edilizio selvaggio consegnato sia agli imprenditori seri e onesti , che non ne sentivano affatto il bisogno, sia a quelli arrembanti e privi di scrupoli. Gente che non ci penserebbe due volte a tirar su un capannone per la propria fabbrichetta in mezzo al Colosseo.
LO SCEMPIO. Per assurdo, la norma che il governo sta varando potrebbe consentire anche uno scempio del genere e le autorità pubbliche farebbero molta fatica ad intervenire a posteriori per rimettere le cose a posto. Trattandosi di un testo preparato da un esponente della maggioranza e diventando quindi ipso facto parte integrante della manovra che il governo sta blindando con il voto di fiducia, è molto elevata la possibilità che alla fine quella norma tra qualche giorno passi così com’è, senza modifiche e aggiustamenti.
“Sarebbe un disastro, un arretramento di quasi mezzo secolo”, accusa Roberto Della Seta, leader storico dell’ambientalismo, già presidente di Legambiente e ora capogruppo del Pd in Commissione Ambiente del Senato. Alla fine degli anni Sessanta l’introduzione del sistema della licenza edilizia fu uno dei risultati migliori e concreti dell’attività riformatrice del centrosinistra.
La norma in gestazione al Senato cancella quel caposaldo di civiltà, un’acquisizione che sembrava irrinunciabile della vita pubblica e della pratica amministrativa di questo paese, anche se spesso violata dall’abusivismo. D’ora in avanti, chiunque in pratica potrà fare quello che vuole, protetto da una specie di lasciapassare governativo, un supercondono edilizio preventivo e onnicomprensivo.
I palazzoni di Punta Perotti a Bari o l’hotel Fuenti sulla costiera amalfitana, assurti negli anni passati a simboli dell’abusivismo degradante (e infine abbattuti in seguito alle pressioni popolari) potranno diventare non l’eccezione, ma la norma, per di più con la benedizione del governo. In pratica un imprenditore titolare di una società alberghiera potrà decidere dall’oggi al domani, senza richiedere preventivamente l’assenso ad alcuno, di costruire un albergo dove ritiene più opportuno, fosse pure in mezzo al Parco naturale del Gran Paradiso che perfino il fascismo volle tutelare dalla speculazione edilizia. Idem un impresario della grande distribuzione potrà tirar su un supermercato nella zona che più gli interessa anche se il piano regolatore comunale per quell’area prevedeva tutt’altro. Ma anche un comune cittadino potrà fare il comodo suo a danno degli altri da un punto di vista edilizio, gli basterà costituire una società, cosa facile come bere un bicchier d’acqua, e poi procedere alla costruzione della casetta al mare o in montagna su un terreno magari vincolato.
VIA LIBERA. Questo assalto legalizzato alla diligenza, nell’emendamento del senatore Azzollini viene definito “Segnalazione certificata di inizio attività”, Scia in sigla, in sostituzione della Dia “Dichiarazione di inizio attività”. Non è un cambiamento solo semantico, magari lo fosse, è una rivoluzione verso il peggio. Dice l’emendamento: “Ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione, permesso o nulla osta… è sostituito da una segnalazione dell’interessato”. E qualche riga più sotto rafforza il concetto
: “Nei casi in cui la legge prevede l’acquisizione di pareri di organi o enti appositi, ovvero l’esecuzione di verifiche preventive, essi sono sostituiti dalle autocertificazioni”. E ancora: “L’attività oggetto della segnalazione può essere iniziata alla data della presentazione della segnalazione”.Detto in altro modo: voglio costruire tra le mura del Colosseo? Lo segnalo al comune e un secondo dopo mando le ruspe e poi l’amministrazione capitolina mi fermi, se ci riesce. I poteri che l’emendamento le concede sono davvero scarsi, tutti sbilanciati a favore dell’ “impresa”. All’amministrazione è consentito “di intervenire solo in presenza di un pericolo di un danno grave e irreparabile per il patrimonio artistico e culturale, per l’ambiente, la salute, la sicurezza pubblica o la difesa nazionale”. In sostanza forse alla fine il comune di Roma potrebbe anche riuscire a sloggiare le ruspe dal Colosseo, ma a cose ormai avviate e dopo una bella lotta in cui parte svantaggiato. Con l’emendamento Azzollini il governo procede a testa bassa verso l’avvio, nei fatti, del terzo condono edilizio dell’era Berlusconi dopo quelli del 1994 e del 2003. Alcune settimane fa lo stesso Berlusconi aveva provato ad ampliare i termini del condono 2003, ma era stato fermato a furor di popolo. Evidentemente non si è rassegnato. L’emendamento Azzollini non solo reintroduce la pratica, ma la porta fino alle conseguenze estreme. Tutto ciò in un paese dove secondo le stime del Cresme (Centro di ricerche sull’edilizia) negli ultimi 10 anni solo nel Sud sono state costruite circa 700 mila nuove abitazioni abusive.