«Mani sulla città», una bolla di sapone

 

n.d.r. – Ci riserviamo di commentare questo articolo e l’intera vicenda quando leggeremo, se saranno rese pubbliche, le motivazioni della sentenza. Inoltre attenderemo anche l’esito di eventuali ricorsi in appello. Rimane il rammarico che la maggior parte dei reati, dopo 10 anni, sono andati in prescrizione, pertanto non sapremo mai la verità.

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Nel giugno del 2011 aveva sconvolto pesantemente Molfetta e colpito duramente alcuni dirigenti del Comune. Associazione a delinquere finalizzata a concussione e corruzione, oltre a reati connessi in danno all’ambiente, consistenti in vere e proprie lottizzazioni abusive nel territorio di Molfetta, con gravissimi rischi idrogeologici. A distanza di dieci anni la Corte d’Assisi di Trani ha smontato la quasi totalità delle tesi accusatorie con una conseguente pioggia di assoluzioni per gli imputati. «Avevano messo le mani sulla città, gestendo a fini privati l’attività dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, in stretto rapporto con uno studio professionale privato dello stesso Comune». Questo era quello che dichiarava alla chiusura delle indagini l’ex Procuratore della Repubblica del Tribunale di Trani Carlo Maria Capristo, ponendo al capo di una presunta «cupola» l’ex dirigente del Comune di Molfetta l’ingegner Rocco Altomare. Tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare ci fu proprio l’ex capo del Settore Territorio del Comune di Molfetta, insieme al fratello Donato e al figlio Corrado Altomare (difesi dagli avvocati Giuseppe Modesti e Giuseppe Mariani), oltre all’arch. Giambattista del Rosso, al geom. Nicolò De Simine, al geom. Alessandro de Robertis e all’ing. Gaetano Di Mola (difesi dall’avv. Marcello Belsito), tutti professionisti dello studio tecnico A&D srl, oltre al noto costruttore molfettese Mauro Spadavecchia (difeso dagli avvocati Michele Laforgia e Andrea Caló).

Cinquantuno gli altri indagati. Fulcro dell’operazione fu il sequestro dell’ex hotel Tritone, per il quale si ipotizzò un reato di presunta concussione, avente a oggetto una riconversione a uso abitativo dell’immobile. Dopo 10 anni, il Tribunale di Trani ha emesso una sentenza che ha assolto gli imputati dal più grave reato di associazione per delinquere perché il fatto non sussiste. Analoga pronuncia assolutoria anche per la presunta concussione avente a oggetto l’ex hotel Tritone. Tutti gli altri capi di imputazione (riguardanti, in sintesi, presunti abusi per cisterne fuori terra, immobili costruiti in prossimità di Lama Martina, presunti abusi edilizi, concussioni e abusi d’ufficio) sono stati dichiarati tutti prescritti. Tutte assoluzioni e prescrizioni con una sola condanna per Rocco Altomare unicamente per il reato di falso in atto pubblico in relazione al cosiddetto piano dell’agro.

«Si chiude una vicenda giudiziaria drammatica e infamante»

Era stata ribattezzata «Mani sulla città» la maxi inchiesta della Procura di Trani condotta dall’allora pubblico ministero Antonio Savasta (poi travolto dal noto scandalo giudiziario). Un’indagine complessa portata avanti dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato e la Polizia Municipale di Molfetta con il coordinamento dell’allora procuratore Carlo Maria Capristo. Ieri, dopo una pioggia di assoluzioni e prescrizioni, il commento di molti operatori della giustizia, degli avvocati e di tanti molfettesi, è stato: «Si chiude una vicende giudiziaria drammatica ed infamante». «La sentenza – commentano i difensori dei professionisti – pone fine ad una vicenda umana e giudiziaria drammatica che ha visto noti professionisti accusati e arrestati, tra le altre cose, per il reato infamante di associazione per delinquere da cui sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste. In attesa di leggere le motivazioni delle sentenze e per come si è evoluto il dibattimento, è apparso insussistente tutto il quadro accusatorio tanto da arrivare alle assoluzioni e alle prescrizioni».

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