Mandante attentato dinamitardo, Salvatore D’Angiò arrestato in Spagna

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Con l’arresto di Salvatore D’Angiò, si conclude una complessa attività investigativa, eseguita a partire dallo scorso mese di agosto dal Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Bari, che ha consentito di sventare un attentato dinamitardo progettato a danno di un’azienda sita nel comune di Fondi, in relazione al quale sono stati già eseguiti altri 4 provvedimenti cautelari.
Lo scorso 25 febbraio, infatti, la polizia spagnola, a Barcellona, su specifica segnalazione inoltrata dal GICO, per il tramite del II Reparto del Comando Generale, ha tratto in arresto il D’ANGIO’, originario della provincia di Latina, colpito da mandato di arresto europeo emesso GIP del Tribunale di Trani, dott. Francesco Messina, su richiesta del Procuratore della Repubblica, Dott. Carlo Maria Corrado Capristo e del P.M. Marcello Catalano, accusato di essere il mandante dell’azione sventata dalle fiamme gialle nella notte di ferragosto del 2014.
D’Angiò è risultato essere soggetto di notevole caratura criminale, già coinvolto in importanti indagini relative a traffici internazionali di stupefacente destinato anche a cosche mafiose siciliane. Ripercorrendo i tratti principali della vicenda, nella notte tra il 14 ed il 15 agosto, le Fiamme Gialle sequestrarono a Molfetta 1 kilogrammo di TNT (tritolo a scaglie), occultato all’interno di un’autovettura con a bordo due cittadini stranieri, Kantor Gyoni, classe 86, rumeno e Recaj Mirian, classe 87, albanese in procinto di partire per compiere un attentato dinamitardo a danno di un’attività commerciale sita nel Comune di Fondi (LT).
I due cittadini furono arrestati in flagranza di reato dai militari del GICO, che così riuscirono ad impedire una possibile strage, posto che, come le indagini svolte hanno acclarato, l’impresa vittima dell’attentato era attigua ad un distributore di carburante molto frequentato, comprensivo di area di servizio, con conseguenti enormi pericoli per la pubblica incolumità. Il tritolo sottoposto a sequestro, infatti, era compresso in una scatola di ferro le cui schegge, a seguito della potente deflagrarazione, indotta tramite un detonatore con miccia, anch’esso sottoposto a sequestro, sarebbero state proiettate in un vasto raggio di azione.
Gli immediati approfondimenti investigativi portavano nei giorni seguenti all’individuazione dei soggetti che si erano occupati del reperimento dell’esplosivo e dell’organizzazione logistica del progettato attentato, indentificati in Ademaj Bilbil, classe 86, albanese e Corrado D’Agostino, classe 76, di Molfetta. Quest’ultimo in particolare è risultato essere uomo di fiducia del mandante dell’azione criminale, Salvatore D’Angiò, con il quale era in stretto contatto e dal quale aveva ricevuto precise istruzioni circa le modalità di pianificazione dell’attentato dinamitardo ed il preciso luogo di esecuzione.
Particolarmente inquietanti i propositi paventati dal D’Agostino che, incalzato dal D’Angiò, deluso per non aver letto sugli organi di informazioni notizie circa l’attentato commissionato, rassicurava il suo referente circa il proposito di compiere a breve un’azione criminale ancora più eclatante e clamorosa. Alla luce di tali evidenze investigative, il D’Agostino e l’Ademaj venivano sottoposti a provvedimento di fermo da parte dei militari del GICO, considerato anche l’imminente pericolo di fuga, posto che appena appresa la notizia dell’attività di polizia svolta nella notte del 14 agosto, gli stessi stavano progettando di lasciare il territorio nazionale al fine di far perdere le proprie tracce.
Sulla base delle complesse investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle, supportate anche da articolata attività tecnica, la Procura di Trani richiedeva pertanto l’emissione di specifico provvedimento applicativo della misura della custodia cautelare in carcere per Salvatore D’Angiò per reati connessi alla detenzione di esplosivo al fine di mettere in pericolo la sicurezza della collettività mediante la commissione di attentati (legge 110/75 e legge 895/67).
Il GIP del Tribunale di Trani condividendo appieno il quadro accusatorio prospettato, lo scorso 9 febbraio ha emesso apposito mandato di arresto europeo nei confronti del D’Angiò, ufficialmente iscritto all’A.I.R.E., e residente in Almeria (Spagna), ove è attivo nel settore del commercio ortofrutticolo, in quanto titolare, in territorio spagnolo, di due ditte del settore.
Attualmente il D’Angiò si trova ristretto in carcere in Spagna in attesa del completamento della procedura di estradizione. Rischia una pena fino a 15 anni di reclusione.

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