Sfoglia il libro mastro dei boss di Brancaccio
Stipendi tagliati anche per i prestanome. “2.500 Enzo”, è annotato nell’appunto. Secondo i finanzieri potrebbe essere un riferimento a Vincenzo Lombardo, il gestore di un pompa di benzina Ip, di recente coinvolto nell’ultimo sequestro di beni a carico del clan Graviano. Nello stesso appunto è scritto: “2.500 Ip Leonardo”. Chi indaga ritiene che si riferisca allo stipendio di un altro inospettabile prestanome, pure lui impegnato nella gestione di un rifornimento carburante per conto di Cosa nostra. Un altro indizio, in quel foglietto, dice che l’ultimo business dei boss è nelle pompe di benzina: “500 Scalia”. Potrebbe essere un riferimento a un piccolo distributore che si trova in piazza Scalia, a Palermo.
Di certo, qualche mese fa, il nucleo speciale di polizia valutaria oggi diretto dal generale Giuseppe Bottillo, ha sequestrato un patrimonio da 30 milioni di euro ai Graviano. Durante una perquisizione negli uffici di un distributore di benzina, lungo la circonvallazione, è stato poi trovato il libro mastro che oggi Repubblica.itmostra in esclusiva: dopo lunghi accertamenti, il pubblico ministero Dario Scaletta ha depositato ieri il documento al tribunale misure di prevenzione.
Le carte dicono che la spending review di Cosa nostra ha colpito soprattutto il popolo dell’organizzazione mafiosa oggi in carcere. Solo 1000 euro al mese per la moglie di uno dei killer più fedeli al servizio dei Graviano, oggi anche lui al carcere duro. Cinquecento euro in più per la moglie di un prestanome finito in cella. Ecco cosa annotava il ragioniere del clan: “1.500 stipendio Maria”, ovvero Maria Anna Di Giuseppe, la moglie di Giuseppe Faraone. E poi: “1.000 stipendio Antonella”. Secondo i finanzieri sarebbe un riferimento ad Antonietta Lo Giudice, la moglie del superkiller Giorgio Pizzo.
Qualche mese fa, la signora Lo Giudice ha fatto una scelta coraggiosa, una scelta d’amore: ha deciso di seguire il suo nuovo compagno, Fabio Tranchina, un tempo l’autista di Giuseppe Graviano, oggi è un collaboratore di giustizia. E al clan non è rimasto che prenderne atto: alla signora Lo Giudice lo stipendio è stato revocato, e la somma – sotto forma di buoni benzina – è stata girata alla figlia, che si è schierata con il padre in carcere e ha deciso di restare a Palermo.
Insomma, sono ormai lontani i tempi in cui i Graviano facevano sapere dal carcere, tramite un loro avvocato di fiducia: “Vorremmo che si raddoppiassero gli stipendi per agosto”. E poi ancora: “Subito la Mercedes classe E 200 Kompressor”. I boss volevano che le loro mogli si muovessero comodamente a Nizza. Era il 1999. Adesso, le signore Graviano hanno preso casa in un condominio a pochi passi dalla stazione centrale di Palermo. Anche per i boss la spending review era ormai diventata una necessità, e non solo per la crisi economica, ma soprattutto per i pesanti colpi inferti da magistratura e forze dell’ordine.