di ALESSANDRA ZINITI – palermo.repubblica.it
L'ex governatore della Sicilia è stato condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Il procuratore generale aveva chiesto uno sconto di pena. "Questa prova ha rafforzato in me il rispetto delle istituzioni", ha detto Cuffaro poco prima di entrare nel carcere di Rebibbia.
I giudici della seconda sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, hanno confermato, a carico dell'ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e violazione del segreto istruttorio nell'ambito del processo "Talpe alla Dda". Cuffaro, eletto al Senato con l’Udc, è poi passato ai Popolari Italia Domani che sostengono il governo.
Cuffaro e le talpe di Cosa nostra
L'ex governatore della Sicilia ha atteso nella sua abitazione romana di essere tradotto in carcere, a Rebibbia. In mattinata Cuffaro aveva pregato nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva nei pressi della sua abitazione romana, di fronte al Pantheon, in attesa della sentenza. A Roma con lui il fratello Silvio, la moglie Giacoma e i due figli.
Cuffaro prega in chiesa prima della sentenza
Poco dopo la sentenza, Cuffaro ha lasciato la sua abitazione romana con tre carabinieri del Ros che lo hanno condotto alla stazione Farnese per la notifica della condanna definitiva. Subito dopo è stato tradotto a Rebibbia. L'ex governatore della Sicilia è stato portato in una cella singola al piano terra del penitenziario romano, al reparto G12. Ma è una sistemazione provvisoria. "Voglio affrontare il carcere con tranquillità", avrebbe detto Cuffaro ai poliziotti penitenziari. Ogni 15-20 minuti un agente controllerà le sue condizioni: non si tratta di una sorveglianza a vista (il più delle volte disposta per scongiurare il pericolo di atti di auolesionismo) ma una vigilanza 'marcata' e più attenta.
"Sono stato un uomo delle istituzioni, ho avuto un grande rispetto per la magistratura – ha detto Cuffaro uscendo da casa – Questa prova non è stata e non è facile da portare avanti ma ha rafforzato in me il rispetto delle istituzioni. La magistratura è una istituzione quindi la rispetto anche in questo momento di prova, ha accresciuto in me la fiducia nella giustizia e soprattutto ha rafforzato la mia fede. Se ho saputo resistere in questi anni difficili è soprattutto perché ho avuto tanta fede e la protezione della Madonna".
L'ANALISI: Condannato un sistema di potere
Il procuratore generale Giovanni Galati, nella sua requisitoria, per Cuffaro aveva chiesto la riduzione della pena, soprattutto aveva chiesto di fare cadere l'aggravante del favoreggiamento alla mafia. Se fosse stata accolta questa richiesta sarebbe stato necessario un nuovo verdetto da parte della Corte d’appello: considerati i tempi, per i reati contestati al senatore del Pid sarebbe scattata nel giro di pochi mesi la prescrizione. Ma i giudici di Cassazione non hanno ascoltato il procuratore Galati confermando la sentenza di appello. A questo punto il verdetto di condanna è definitivo. La Cassazione ha condannato anche gli altri imputati, fra questi il manager della sanità privata siciliana Michele Aiello al quale sono stati inflitti 15 anni e mezzo di reclusione. Riduzione di poco per l'ex maresciallo del Ros di Palermo Giorgio Riolo che passa da una pena di 8 anni a 7 anni, 5 mesi e 10 giorni. Il radiologo Aldo Carcione è stato condannato definitivamente a 4 anni e 6 mesi.
"E' una sentenza che desta stupore e rammarico anche perché la Procura della Cassazione, con una richiesta molto argomentata, aveva chiesto l'annullamento dell'aggravante mafiosa per l'episodio di favoreggiamento ad Aiello, richiesta che se accolta avrebbe sgonfiato del tutto la condanna". Lo ha detto l'avvocato Oreste Dominioni, difensore di Cuffaro, insieme a Nino Mormino, al termine della lettura del verdetto.
LE REAZIONI: Politici divisi sulla sentenza
Al posto di Salvatore Cuffaro in Senato entrerà Maria Pia Castiglione. Candidata nella lista dell'Udc, anche la Castiglione ha aderito al Pid, Popolari Italia Domani, il movimento siciliano in rotta con Casini. Nata 55 anni anni fa a San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, Castiglione è neurologo e svolge attività specialistica a Trapani, Pantelleria e Castellammare del Golfo. "Provo per Totò – dice – un grande dispiacere. Per me resta un amico dotato di grande umanità, disponibilità e generosità. Tutti gli dobbiamo tanto".
Alle politiche del 2008 gli unici tre senatori dell'Udc sono stati eletti in Sicilia. Ora il gruppo è diviso. Con Casini è rimasto Giampiero D'Alia, eletto nella circoscrizione orientale; Cuffaro e Aparo Burgaretta (subentrato ad Antonello Antinoro che aveva optato per il seggio di eurodeputato) sono passati al Pid. Ora la Castiglione rimpiazza Cuffaro senza alterare gli equilibri in Senato.