Mafia, blitz contro le cosche di Vieste: decapitata la cupola del clan Notarangelo

fonte: bari.repubblica.it

Si chiama “Gruppo Gargano” ed è il nome del team investigativo, creato per volontà del questore di Foggia, Mario Della Cioppa, che – coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia – ha condotto l’operazione “Agosto di fuoco”, che ha decapitato i vertici dei clan più violenti della mafia garganica.

Tre le operazioni che hanno consentito l’arresto – tra gli altri – di Marco Raduano, 35enne di Vieste, e di Claudio e Giovanni Iannoli, di 42 e 32 anni. I tre, sostengono gli inquirenti, sarebbero gli esponenti di vertice di organizzazioni mafiose dedite al traffico di ingenti quantitativi di droga con l’aggravante del metodo mafioso.

“Tre persone che riteniamo essere i suoi luogotenenti così come lo stesso Raduano lo era del boss Notarangelo”, spiega il colonnello Marco Aquilio, responsabile del comando provinciale di Foggia. Notarangelo è stato assassinato tempo fa e seminò violenza nel Foggiano. “La sua morte – ricostruisce il colonnello – scatenò una violenta faida che ha portato il clan riconducibile a Raduano a prevalere e a diventare dominante a Vieste”.

Gli arresti – per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga con l’aggravante della disponibilità di armi e del 416 bis – arrivano dopo diversi arresti e sequestri di armi ma “non è il capolinea: il nostro impegno a debellare la mafia garganica continua”, promette Aquilio.

Il 35enne Raduano è stato arrestato assieme al nipote, Liberantonio Azzarone, di 28 anni – e a Luigi e Gianluigi Troiano, rispettivamente padre e figlio di 55 e 25 anni. Il nipote del presunto capoclan ha retto il gruppo quando lo zio era in carcere; gli altri due invece, approfittando del loro lavoro di guardiani, usavano case estive sfitte e di cui avevano le chiavi come depositi in cui conservare e staccare la droga.

Gli Iannoli sarebbero luogotenenti del clan avverso a quello capeggiato da Raduano e riconducibile a Girolamo Perna. Proprio nel periodo di detenzione di Perna, i due avrebbero gestito le attività illecite del gruppo, usando una abitazione base logistica per il taglio e confezionamento di stupefacenti. I due erano in possesso di pistole e fucili. Droga e armi sono stati sequestrati.

“L’operazione è fondamentale perché non solo va a decapitare la cosiddetta cupola che regge la mafia a Vieste, ma rappresenta una fortissima risposta dello Stato verso un territorio martoriato dalla mafia”, conclude il colonnello dei carabinieri Marco Aquilio.

Per spiegare la crudeltà che caratterizza la mafia del Gargano, dopo ‘Agosto i fuoco’ gli inquirenti hanno ricordato che “negli ultimi tre anni, ci sono stati ben 14 delitti di sangue di chiara matrice mafiosa: sei omicidi, otto tentativi di omicidio e un verosimile atto di lupara bianca”. Tutto è iniziato nel 2015, quando il 26 gennaio viene ammazzato proprio il super boss Angelo Notarangelo, morte che ha dato il via a una faida senza eguali e che ha di fatto rotto gli equilibri mafiosi.

Il clan si è scisso, dando vita a due gruppi armati contrapposti e desiderosi di dominare e gestire i traffici illeciti della zona. Le due compagini sono riconducibili a Marco Raduano e a Girolamo Perna, quest’ultimo scampato a due imboscate. Dal marzo successivo alla morte di Notarangelo si sono registrati agguati e sparatorie in cui sono stati trucidati i sodali dei due gruppi.

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