Mafia a Bari, 90 condanne ai clan Diomede, Mercante e Capriati. Risarcito il Comune. La sentenza

Novanta persone sono state condannate oggi a pene comprese tra 12 anni e 16 mesi di reclusione nell’ambito del processo «Pandora», l’inchiesta che ha ricostruito 15 anni di criminalità organizzata barese nei confronti di presunti affiliati ai due clan Diomede-Mercante e Capriati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa pluriaggravata, tentati omicidi, armi, rapine, furti, lesioni personali, sequestro di persona e violazioni della sorveglianza speciale. Il dispositivo di sentenza è stato letto dal gup del tribunale di Bari, Rossana De Cristofaro, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato e condotto dai pm Giuseppe Gatti, Lidia Giorgio e Renato Nitti il cui quadro accusatorio ha retto. Oltre ai pm, in aula oggi c’era anche il procuratore capo, Giuseppe Volpe.

Le condanne più alte sono state inflitte a Gioacchino Baldassarre (12 anni di carcere), Nicola Diomede (11 anni e 4 mesi), al boss di Bitonto, Domenico Conte(10 anni e 8 mesi). Dieci anni di reclusione sono stati inflitti invece a Saverio Belviso, Cosimo Cecconi e Nicola D’Amore. Una sola assoluzione, ha riguardato Domenico Pupillo. Riconosciuto il risarcimento danno da liquidare in separata sede nei confronti delle parti civili Comuni di Bari e Terlizzi e l’associazione Antiracket.

Le indagini dei Carabinieri del Ros hanno documentato affari illeciti e le ramificazioni dei due clan, federati tra loro, nell’intera regione, da Bitonto a San Severo, passando per Altamura, Gravina, Valenzano, Triggiano e il Nord Barese, accertando anche collegamenti con le altre organizzazioni criminali pugliesi, oltre a rapporti commerciali (per l’approvvigionamento della droga) con ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra.

Un paziente lavoro di ricerca nel quale sono confluite migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, le testimonianze di 50 pentiti, gli atti di 170 tra ordinanze e sentenze. Mille tasselli di un complesso mosaico. A processo con rito ordinario c’è anche l’imprenditore Roberto De Blasio, ex vicepresidente dell’associazione Fai-Antiracket di Molfetta (espulso dopo l’arresto nel giugno scorso) e titolare di un’agenzia di vigilanza privata.

Non è solo un’inchiesta antimafia. Con «Pandora», infatti, i Carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) hanno ricostruito gli ultimi 15 anni della criminalità organizzata barese. A un anno dal blitz, è tempo di tirare le fila. La Direzione distrettuale antimafia ha chiesto infatti 91 condanne a pene comprese tra 14 anni e 4 anni 6 mesi di reclusione per altrettanti imputati nel processo che mutua il nome dal vaso della mitologia greca all’interno del quale sarebbero racchiusi tutti i mali della mafia barese degli ultimi tre lustri della mafia barese. Nel processo, che si sta celebrando con rito abbreviato nell’aula bunker di Trani, dinanzi al gup del Tribunale Rossana De Cristofaro, sono imputati i presunti affiliati ai due clan Diomede-Mercante e Capriati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa pluriaggravata, tentati omicidi, armi, rapine, furti, lesioni personali, sequestro di persona e violazioni della sorveglianza speciale.
Nel processo sono costituiti parte civile i Comuni di Bari e Terlizzi e l’associazione Antiracket. Le condanne più elevate, a 14 anni di reclusione, sono state chieste dai pm Giuseppe Gatti, Lidia Giorgio e Renato Nitti nei confronti dei boss di Bari e Bitonto Nicola Diomede e Domenico Conte e del pregiudicato Gioacchino Baldassarre, ritenuti i capi organizzatori dei due gruppi criminali. L’Antimafia ha chiesto 38 condanne a 10 anni e altre 41 a 8 anni di reclusione per i partecipi delle due associazioni mafiose. Le arringhe difensive inizieranno il primo luglio.

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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